Furgiuele: fusione aziende ospedaliere, “così com’è penalizza Lamezia. Daremo battaglia”

Vista senza le lenti fuorvianti dell’enfasi, si può dire che di “epocale” la legge sulla fusione delle aziende sanitarie di Catanzaro, per adesso, ha la confusione e l’ennesima retrocessione a discapito di Lamezia Terme e del suo vastissimo hinterland. Ero e rimango critico sui tempi e sulla metodologia utilizzati per arrivare al varo di un provvedimento che meritava una riflessione più approfondita.

Come ebbi già a dire la scorsa settimana, prima di procedere a livello legislativo, si sarebbe dovuto dare più ascolto alle istanze del territorio, delle parti sociali, e politiche, anche quelle non ancora presenti nella massima assise della Calabria. Una riforma, per potersi dire tale, specie in un ambito così delicato come quello sanitario, non può essere di pochi eletti. Di riformicchie dal fiato corto, per quanto accompagnate da enfasi e trionfalismi a dir poco sospetti, i cittadini ne hanno già subito abbastanza.

Il comprensorio lametino poi, con il suo importante ospedale, non è nuovo alle umiliazioni degli esecutivi regionali. E così, dopo il maxiemendamento dell’infausta era Loiero, arriva oggi la legge sulla (CON)fusione delle aziende ospedaliere, la cui poca chiarezza, soprattutto negli intenti, è destinata a marginalizzare il ruolo del grande ospedale di Lamezia. Voglio però tranquillizzare su un punto che reputo di onore e, insieme, di principio; un aspetto che riguarda una differenza.

Mi spego meglio.

Mentre nel 2005, e anche negli anni seguenti, le rappresentanze politiche più in vista subirono il colpo, questa volta sarà guerra senza quartiere ai provvedimenti di natura ambigua che garantiscono un futuro tutt’altro che roseo alla sanità lametina. Nei prossimi giorni renderò per parte mia edotti governo e colleghi degli organismi competenti nazionali sulle ricadute negative che il provvedimento licenziato ieri dal consiglio regionale potrebbe avere così com’è. Il più grande ospedale dell’Asp. Non farà da stampella a nessuno.

La fusione di due aziende ospedaliere nulla ha da spartire con le peculiarità del nosocomio lametino.

Il futuro del Giovanni Paolo II è nel potenziamento dei suoi servizi, non nella marginalità camuffata da riformicchia. La Lega, e non solo essa, sul tema promuoverà azioni forti di dissenso ma anche di proposta.

L’emodinamica, l’oncologia, la neurologia con la relativa attivazione di un sufficiente numero di posti letto che rilancerebbe la struttura e, quel che è più importante, salverebbe tante vite.

Questo è il futuro di un grande ospedale.

A questo la comunità sociale e politica deve lavorare coralmente e in contrapposizione agli ‘svenditori’ seriali del territorio.

Domenico Furgiuele (Deputato della Repubblica)

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