DL Dignità. Di Maio: contro “azzardopatia” non torno indietro

Ministro risponde a società gioco d’azzardo: nostre norme anche in Europa

(DIRE) Roma, 30 Giu. – “Oggi il rappresentante in Italia di una società svedese del gioco d’azzardo online, Niklas Lindhal, mi ha scritto una lettera aperta, pubblicata a pagamento sul Corriere della Sera”. Cosi’ il ministro del Lavoro Luigi Di Maio su Facebook. “L’ho letta- racconta- nel treno da Roma a Milano. Mi scrive a proposito del divieto della pubblicita’ al gioco d’azzardo che ho inserito nel Decreto Dignità per contrastare seriamente la piaga dell’azzardopatia. Immagino che le sue argomentazioni siano condivise dagli altri operatori del settore, quindi rispondo a lui per rispondere a tutte le società che si occupano di azzardo”. “Gentile Niklas- scrive il vice premier- prima di tutto è completamente fuorviante parlare di proibizionismo. Quello che viene vietato è la pubblicità a un prodotto o servizio, non il prodotto in se’. La logica che viene applicata è quella che ha portato al divieto della pubblicita’ sulle sigarette”. In un lungo post Di Maio sottolinea che “il fenomeno principale che voglio debellare con questa norma e’ l’azzardopatia. Se è vero che le entrate fiscali derivanti dal gioco valgono svariati miliardi, e’ anche vero che i costi sociali dell’azzardopatia in Italia sono quasi altrettanti. La nostra Costituzione mette la persona al centro e recita che “E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. Per me l’azzardopatia è un ostacolo ed è mio compito rimuoverlo e abbiamo individuato il divieto della pubblicità all’azzardo come strumento. Non torneremo indietro. Anzi: se come credo riscuoteremo successo, proporrò che la stessa legislazione venga applicata in tutti i Paesi dell’Unione Europea”. “Ho il dovere di tutelare la salute e la qualità della vita dei miei concittadini. E lo faro’ fino in fondo perchè gli unici a cui devo rendere conto sono gli italiani”, è la conclusione della riposta. (Tar/ Dire) 11:47 30-06-18

 

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