Siclari (MNS): La bellezza salverà il mondo, ma per Reggio ci vorrà ben altro

L’ultima uscita pubblica del Sindaco Falcomatà potrebbe indurre a facile ironia e se non fosse per la drammaticità dello scenario in cui si colloca rispondere sarebbe una strada tutta in discesa. In effetti e a ben vedere è una dichiarazione abbastanza allineata con quel refrain che va oltre il buonismo e quella morbida e accondiscendente reazione che la sinistra europea adotta ogniqualvolta si verificano attacchi al nostro sistema democratico. Investe una cultura di ideologica affezione e solo apparentemente fatta di apertura al multicolor, ma in verità intrisa di acredine proprio verso quei pilastri eretti dai padri costituenti delle società occidentali. Un disprezzo attinto a piene mani dalle sorgenti rosse nei decenni passati e che si è servito delle manipolazioni dei pensieri filosofici più illustri per asservirli alla causa. Il fine d’altronde giustifica i mezzi. Così ci ritroviamo il sorriso sconsiderato del Sindaco di Barcellona alla commemorazione delle vittime, fresca della sua fierezza nel non avere apposto le barriere di sicurezza in nome di questa apertura di braccia alle bombe ed ai TIR del multiculturalismo. Assistiamo alle ripetute offese del Presidente della Camera Boldrini agli italiani, al primo cittadino di Firenze che grida “Allah u akbar” al suo collega di Venezia per dispetto o per dileggio (di chi se non dei cittadini europei?!). Oltre alla performance del Sottosegretario Scalfarotto che si bea della sconfinata disponibilità del nostro popolo a subire schiaffi e morti, più vari insopportabili inneggi alla spiritualità ed all’amore. In questo scenario di ipocrisia gratuita la resistenza allo slogan purificatore ha ceduto anche in casa nostra, consentendo al Sindaco Falcomatà di lasciarsi andare alla mutua Dostoevskijana, un elisir di lunga vita per i reggini: combattete la paura con la bellezza! Quella bellezza che per il filosofo russo salverà il mondo, ma che nel suo pensiero profondo significava tutt’altro. Piantate un albero di bergamotto a difesa delle vostre vite o mettete i fiori nei vostri cannoni, perché l’atavica ansia di omologare tutto e tutti spinge la sinistra italiana a scegliere di schierarsi dalla parte degli ultimi senza però mai riuscirci. Gessetti colorati e bandiere in sovrimpressione sui social network garantiranno il proseguimento del viaggio di un treno dai vagoni sgangherati e fuori tempo, di una retorica impantanata nel fango della incapacità culturale di comprendere la gravità della situazione che il mondo sta vivendo. Allarmante è il fatto che questo carrozzone non riesca ad esprimere nemmeno per sbaglio una parola di condanna verso la mano religiosa che arma questi criminali, verso quel mondo che si chiama islam e che si è fermato al medioevo. Non è il multiculturalismo il problema, le città multietniche ed il cosmopolitismo sono valori dell’umanità, persino identitari se mi si passa l’ossimoro. L’errore di fondo sta in questo lassismo da quattro soldi, nel pensare che una teocrazia quale è l’islam, che ancora identifica il potere religioso con quello positivo, possa essere compatibile con le società che questa distinzione l’hanno introiettata alla fine del Medioevo. E lo hanno fatto grazie a pensatori come Cesare Beccaria e Nicolò Machiavelli, autori insieme a tanti altri dei presupposti per la nascita delle democrazie moderne. Purtroppo nemmeno nelle le righe della lettera di Falcomatà è possibile scorgere tra il profumo di bergamotto una nota di condanna, una presa netta di posizione in tal senso, ma soltanto enfatica invocazione alla bellezza, ad un universalismo di facciata che non fa i conti con la logica e con la storia. A ciò si aggiunga che Reggio vive una fase davvero drammatica e complicata, in cui i problemi sono quotidiani, esasperanti, ai limiti del vivere civile. Mancano i servizi essenziali, come l’acqua e un sufficiente sistema sanitario, la sicurezza sulle strade e le infrastrutture per la mobilità. Siamo troppo lontani dalla normalità per poterci occupare della bellezza. Troppo preoccupati degli alberi secolari che ci cadono in testa per pensare di volerne piantare di nuovi. Precedenza assoluta deve avere il ripristino di una condizione di vivibilità per una città che la bellezza purtroppo la combatte da sempre, con l’abusivismo edilizio, con il retaggio culturale, con quell’alone di negatività che è tornato ad oscurarne la visuale. Sì, forse la bellezza salverà il mondo ma per Reggio prima ci vorrà ben altro.

Ernesto Siclari, Commissario Provinciale Movimento Nazionale per la Sovranità

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