I francesi contro la riforma del lavoro di Macron

Il 31 agosto 2017 sono stati resi  noti dal presidente Macron i decreti governativi contenenti le modifiche del codice del lavoro per il rilancio dell’economia dell’Esagono che verranno votati il 22 settembre p.v.La nuova normativa verte  su alcuni punti essenziali, quali:

– Limiti agli indennizzi decisi dai tribunali. Il decreto vuole imporre un tetto massimo ai rimborsi, decisi dai giudici del lavoro seguendo una tabella dettagliata, in caso di licenziamento senza giusta causa.

– Ridefinizione degli ambiti di contrattazione aziendale, i quali diventeranno più ampi  rispetto a quelli attribuiti alla contrattazione collettiva. Gli accordi aziendali   potranno infatti riguardare anche l’ammontare degli stipendi, nel rispetto  però del salario minimo previsto per legge, premi di anzianità, orari di lavoro (e la loro distribuzione) e organizzazione del lavoro.”Questi  accordi saranno sottoposti al referendum dei  due terzi dei lavoratori se non supportati dal 51% dei sindacati presenti in azienda”.Sino ad oggi invece ogni settore (metalmeccanico, tessile, siderurgico ecc.) dava delle linee guida, frutto di contrattazioni sindacali, che dovevano essere seguite dalle rispettive aziende d’appartenenza per la stipulazione dei contratti. Se la riforma Macron andasse a buon fine le singole imprese potrebbero  autonomamente stabilire alcuni dettagli dei contratti senza  dover rispettare indicazioni dall’alto.

– Nel caso in cui non sussista una rappresentanza sindacale, allargamento della contrattazione aziendale anche alle piccole aziende aventi dagli 11 ai 20 dipendenti. Invece in  caso di imprese aventi tra i 20 e i 50 dipendenti, le contrattazioni aziendali verranno condotte da un dipendente eletto ad hoc dai lavoratori.

– In caso di rifiuto di sottoscrizione delle condizioni poste dal contratto aziendale, il licenziamento del dipendente non sarà più considerato come un licenziamento economico, ma come un autolicenziamento semplice. Questo significa che il dipendente non avrà diritto al CSP, una sorta di cassa integrazione francese ed ad altri aiuti di carattere sociale.

– In caso di licenziamenti economici collettivi, per le multinazionali, la crisi aziendale non verrà più valutata analizzando la situazione  in tutti i paesi in cui essa opera, (cd clausola di salute globale dell’azienda) ma l’analisi sarà effettuata solo considerando la situazione francese. Questa norma faciliterà la delocalizzazione delle produzioni in altri paesi con costi inferiori e  con perdite economiche in termini occupazionali non indifferenti.

– Unificazione delle rappresentanze sindacali e dei lavoratori. Precedentemente esistevano 3 rappresentanze:  lavorativa,aziendale , igiene e sicurezza . Con la fusione degli organi di rappresentanza vi sara un unico Comitato “economico e sociale”.

-I contratti di lavoro a tempo determinato saranno liberalizzati. I dettagli relativi alla loro durata e al  loro rinnovo potrebbero così essere contrattati  a livello di settore

Contro la riforma della normativa sul lavoro proposta dal nuovo governo, ritenuta troppo sbilanciata a favore degli imprenditori e dei privati,  la Confédération général du travail (Cgt) ha indetto uno sciopero annunciando oltre 180 iniziative in diverse città di tutto il Paese,  affiancate dallo sciopero dei trasporti e di altri settori pubblici. Gli altri sindacati maggiori hanno deciso di non partecipare alla protesta e di aprire una negoziazione con la maggioranza, composta da En Marche!, e i centristi di MoDem. Le manifestazioni si sono svolte a Marsiglia, Lione, Tolosa e in  altre città. Pare oscillino tra 400 e 500 mila i partecipanti.Nel pomeriggio,   un corteo molto sentito si è svolto anche a Parigi. Nella capitale, dopo due ore di manifestazione pacifica, si sono verificati degli scontri. Secondo alcune testimonianze, 300 persone a volto coperto, avrebbero lanciato oggetti contro le forze dell’ordine  provocando la reazione degli agenti, con gas lacrimogeni e alcune cariche. Tre persone sono state arrestate e alcuni  manifestanti sono stati feriti.

Tuttavia occorre evidenziare che la ambiziosa  riforma di Macron, così come concepita, sembra essere   preludio   di un cambiamento radicale e strutturale del concetto stesso di lavoro  finora inteso in Francia e di un suo reindirizzamento verso una nozione più germanica del termine. Francia e Germania hanno da sempre rappresentato due modelli economici quasi antitetici. Quello francese centralizzato, fondato su comparti nazionali e fondamentalmente di stampo keynesiano. Quello tedesco invece federale, fondato sulle piccole e medie imprese e l’ “ordoliberismo”. Detta riforma  potrebbe dunque avvicinare troppo  Parigi al sistema lavorativo tedesco e  forse rappresentare un altro segno tangibile della leadership di Berlino sull’Europa intera.

MS

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