È uscito La Belva della cella 154, l’ultimo libro di Carmelo Musumeci

Prefazione di Alessandra Celletti. È la prima volta (e probabilmente l’ultima) che scrivo la prefazione ad un libro. Ad essere sincera non sono neanche una grande lettrice, anzi. Ma quando Carmelo mi ha chiesto di firmare io qualche riga per presentare “La Belva della cella 154” non ho saputo dirgli di no. È difficile dire di no a Carmelo perché quando ti guarda con il suo sorriso e i suoi occhi malinconici ti trasmette la dolcezza e la purezza di un bambino; e perché nei suoi interminabili 26 anni di reclusione di no ne ha già ricevuti abbastanza. E poi ero curiosa di leggere in anteprima un libro da un titolo così…Mi ha consegnato personalmente il dattiloscritto prima di salutarci alla fine di una giornata di libertà, trascorsa passeggiando per Roma, mangiando un gelato alla fragola, ridendo e parlando del più e del meno… proprio come persone “normali”, abituate ad aprire una finestra per far entrare sole e aria pulita, ad uscire di casa per andare a lavorare o per fare una passeggiata, ad abbracciare le persone care, a parlare con loro. E mentre camminavamo per la città a volte mi chiedevo come fosse stato possibile per lui restare normale e non diventare pazzo in condizioni disumane come quelle subite nel carcere dell’Asinara, nel regime del 41 bis, senza alcuna speranza di uscire vivo…Quando un paio di anni fa ho conosciuto la storia di Carmelo Musumeci, ergastolano ostativo, o come lui si definiva “uomo ombra” ho promesso a me stessa, a lui e a Nadia Bizzotto (sua tutor e “diavolo custode”) che non sarebbe finita così e che presto Carmelo sarebbe tornato ad essere un uomo libero. Ho sentito fortemente che nessuno può essere privato all’infinito di ciò che caratterizza l’essenza stessa dell’essere umano: la libertà. Qualche volta i miracoli succedono, o forse il desiderare qualcosa con tutto il cuore fa sì che succedano… O l’impegno civile unito al grande affetto che Nadia ha manifestato per tanti anni… Comunque l’altro giorno, in giro per Roma, per Carmelo era uno dei primi giorni di permesso. Da poco tempo non è più ostativo e per lui si è riaccesa la speranza di riabbracciare la condizione e la qualità di “essere umano”, cioè libero. Mentre scrivo queste righe provo una profonda felicità al pensiero della meravigliosa trasformazione. E parlo appunto della trasformazione della sua condizione giudiziaria e non di quella del suo cuore, perché (ne sono certa) nel cuore di Carmelo l’amore c’è sempre stato. Come nel cuore di Nino, la belva della cella 154. Non fatevi ingannare dal titolo, né dalle prime pagine che descrivono Nino come un pazzo, un colosso cattivo che rifiutava il mondo, uno spietato capace di uccidere. In realtà “La Belva della cella 154” racconta una storia d’amore, di amicizia e di perdono, dove tutta la durezza e la crudeltà si sciolgono come neve al sole. Potrete sperimentare la disperazione di perdere l’unico amore della vostra vita, l’adrenalina di una partita a poker in cui vi state giocando il tutto per tutto, la rabbia di veder uccidere sotto i vostri occhi il migliore amico. Potrete sentire cosa significa non avere nessun altro affetto che quello di un gatto… È una storia che procede con un ritmo incalzante e in cui, attraverso l’alternanza di momenti passati e di un presente disumano, si respira la dimensione di uno spazio infinito e di un ritmo eterno. Nino (o se volete Carmelo) ci trasporta in un universo senza inizio e senza fine, un “universo elastico” che continuamente si espande e si contrae, un universo dove nessuno comanda sugli altri perché tutti hanno bisogno uno dell’altro. E soprattutto di un futuro. Alessandra Celletti nasce in ambito classico, ma le sue esperienze musicali e artistiche si moltiplicano in un ambito musicale e creativo molto personale. Lontana dalle etichette, la sua musica è un caleidoscopio sonoro con un suo unico e imprescindibile centro gravitazionale: il pianoforte.

banner

Recommended For You

About the Author: Redazione ilMetropolitano