Confindustria incontra i sindacati: “Per lo sviluppo mettere a sistema tutte le risorse disponibili”

Confindustria Reggio Calabria a confronto con i rappresentanti territoriali dei sindacati sui temi dello sviluppo locale che interessano da vicino la Città metropolitana. All’iniziativa hanno preso parte il presidente dell’associazione di via del Torrione, Giuseppe Nucera, il direttore Francesca Cozzupoli, i rappresentanti sindacali Gregorio Pititto (Cgil), Rosi Perrone (Cisl), Zavettieri (Uil), Pasquale Marino (Fiom Cgil Gioia Tauro), l’economista Matteo Olivieri e l’ingegner Salvatore Orlando. “Abbiamo aperto un confronto con il mondo del lavoro – ha spiegato in apertura Nucera – coinvolgendo le confederazioni sindacali e le università, sia le Mediterranea che l’Unical. L’idea di base è proprio quella di mettere in piedi una sinergia fra le realtà accademiche, le categorie sociali e il tessuto economico e produttivo locale, con l’obiettivo di impostare una piattaforma di idee e proposte operative per lo sviluppo e la crescita economica e occupazionale del territorio. In questo contesto intendiamo porre come priorità politiche la questione Zes, la Legge 181, i contratti di sviluppo solo per citare i più noti strumenti per il rilancio degli investimenti. Crediamo che sia questa la strada da percorrere, specie in un contesto territoriale come quello reggino che raramente ha dato prova di saper fare rete con i diversi attori sociali. Siamo fiduciosi – ha rilanciato il presidente di Confindustria Reggio Calabria – di poter invertire la rotta in ragione delle competenze, della professionalità e del senso di responsabilità che caratterizzano i gli interlocutori convolti in questo percorso”. Nei giorni scorsi, è stato ricordato, c’era stato un incontro con l’università Mediterranea e lungo questo solco con i sindacati è stato aperto un confronto sulle opportunità di sviluppo. “Bisogna intervenire – ha concluso Nucera – anche sull’assenteismo che si manifesta nelle grandi realtà industriali e che danneggia l’immagine  della stragrande maggioranza delle maestranze reggine. Confindustria assieme ai sindacati vuole operare per attrarre investitori nel territorio e garantire un sistema di relazioni positive. E’ in atto una desertificazione dei nostri centri e bloccare questa emorragia è un impegno primario perché un territorio  senza giovani non ha futuro”. “La cosa più urgente da fare – ha evidenziato Orlando – è mettere a sistema tutte le risorse attualmente disponibili nei vari ambiti di intervento con la collaborazione dei soggetti pubblici, privati e delle diverse forme di rappresentanza. Tutto ciò per scongiurare quanto accaduto spesso in passato, ovvero interventi inutili. Al contrario occorre agire in modo mirato e settoriale su comparti strategici come il turismo sostenibile o quello delle aree interne o ancora sulle filiere d’eccellenza come quella del bergamotto. La cooperazione con l’università e la ricerca ci consente di capire come intervenire sul fronte del miglioramento della capacità competitiva. Agli imprenditori, inoltre, chiediamo un approccio diverso, più orientato alla collaborazione ad esempio attraverso la creazione di reti d’impresa che ci consentono di realizzare economie di scala in un tessuto produttivo composto per la stragrande maggioranza da piccole realtà. Ultimo tassello chiama in causa le istituzioni e la macchina burocratica a cui si chiede maggiore efficienza e una più veloce capacità di rispondere alle esigenze del territorio e della collettività”. Per i progetti di sviluppo locale esistono due direttrici, “la prima – ha rimarcato Olivieri – è quella degli interventi calati dall’alto che però quasi mai hanno generato ricadute positive e, soprattutto, durature. Poi c’è il vero sviluppo locale che passa attraverso la tutela e la crescita dei territori affidata alle persone che vivono in quei luoghi. Ciò peraltro mette in risalto anche la questione dell’ecosistema imprenditoriale dimostrando che tutte le attività economiche sono interdipendenti. Pensiamo ad esempio al settore agroalimentare che a sua volta può dare vita ad un settore fitofarmaceutico o della cosmetica naturale o all’apicoltura. In Calabria abbiamo tantissime potenzialità che passano ad esempio dal settore termale, da quello manifatturiero o l’artigianato. Tutti settori che ad oggi, purtroppo, sono sottoutilizzati e se guardiamo alla programmazione economica 2014-2020 dobbiamo constatare purtroppo riguardano realtà e contesti produttivi che stanno fuori dalla nostra regione”.

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