Alzheimer, nuovi studi per migliorare la memoria

La malattia di Alzheimer, che oggi è la più comune forma di demenza, rappresenta una delle sfide sanitarie più grandi del nostro secolo. Secondo i dati della Società Italiana di Neurologia, nel mondo colpisce circa 40 milioni di persone e, solo in Italia, circa un milione, per la maggior parte oltre i 60 anni. Oltre gli 80 anni invece, ne è affetto un anziano su 4. Questi numeri sono destinati a crescere progressivamente a mano a mano che aumenta la durata della vita, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Un team di ricercatori inglesi, guidato dalla docente italiana, Annalena Venneri, ha dimostrato l’importanza del funzionamento di una piccola regione del cervello nello sviluppo della malattia. È l’area tegumentale ventrale (individuata un anno fa da Marcello D’Amelio dell’Università Campus Bio-Medico di Roma), che è deputata al rilascio della dopamina, una importante molecola «messaggera» del cervello. Se funziona poco e non ne rilascia la quantità corretta, a pagarne le conseguenze è l’ippocampo, il «centro» della memoria, che determina la capacità di ricordare.«Sono necessari ulteriori studi – ha spiegato Annalena Venneri, a capo del team – ma questa scoperta può potenzialmente aprire la strada a un nuovo modo di intendere gli screening per la popolazione anziana in caso di primissimi segnali di Alzheimer. Lo studio, inoltre, potrebbe consentire diagnosi più precoci e migliorare le terapie concentrando l’attenzione sui farmaci che stimolano il rilascio di dopamina.

MS

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