Gli adulti responsabili devono guidare i giovani nell’utilizzo degli strumenti del Web

Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia – New York 20 Novembre 1989: “Gli Stati dovrebbero assicurare ai fanciulli, tutti, la possibilità di formarsi un’opinione, il diritto di esprimerla e in qualsiasi materia” (art. 12).

Quando la grande invenzione della rete fece il suo esordio, si pensò da subito che avrebbe potuto migliorare la vita di miliardi di persone, la loro comunicazione e accorciare le distanze tra popoli, civiltà, continenti…ridurre le disuguaglianze. Man mano che il tempo è passato, ci si è accorti che così non è stato poiché, se da un lato ha offerto enormi potenzialità a coloro che l’hanno potuta utilizzare avendo accesso a informazioni di natura nazionale e internazionale, dall’altro ha ampliato le disuguaglianze con coloro che non disponevano delle risorse finanziarie per acquistarne gli strumenti e con quegli stati dalle economie sofferenti, come ad esempio i paesi dell’Africa o dell’America latina. Che il web sia uno strumento dalle potenzialità e dalle risorse eccezionali è fuor di dubbio. Il problema più grande connesso alla “navigazione online”, è che porta con sé dinamiche ambigue, controverse e pericolose per la salute e per il benessere psicofisico di chi ne fa un uso improprio. Ci si riferisce specialmente agli adolescenti di oggi che cadono con troppa facilità nelle “trappole” del sistema, causa l’assenza ingiustificata di una guida adulta. Tutto ciò determina gravi conseguenze sulla personalità dei giovani i quali, per ottenere il consenso e l’accettazione degli altri coetanei, dimenticano i valori e i principi di convivenza civile. L’onnipotenza della piena libertà di agire li porta a calpestare, senza alcun senso di responsabilità, il loro pudore, la loro e l’altrui dignità. Preferendo alla vita reale, fatta di prove ed errori, il mondo virtuale dove si evitano le emozioni dirette e le difficoltà oggettive indispensabili a quel processo di identificazione e sviluppo di una personalità compiuta.

Perché i ragazzi di oggi si rifugiano su internet disinteressandosi della vita reale ritenuta più impegnativa? Gli esperti di educazione a tale quesito hanno dato tante risposte: assenza di punti di riferimento, assenza di regole, incapacità a provare emozioni, scarsa autorevolezza degli adulti, crisi delle agenzie educative più importanti, scarsa fiducia e poco tempo a disposizione per loro. Tutte queste cause, che trovano riscontro nelle più importanti ricerche socio-psico-pedagogiche, confermano come la dipendenza da internet degli adolescenti scaturisca dalla mancanza di attenzione verso le problematiche giovanili, l’assenza di ascolto, dal vuoto esistenziale, affettivo, emotivo, sociale e culturale dei ragazzi di oggi. Come se i giovani affidassero al web le loro paure, le loro ansie, i loro dubbi, le loro frustrazioni invece che agli adulti, ai genitori ritenuti sempre più incapaci di decodificare i loro disagi e le loro sofferenze interiori. Oggi i figli, più di ieri hanno bisogno di genitori coerenti e non equivoci, genitori e non amici, adulti non troppo permissivi che sappiano dire no, capaci di dedicare del tempo per ascoltare quello che hanno da dire e quello che dicono attraverso il loro corpo.

Ormai capita sempre più spesso che a tavola, un tempo momento prezioso per fare il “resoconto” della giornata appena trascorsa tra genitori e figli, non si parla più, ognuno intento a controllare il proprio “smartphone”, compresi i genitori. Sulla tavola diventa più importante lo spazio per sistemare il telefono piuttosto che quello per le posate o le pietanze. Adulti e adolescenti che non riescono a farne a meno, connessi anche la notte con il mondo intero, ma in realtà con nessuno: disconnessi dalla vita reale. Il problema per loro è avere una connessione WI FI, avere sufficienti dati, il buon funzionamento del telefonino che, se si “impalla”, diventa una vera e propria tragedia. Per non parlare delle riunioni scolastiche tra i rappresentanti d’istituto e i genitori. Il problema che emerge sempre, la domanda che viene costantemente posta dai genitori: “Come intende la scuola affrontare il problema dell’uso dei cellulari da parte dei ragazzi?”. Una domanda che ha un significato intrinseco di resa da parte delle famiglie, incapaci di gestire e tenere sotto controllo i figli presi morbosamente da quello strumento che trovano più interessante di un qualsiasi libro da leggere o di una passeggiata all’aria aperta con i coetanei. Sul web tutto diventa facile per loro: trovano la ricerca perfetta per la scuola, la risoluzione di un problema di matematica o di fisica complesso, l’amico/a perfetto/a, addirittura, per i più adulti, una diagnosi medica senza l’aiuto di uno specialista che, quella diagnosi, in virtù di studi specifici, potrebbe darla corretta e non fuorviante. Per non parlare delle relazioni sentimentali via cavo tra coetanei che aiutano a sfuggire le delusioni, le paure, il sentirsi dire di no per non diventare rosso. Ognuno dietro a un video e una tastiera migliora la propria “finta” autostima che, paradossalmente, porta i protagonisti di quella relazione virtuale a non salutarsi quando ci si incontra per strada.

Insomma, le competenze emotive e comunicative piegate alla necessità di omologarsi a quello che gli altri vorrebbero che fossero piuttosto che a quello che si è veramente nella vita reale. E’ inutile dire che il web genera dipendenza cognitiva e psicologica specie negli adolescenti che si convincono di essere in grado di vivere da adulti pur non avendone le prerogative, le esperienze e le conoscenza necessarie al ruolo. Si comprimono paure e debolezze per assecondare illusioni. Si opta per risposte immediate senza però elaborare concetti, senza attivare il pensiero, unico strumento che se utilizzato a dovere è in grado di determinare una crescita reale in ogni individuo. Questa società è diventata ormai troppo dipendente dall’intelligenza artificiale. Eppure se la conoscenza, la condivisione, il confronto online venissero utilizzati nella giusta direzione migliorerebbero di molto la capacità di espressione, di ragionamento, di apprendimento, di critica e di pensiero dei giovani.

Per ottenere ciò, servirebbe una grande attenzione sociale, culturale, etica, morale ai problemi legati all’utilizzo della rete. Un’attenzione particolare che dovrebbe partire dalla scuola e dalla famiglia. La scuola attraverso la promozione di progetti finalizzati alla prevenzione, formazione, informazione sui vantaggi e sui pericoli dell’uso incontrollato e incompetente del web per evitare un uso disfunzionale. La famiglia che deve essere aiutata e incoraggiata a capire come approcciarsi al problema e sapere cogliere i segnali di malessere e di disagio. Una famiglia i cui genitori sappiano riappropriarsi del ruolo che gli compete: attenzione, presenza, fermezza, autorevolezza e amore verso i figli che hanno generato.

Giuseppe Condemi (Pedagogista)

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