Il Flag dello Stretto a Slow Fish a Genova….

La caccia al pesce spada in Calabria: tra tradizione e innovazione”

Nella consueta cornice biennale di Slow Fish a Genova, il giornalista Filippo Teramo ha presentato nello stand dedicato alla Calabria il lungo cammino delle tecniche tradizionali di pesca al pesce spada affrontate dai pescatori dello Stretto nei secoli. Focus particolare è stato dato al territorio della Costa Viola e della Costa degli Dei, territorio di riferimento del FLAG – Gruppo di Azione Locale della Pesca – dello Stretto. Un cammino lungo che vede uomini di mare e di terra collaborare alla caccia del pesce spada, prezioso e sacro da sempre per le popolazioni locali. Più che di caccia vera e propria si trattava di un vero duello tra uomo e natura quello che si svolgeva con il luntre, l’antica imbarcazione con uomini ai remi, il falerotu, l’uomo sull’antenna ad avvistare il pesce con l’aiuto dei contadini da terra con la loro cantilena, e il lanzaturi con il ferru. Una pesca tradizionale e selettiva che continua ancora oggi grazie all’innovazione. Con il motore, l’antenna più alta e la passarella passiamo a un’imbarcazione moderna, chiamata feluca o passarella, senza abbandonare lo spirito arcaico del duello che avviene nelle acque tra Scilla e Cariddi per i quattro mesi estivi dell’anno. Il padrone di casa Antonio Alvaro, Presidente del FLAG dello Stretto, sottolineando la sacralità, il perdono e il rispetto che i pescatori hanno sempre riservato per il pesce spada, rimarca la sostenibilità di questa tecnica di pesca atta alla conservazione della specie. Di fronte alla situazione degli stock ittici sempre più sovrasfruttati e a una pesca sempre più esasperata da tecniche infallibili, il dott Alvaro aggiunge come questa sia la missione che la Comunità Europea ha voluto dare proprio ai FLAG. “Il futuro dipende da noi stessi. Siamo noi che dobbiamo tutelare i nostri mari, le nostre coste”. La sostenibilità, la conservazione di una risorsa preziosa possono essere le chiavi di svolta in una zona che soffre molte difficoltà legate all’occupazione e all’abbandono delle attività della pesca. “Se l’attività della pesca non è remunerativa il giovane tende ad abbandonarla”. Sta tutto qui l’obiettivo comunitario dei FLAG, che nasce proprio in collaborazione con tutti gli attori della pesca e della zona dello Stretto: integrare la sostenibilità naturale ed economica ristrutturando e amalgamando le attività della costa, dalla pesca al turismo. Ma la pesca al pesce spada non è esente da storture. È una caccia dove, secondo il regista Mimmo Calopresti, “non bisogna barare”. Perché nonostante tutto è la vita e la sopravvivenza della Calabria che vede ancora oggi troppi giovani partire per raggiungere migliori condizioni lavorative. “Se vuoi proteggere una cosa, la devi conoscere nel dettaglio” rimarca il Prof. Silvio Greco, Presidente del Consiglio scientifico di Slow Fish, sull’importanza del ruolo della ricerca scientifica sul pesce spada. “Il pescatore dipende dalla grattata, la croce che il pescatore segna sulla guancia del pesce pescato, marchia la sacralità tra la vita e la morte, riconosce il suo straordinario valore perché su questo valore dipende la sua famiglia”. La pesca con la feluca è la più selettiva in assoluto perché “vedi quello che stai ammazzando”. L’altro tema impellente in termini ambientali che tocca il pesce spada è la quantità di contaminanti che accumula dalla rete trofica. Nelle loro carni troviamo una lunghissima lista di nuovi contaminanti, oltre al famoso mercurio, tra i quali i PCB, gli ftalati, i ritardanti di fiamma che sono prodotti dall’uomo, ai quali si aggiunge l’enorme quantità di plastica che si trova in mare. “Per salvare il pesce spada bisogna enfatizzare i sistemi di pesca tradizionali”, continua il prof. Greco, “aumentando le feluche, diminuendo i palangari e affrontando seriamente la questione della legalità”, perché chi per primo soffrirà delle illegalità è il pescatore stesso. Per salvare e valorizzare il pesce spada si deve passare attraverso la valorizzazione e la protezione del suo ecosistema marino. Il pesce spada e la sua pesca tradizionale nello Stretto devono e possono diventare il simbolo forte di un recupero ambientale che potrebbe andare ben oltre lo Stretto stesso.

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