Completato il progetto “LabAbitare lo spazio” presso la Caritas di Djibouti

La “Caritas Djibouti” – inizialmente “delegazione diocesana di Catholic Relief”, attiva nel paese di Djibouti dal 1952 – è affiliata alla rete mondiale “Caritas Internationalis” ed alla rete regionale Caritas M.O.N.A. (Medio Oriente Nord Africa). Opera sul territorio con diversi progetti rivolti alle persone più vulnerabili e invisibili della società djiboutina; in particolare, per ridare luce e forza ai più deboli e bisognosi, ha attivato diversi progetti di accoglienza, di integrazione sociale, sanitari, umanitari e di formazione oltre che di sostegno al lavoro. La Caritas oltre ad essere punto di riferimento per molte persone della società djiboutina, lo è anche per tanti europei e non che vivono a Djibouti. Da questo flusso di persone e dalla molteplicità di attività che si svolgono all’interno, in combinazione con la conformazione del luogo, nasce l’esigenza di una rigenerazione della struttura Caritas Djibouti. Ecco che prende forma il progetto LabAbitare lo spazio, promosso da LabAbitaZone in collaborazione con Caritas Djibouti, Comando Base militare italiana in Djibouti, Civilian Military Cooperation.

L’idea di progetto

Si riconosce alla Caritas e agli spazi aperti ad essa connessi, un valore empatico: sono luoghi di incontro e di scambio capaci di aggregare, in tempi e modi diversi, sia ragazzi che adulti, di qualsiasi età e provenienza, in innumerevoli attività che si concentrano al loro interno. Lo scopo del progetto LabAbitare lo Spazio è stato di far diventare questi spazi facilmente accessibili, sicuri, attrattivi, in grado di favorire ed implementare le relazioni sociali, e di creare una maggiore commistione di funzioni. Nel pensare al progetto, il team – composto da Konstantina Koutlaki e Francesco Morabito insieme ai collaboratori Serena Maria Astolfi, Giulia Padovan, Mascia Ferrara e Sara Ben Rached, ed al comitato tecnico scientifico composto, oltre che da Francesco Morabito, da Giorgio Bertin, Gianni Spaziani, Père Eder Carvalho Assuncao – si è a lungo soffermato sulla lettura della Lettera enciclica “Laudato Sì” di Papa Francesco, precisamente nel punto: “la nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia”. E’ da questo concetto di comunione e di comunità che prende forma l’idea che gli spazi non sono altro che delle scene di una quotidianità che accoglie e forma, condivide e si esprime, gioca e costruisce percorsi per nuove speranze. Ecco perché il progetto si delinea sull’idea di casa comune e sulle esigenze e le speranze espresse da Padre Eder ed il suo team, i quali lavorano, vivono e costruiscono speranze, e dalle potenzialità proprie degli spazi e delle strutture che compongono la struttura.

La struttura della Caritas, obiettivo del progetto LabAbitare lo spazio, si trova nello stesso isolato della cattedrale di Nostra Signora del Buon Pastore di Djibouti. Il complesso è formato da diverse strutture che coronano il cortile principale. Nella struttura principale sono ospitati gli uffici, l’infermeria, la sala video e alcuni locali destinati a magazzino. In successione nell’altro locale sono ospitate due aule rivolte alla formazione e alla ricreazione dei ragazzi. Nell’ultima struttura viene ospitata la sala d’attesa. Nel cortile si trovano degli spazi definiti ognuno da una copertura in lamiera, di questi, la più grande, ospita un “mini-campo di basket” in terra battuta a fianco al mini-campo troviamo uno spazio con una copertura sempre in lamiera che dà sulla strada pubblica di accesso; il terzo spazio si trova dalla parte opposta al campetto, sull’altro confine, ed è utilizzato come parcheggio auto. Inoltre, a fianco di questa si trova una piccola struttura in legno a servizio dei guardiani.

Gli interventi del progetto hanno riguardato:

  • il cortile, dove la definizione dei percorsi oltre a dare un ordine e un disegno ha permesso di definire gli altri spazi, valorizzare e riorganizzare il sistema del verde;
  • l’area sport, dove è stata realizzata di una pavimentazione antitrauma idonea allo svolgimento di alcuni giochi quali basket, pallavolo ecc.;
  • l’area mestieri, dove è stato destinato lo spazio arte-mestieri ovvero il luogo della formazione;
  • l’area ex parcheggio, dove sono state inglobate le due strutture esistenti in una sola e gli spazi sono stati destinati al parcheggio di una sola vettura e al deposito di materiali da riutilizzare, ricavando una terza parte a servizio dei guardiani.

Il progetto è stato finanziato come segue:

–        il campo di basket dall’Unicef con sede a Djibouti;

–        la ghiaia utilizzata da Svamc, società italiana dei coniugi Rizzo;

–        i diversi materiali utilizzati durante i lavori dal Comando Base militare italiana in Djibouti;

–        le panche collocate dentro l’area progetto ma anche le diverse lavorazioni utilizzate dalla R.I., società italiana di sistemi modulari prefabbricati;

–        una parte dei lavori sono stati ultimati con le donazioni degli amici italiani del progetto che lavoravano a Djibouti.

Tutti i lavori sono stati eseguiti da personale locale che gravita all’interno della Caritas Djibouti. Questa scelta è stata fatta per avviare un processo di partecipazione complessivo e inclusivo delle persone e bambini che gravitavano nell’area del progetto.

K.G.

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About the Author: Katia Germanò