Il Codice di condotta in materia di migranti tra approvazioni e contestazioni

 ONG nell’accezione generica e’  l’ acronimo di Organizzazioni Non Governative ed indica tutte quelle  organizzazione locali, nazionali o internazionali di cittadini, non facenti  parte di alcuna struttura governativa  impegnate , senza scopo di lucro, nel settore della solidarietà sociale e della cooperazione . In questo preciso momento storico le ONG sono al centro dell’ attenzione politica e mediatica  per la delicata nonché complessa questione  migranti in relazione a quanto previsto  dal Codice di condotta ovvero dal documento chiamato a regolamentare la loro attività nelle operazioni di salvataggio dei migranti in mare, messo a punto dal Viminale con il benestare dell’Unione europea. Nel Maggio 2017, Nicola La Torre, presidente della  commissione difesa al Senato, a seguito di un’indagine conoscitiva presentata, evidenzia la necessità di porre in essere “una serie di regole chiare” da destinare a quelle organizzazioni non governative  operanti nell’area del Mediterraneo centrale. Nel  luglio 2017 Marco Minniti, attuale ministro dell’interno, durante una riunione informale tenutasi a Parigi insieme ai ministri dell’interno di Francia e Germania e al commissario europeo Dimitri Avramopoulos porta avanti  l’esigenza di un Codice di condotta che regolamenti il comportamento   delle organizzazioni non governative che si occupano di soccorrere i migranti in mare, riscuotendo  il favore dei partner europei. Subito dopo, con  documento ufficiale, la Commissione europea chiede all’Italia di redigere il Codice applicabile alle ONG. II Codice di condotta stilato e presentato  dal ministero dell’interno italiano prevede  per tali organizzazioni una serie di misure importanti  quali : il divieto di entrare in acque territoriali libiche, il dovere di coordinare ogni operazione di salvataggio con la centrale operativa di Roma , il divieto di spegnere i trasponder a bordo, la presenza a bordo di agenti di polizia giudiziaria armati  , il divieto di trasferire i naufraghi da un’imbarcazione a un’altra durante le operazioni di soccorso, stabilendo in alternativa lo sbarco nel porto sicuro di destinazione, ecc. Alcune ONG convocate al Viminale lo scorso 25 luglio hanno richiesto delle modifiche al testo nella parte relativa alla presenza degli agenti armati a bordo e al divieto di trasferire i naufraghi da un’imbarcazione a un’altra durante le operazioni di aiuto in quanto  ritenute  misure contrastanti con la missione umanitaria e con i principi fondativi ed ispiratori delle  stesse organizzazioni.Questi cambiamenti, tuttavia, non sono stati concessi. Peraltro, proprio oggi, il governo italiano, su richiesta del governo di unità nazionale libico, sta valutando la proposta di mandare navi militari italiane nelle acque territoriali libiche per fermare la partenza delle imbarcazioni dei migranti in collaborazione con la guardia costiera libica. Allo stato attuale, Save the children e Migranti offshore aid station (Moas), sono state le uniche due organizzazioni non governative ad aver firmato il codice di condotta. Nello specifico, Save the Children, precisa che: “La decisione di firmare è arrivata dopo una valutazione maturata all’interno dell’Organizzazione, a livello nazionale e internazionale, ed è unicamente dettata dalla volontà di  garantire continuità alle operazioni di salvataggio, in modo trasparente, in un clima di fiducia e collaborazione.L’ organizzazione si propone di monitorare costantemente  l’applicazione del nuovo Codice di Condotta affinchè  non ostacoli l’efficacia delle operazioni di ricerca e salvataggio in mare da parte delle ONG. La stessa, inoltre, segue con attenzione l’evolversi dello scenario internazionale in merito alla concretizzazione degli accordi tra Italia e Libia e auspica che il rispetto della vita e dei diritti umani fondamentali, in particolare quelli di bambini e adolescenti, in fuga dalla Libia, sia sempre considerato prioritario rispetto a qualsiasi altra valutazione di carattere politico da parte degli Stati”. La  organizzazioni tedesca Jugend Rettet e Medici senza frontiere (Msf) il 31 luglio hanno dichiarato di non voler sottoscrivere il testo poichè  non improntato sul rispetto del princìpio umanitario  di salvare vite. “il Codice di condotta prevede  il divieto di trasferire persone da una nave all’altra. Un sistema in cui i trasbordi sono vietati vuol dire potenzialmente rischiare di avere più morti in mare”, queste le dichiarazioni rilasciate dal direttore generale di Msf italia,Gabriele Eminente. Tra le varie ong sono state molte quelle che hanno optato per la non partecipazione alla riunione:  Sos Méditerranée, Sea Watch, Sea Eye, Proactiva open arms, LifeBoa hanno infatti preferito l’assenteismo, mentre la spagnola Proactiva open arms si è presa del tempo per riflettere sul da farsi.Non ancora ben definite   le conseguenze  in termini concreti che potrebbero profilarsi per le organizzazioni non firmatarie. In un comunicato il ministro Minniti fa intendere  che “L’aver rifiutato l’accettazione e la firma del codice di condotta pone quelle organizzazioni non governative fuori dal sistema organizzato per il salvataggio in mare, con tutte le conseguenze del caso concreto che potranno determinarsi, a partire dalla sicurezza delle imbarcazioni stesse”.  Tuttavia resta ancora da appurare se il Codice preveda  formalmente sanzioni in merito o meno, il valore giuridico da attribuire al codice in questione e soprattutto  se è ammessa da qualche norma di diritto internazionale la possibilità per le ONG di non sottoscrivere un documento regolativo della materia .

M.S.

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