Reggio Calabria, Ripepi interroga il Sindaco. Avvocati del comune abusivi?

Preso atto del mancato espletamento di attività difensiva nel Giudizio di Cassazione ormai arcinoto, mi sono sorti diversi interrogativi, anche e soprattutto perchè il Giudizio di rinvio in Appello vedrà soccombente l’Amministrazione Comunale per svariate decine di migliaia di euro, se non centinaia. Pertanto ho voluto verificare l’istituzione dell’Avvocatura Civica del Comune e collegandomi con il sito dell’Amministrazione comunale ho appreso che la stessa è stata istituita con delibera commissariale n. 30 del 28 novembre 2012, e, che successivamente alcuni dipendenti dell’amministrazione comunale in possesso del titolo di avvocato (?) hanno presentato richiesta di iscrizione all’Albo speciale presso il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Reggio Calabria. Ciò, è facilmente desumibile da una rapida consultazione online del sito del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati. Ho rilevato altresì che agli “avvocati comunali” è riconosciuta l’alta professionalità con relativa corresponsione dell’indennità prevista dal contratto di lavoro, nonché, della remunerazione delle attività espletate per la difesa dell’Ente (hanno diritto anche alla liquidazione dei compensi per onorari, come previsto dallo specifico Regolamento Comunale, anche esso consultabile sul sito del Comune). A mia memoria, l’Amministrazione Comunale di Reggio Calabria non ha mai bandito concorsi per il reclutamento di Avvocati e/o dirigenti per l’Avvocatura, per cui, mi sono chiesto se la Delibera Commissariale che ha istituito l’Avvocatura civica e consentito, conseguentemente, la presentazione della richiesta d’iscrizione all’Albo Speciale degli Avvocati sia stata approfondita nel merito e nel metodo. A tal proposito, avendo letto l’intervista rilasciata dall’Avvocato Squillaci in data 6 febbraio 2016, dove è chiaramente detto che fino al 2012 nessuno aveva svolto attività legale, ma, esclusivamente amministrativa, mi sono chiesto, dopo aver consultato la normativa sull’incompatibilità del pubblico dipendente, e, la Giurisprudenza e le Direttive del C.N.F. in merito, come sia stato possibile consentire e autorizzare l’iscrizione all’Albo a chi non ha mai svolto attività forense per l’Ente Pubblico, e sia stato assunto per lo svolgimento di attività amministrative, o addirittura, di vigilanza urbana (ex. vigili urbani). Questa procedura che – a mio avviso – potrebbe non essere legittima, non solo ha consentito l’iscrizione di 13 dipendenti comunali che svolgevano attività amministrative nell’Albo Speciale, ma, addirittura, ha fatto si che ben sei di questi (oltre il Dirigente) siano stati iscritti su loro richiesta all’Albo dei Cassazionisti. Poiché, la normativa specifica richiede un’anzianità d’iscrizione all’albo degli Avvocati unitamente allo svolgimento dell’attività forense per un periodo di 12 anni, non capisco come vigendo il divieto per i dipendenti pubblici di essere iscritti all’albo degli Avvocati del libero foro, siano riusciti a maturare questo requisito, essendo stati reclutati dall’Amministrazione con i concorsi banditi nell’anno 2001 per lo svolgimento di attività amministrative. Quindi, nel caso in cui fossero stati iscritti, acquisito lo status di dipendente pubblico avrebbero avuto l’obbligo PER LEGGE di chiedere la cancellazione per incompatibilità. Come è possibile che questi miei interrogativi non se li siano posti il Sindaco Falcomatà che si presume conosca bene la normativa in materia essendo lui stesso avvocato, nonché altri membri della Giunta che svolgono attività forense? La mia preoccupazione, quale amministratore pubblico, è quella che tale “irregolarità”, se rilevata e accertata possa avere conseguenze gravi per la tutela degli interessi dell’Ente tenuto conto che questi dipendenti sono costituiti in nome dell’Amministrazione comunale in svariati Giudizi anche avanti le Magistrature Superiori (Cassazione, Consiglio di Stato) senza averne titolo. Non voglio criminalizzare o additare i dipendenti comunali in questione come abusivi della professione di avvocato, bensì mi preme evidenziare come la legalità e la trasparenza negli atti e nelle decisioni debba essere sempre e comunque perseguita.

Il Consigliere Massimo Ripepi

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