Reggio Calabria: operazione “Lampo”: 4 fermi e un arresto. Rinvenuto arsenale di armi e munizioni

Alle prime ore della mattinata odierna, al termine di complesse ed articolate indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, gli investigatori della Squadra Mobile di Reggio Calabria e del Nucleo Operativo della Compagnia dei Carabinieri di Reggio Calabria, su ordine della D.D.A., hanno eseguito 4 fermi di indiziato di delitto emessi, nella giornata di ieri, nei confronti dei seguenti soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, di estorsione, porto e detenzione illegale di armi, lesioni personali, danneggiamento mediante incendio, aggravati dalle modalità mafiose o per aver agevolato l’organizzazione mafiosa denominata ‘ndrangheta:

  1. M.G., nato a Reggio Calabria, il 07.04.1978;
  2. M.A., detto “Nino”, nato a Reggio Calabria, il 01.01.1980;
  3. M.G., nato a Reggio Calabria, il 25.03.1983;
  4. M.A., nato a Reggio Calabria, il 27.06.1987.

La vicenda trae origine da una richiesta di soccorso pervenuta alle Forze dell’Ordine (Carabinieri e Polizia) da parte di una famiglia che gestisce una pizzeria a Reggio Calabria, costretta, per almeno due anni, a subire le interferenze e le imposizioni dei fratelli M. (S., in atto detenuto per altra causa, e G.) e dei loro sodali nella gestione dell’esercizio commerciale, sfociate in una serie di atti intimidatori di gravità sempre maggiore, posti in essere, da ultimo, mediante l’esplosione di colpi di arma da fuoco e incendio. I soggetti sottoposti al fermo sono accusati di aver imposto alle vittime il pagamento, a titolo di pizzo, di una somma iniziale di 1.500,00 € per il sostentamento dei detenuti e di 500,00 € settimanali per un primo periodo e di 300,00 € settimanali fino al 25.4.2017, nonché di averle costrette a sottostare ad un rigido e giornaliero controllo della contabilità dell’esercizio commerciale e ad assumere, come cassiera, prima la moglie di M.A. e, successivamente, la compagna di M. G., B.P.D.. Gli estorsori avevano altresì preteso dalle vittime ulteriori prestazioni per lo più consistenti nella somministrazione di ordinazioni gratuite a favore di avventori inviati o segnalati dai M., costringendole, peraltro, a tollerare i comportamenti arroganti e prevaricatori della cassiera B.P.D. (tratta in arresto in flagranza di reato durante il blitz di oggi per detenzione di armi da fuoco comuni e da guerra, assieme a M.G. e a M.G.), la quale – forte della protezione dell’amante M.G., del gemello S. e di M.A. – offriva gratis, sovente, servizi di ristorazione ad amici e conoscenti, e prelevava denaro dalla cassa dei datori di lavoro. Già nel novembre 2016, poiché la cassiera B.P. veniva sorpresa a prelevare denaro dalla cassa per consegnarlo a M. A., giunto al locale in compagnia di M.G., la titolare della pizzeria la ostacolava mettendola fuori dall’esercizio commerciale. A quel punto M.G., rivolgeva alla titolare la seguente minaccia: <<Stasera non coricatevi a casa>>. Dopo qualche minuto, sopraggiungeva M.G. che, dopo aver litigato con la titolare della pizzeria, minacciava il figlio, puntandogli una pistola sotto il mento e ammonendo: <<Vi ammazzo tutti e tre!>>. In altre occasioni, M.G., M.A. e G., rivendicavano ingiustamente la proprietà dell’attività commerciale. Lo scorso 25 aprile, la titolare della pizzeria, per aver comunicato l’intenzione di licenziare la B. a causa delle difficoltà economiche ed anche in ragione del suo cattivo comportamento, veniva minacciata, aggredita e percossa da M.A. che le procurava contusioni multiple giudicate guaribili in sei giorni. A distanza di due giorni, (27.4.2017), intorno alle ore 21.30, nonostante il locale fosse frequentato da numerosi clienti, due soggetti travistati da casco e passamontagna a bordo di un motorino Honda SH, danneggiavano la porta di emergenza del locale, cospargendola di benzina e dandole fuoco con una bottiglia incendiaria. Ed ancora, il 29.4.2017, intorno alle ore 01.40, due soggetti, sempre a bordo di un motorino Honda SH di colore bianco, danneggiavano con undici colpi d’arma da fuoco la loro autovettura parcheggiata nei pressi della loro abitazione. Le vittime presentavano le denunce sia presso i Carabinieri che presso gli uffici della Polizia di Stato. Pertanto, le alacri e meticolose indagini svolte congiuntamente, in pochissimi giorni, dal Nucleo Operativo della Compagnia dei Carabinieri e dalla Squadra Mobile della Questura di Reggio Calabria, supportate da alcune dichiarazioni delle vittime e dall’analisi delle immagini estrapolate da diversi sistemi di videosorveglianza, hanno consentito all’Autorità Giudiziaria di emettere il provvedimento restrittivo a carico dei soggetti sopra indicanti e di ascrivere, a costoro, a vario titolo, anche i singoli episodi del 27 e 30 aprile scorsi, relativi al danneggiamento a séguito di incendio della porta dell’uscita di emergenza della pizzeria (M.G. in qualità di mandante) e all’esplosione di colpi d’arma da fuoco ai danni dell’autovettura parcheggiata nei pressi della residenza dei titolari della pizzeria (M.G.). I suindicati delitti sono aggravati dalle modalità mafiose, atteso peraltro che M.S., attualmente detenuto e fratello di Gianfranco, è stato già condannato per associazione mafiosa nell’ambito dell’Operazione“Eremo”del 2005. Nel corso delle perquisizioni domiciliari, in un locale adibito a deposito di vario materiale, connesso all’abitazione di M.G., gli operatori della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri individuavano un vano e un sottotetto all’interno dei quali rinvenivano un arsenale di armi, parti di armi e munizioni, composto da

  • 1 fucile mitragliatore kalashnikov Ak 47,

  • 1 pistola mitragliatrice modello Uzi cal. 9×19, privo di matricola;

  • 1 pistola semiautomatica marca Beretta cal. 9 parabellum, con matricola obliterata;

  • 1 revolver cal.32, con matricola obliterata;

  • 1 pistola semiautomatica marca Beretta cal. 9 corto;

  • 1 pistola a salve cal. 8, priva di tappo rosso, con evidenti segni di manomissione;

  • 4 fucili cal. 12, di cui 3 con matricola abrasa;

  • 2 carabine;

  • 1 carabina ad aria compressa;

  • varie parti di arma per uso caccia;

  • 4 silenziatori;

  • varie cartucce cal. 9 parabellum, calibro 12, 7,65 e 7.62×39;

  • varie divise di una ditta di vigilanza;

  • alcuni passamontagna e guanti;

  • 4 caschi ed attrezzi da scasso.

Alla luce di quanto sopra, M.G., M.G. e B.P.D., nata a Reggio Calabria il 16.09.1994, sono stati tratti in arresto in flagranza di reato per detenzione illegale di armi comuni e da guerra, nonché del relativo munizionamento per armi da guerra. La B., infatti, è stata sorpresa stanotte insieme al M. all’interno del casolare in cui erano custodite le armi.

Comunicato stampa  –  Questura di Reggio Calabria, 5 Maggio 2017.

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