Burkina Faso. Con Tamat a Ouagadougou, tra paure e opportunità

Cooperanti alla ‘Dire’ dopo incursioni islamiste e blitz esercito

(DIRE) 7 Feb. – “Magari da qui a tre mesi sara’ diverso, ma per ora sono tranquilla, uso le giuste precauzioni e con i burkinabe’ si lavora molto bene”. Denisa Raluca Savulescu, classe 1988, romena di origine e marchigiana di adozione, parla con l’agenzia ‘Dire’ dall’ufficio dell’ong Tamat a Zogona, il distretto di Ouagadougou dove vive e lavora, come molti degli europei residenti nella citta’. Spunto dell’intervista sono il recente attacco jihadista a Kain, nel nord, dove tra domenica e lunedi’ sono stati uccisi 14 civili e la notizia, diffusa dall’esercito, della successiva “neutralizzazione” di 146 terroristi. Denisa, anzitutto, chiede di non lanciare allarmi: “Il Paese ha bisogno di investimenti, la popolazione e il mercato locale stanno crescendo. I burkinabe’, soprattutto le donne, sono lavoratori seri e responsabili; ma penalizzati, oltre che dalla posizione del Paese, dalle recenti notizie di cronaca”. Quello di Kain e’ solo l’ultimo di una serie di episodi di violenza che con sempre maggiore frequenza si verificano nel Paese che fu di Thomas Sankara: tra i tanti, ha fatto notizia in Italia quello del sequestro dell’architetto Luca Tacchetto e della sua compagna canadese Edith Blais. Le mappe sulla sicurezza nel Paese, diffuse periodicamente dal ministero degli Esteri francese, mostrano una zona “rossa”, cioe’ ad alto rischio, in progressiva espansione da due anni. “Per il mio progetto Rasad, Reti d’acquisto per la sicurezza alimentare con il supporto della diaspora burkinabe’ d’Italia, mi sono spesso spostata nella regione del centro-est, da cui vengono la maggioranza degli immigrati del Burkina Faso in Italia” dice Denisa. “Ora quell’area e’ impraticabile, anche se solo in una sua provincia, la piu’ orientale, vige lo stato di emergenza. In dieci villaggi della regione gli islamisti hanno attacato le scuole, imponendo di fare lezione in arabo. E da quando sono tornata a Ouagadougou, all’inizio di quest’anno non sono piu’ andata a mangiare in centro”. Ad avviare il progetto Rasad, ora diretto da Denisa, e’ stato l’agronomo e co-fondatore di Tamat, Piero Sunzini, che da circa un trentennio frequenta il Paese, dove ha abitato tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta. “Forniamo acqua e sostegno tecnico ai contadini e consentiamo di impiegare giovani nell’agricoltura biologica grazie a un programma di microcredito” spiega Sunzini, raggiunto telefonicamente dalla ‘Dire’ nel suo ufficio di Perugia, in Italia. “L’economia non decolla, gli agricoltori restano poveri, e l’alto tasso di crescita del Paese si riflette in un beneficio economico solo per pochissimi” sottolinea l’agronomo. In questo quadro, i fattori che minano la stabilita’ del Paese sarebbero due: “Da un lato, una forte resistenza al cambiamento da parte degli uomini vicini all’ex presidente Blaise Compaore’ deposto da una rivoluzione popolare nel 2014; da un altro lato, il terrorismo che si sta infiltrando nel Paese dai vicini Mali e Niger. Gli effetti sul mondo della cooperazione sono importanti: Stati Uniti e Canada sono andati via, noi attendiamo l’apertura dell’ambasciata italiana e penso che le condizioni di sicurezza abbiano inciso su un rallentamento dei tempi”. (Gif/Dire) 15:54 07-02-19

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