Misefari: «Accertare eventuali responsabilità, ma basta fango sul nostro ospedale»

REGGIO CALABRIA – «Trovo sinceramente vergognoso l’atteggiamento di alcuni media che hanno speculato sulla presunta vicenda del cartone utilizzato per immobilizzare le fratture al Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria. Il Direttore Frank Benedetto ha già chiarito che su questa storia sono stati immediatamente avviati i necessari controlli, e ritengo che se qualcuno ha sbagliato, con colpa o con dolo, è giusto che se ne assuma le responsabilità, ma non si può denigrare il lavoro di un’intera comunità medica che ogni giorno, con sacrifici e abnegazione, opera al servizio dei pazienti in maniera puntuale e professionale». Lo dichiara il consigliere delegato alla sanità del Comune di Reggio Calabria Valerio Misefari. «Trovo obiettivamente sproporzionato il circo mediatico che si è scatenato – ha aggiunto Misefari – se un episodico errore è avvenuto, circostanza ancora peraltro tutta da accertare, questo non può danneggiare l’immagine di un’intera azienda ospedaliera che in questi anni, nonostante la spietata spending review del piano di rientro, ha fatto passi da gigante in termini organizzativi e per ciò che riguarda le prestazioni di qualità offerte ai pazienti. Penso ad esempio ai nuovi reparti aperti nei mesi scorsi, all’arrivo di nuovo personale al top della professionalità e al progetto del nuovo ospedale nella zona sud della Citta realizzato grazie alla sinergia instaurata con il Comune e la Regione». «Ritengo che tutto questo non possa essere messo in discussione dal meccanismo virale che si è innescato rispetto alle foto dei cartoni circolate sui social e riprese da diverse testate nazionali. È ora di mettere un freno a questa assurda macchina del fango. Sono convinto che la vicenda vada approfondita – ha concluso Misefari – così come ritengo che sia dovere degli operatori dell’informazione andare a fondo alle cose, prima di gettare discredito sul lavoro di chi ha fatto della sanità e del servizio per il prossimo non solo una professione ma una vera e propria missione di vita».

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