Reggio Calabria, custodia cautelare a 68enne per: tentata estorsione, lesioni personali e detenzione e porto illegale di armi

Nella mattinata di sabato i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, con il supporto dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria, hanno tratto in arresto M. L. detto “scassaporte”, cl. ’50, di Africo Nuovo in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della Procura Distrettuale reggina, emessa il 21 marzo scorso poiché accusato di tentata estorsione aggravata, lesioni personali pluriaggravate in concorso, detenzione e porto illegale di arma da fuoco aggravato. Il provvedimento scaturisce dalle indagini avviate dai Carabinieri di Bianco (RC), sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, a seguito del ferimento mediante colpi d’arma da fuoco patito, nel pomeriggio del 19 ottobre 2016 nelle campagne di Contrada San Giorgio, a Bianco (RC), ai danni di F. L., ingegnere bianchese. Specialista in gioventù nello sfondare porte e finestre, per cui si è guadagnato l’appellativo di “scassaporte”, M. L. è diventato successivamente un elemento di spicco dell’omonima cosca africese ed è stato condannato nell’ambito dell’operazione “Tuareg” (1998) a 8 anni di reclusione per associazione mafiosa ed altri reati. Da tempo M. aveva iniziato a rivendicare la proprietà di un terreno della famiglia Lucà, sito in C.da San Giorgio, ai confini con Africo Nuovo (RC), adottando tipiche modalità mafiose, impossessandosene e addirittura recintandolo per poterne usufruire esclusivamente. Nel momento in cui F. L. ha deciso di recarsi sul proprio fondo, per ripristinarne le condizioni originarie ed usufruirne secondo diritto, ne è scaturita una reazione violenta, anche questa condotta con le modalità tipiche della criminalità organizzata, concretizzatasi nel ferimento dell’ingegnere mentre stava lavorando su quel terreno, a bordo di un trattore. Le indagini, condotte in un clima di profonda omertà e reticenza, hanno consentito di ricostruire con esattezza ogni passaggio della vicenda estorsiva, portando ad identificare il M. quale mandante del gruppo di fuoco – i cui componenti non sono ancora stati identificati – che ferì all’addome e ad una gamba l’ingegnere Lucà. Nell’abitazione di M., durante la perquisizione, è stato rinvenuto un bunker su cui sono in corso accertamenti. Su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, l’arrestato è stato condotto presso la Casa Circondariale di Reggio Calabria “G. Panzera”.

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