Minasi su sanità reggina

Oggi siamo tutti, giustamente, preoccupati ed allarmati per quanto sta accadendo nella nostra città sul fronte sanitario. Ma, senza dover addentrarsi troppo in memorie lontane, non è difficile ricordare che le condizioni del comparto da tempo soffrano di problematiche pesanti. E’ come se dopo un terremoto che ne ha minato le fondamenta, si pretenda che una casa possa resistere per poi meravigliarsi del suo crollo improvviso! Ma mettiamo si voglia essere previdenti e riuscire nell’impresa di garantire alla stessa una determinata sicurezza per evitare appunto che collassi: cosa ci potrebbe suggerire un minimo di senno? Ritengo che ognuno di noi, a fronte della grave situazione, affiderebbe la valutazione ad un pool di esperti e non certo a qualcuno che osservandola ne metta in rilievo (seppur con la benevolenza di ricercare una soluzione) le carenze strutturali non capendo, però, come intervenire. Faccio questo esempio poiché lo ritengo calzante in merito alla difficile e drammatica fase che sta attraversando la sanità calabrese, in particolar modo quella reggina. Da decenni, infatti, si rincorrono notizie di cronaca, rimbalzano comunicati stampa e note preoccupanti di addetti e professionisti, sono stati depositati esposti e denunce (tra le quali anche alcune personalmente avanzate), delineati percorsi tampone evidentemente insufficienti, mentre il diritto alla salute, sancito dalla Costituzione ed ormai praticamente reso quasi vano, diviene per i calabresi, ogni giorno di più, una corsa ad ostacoli. Perciò, purtroppo, tutto ciò che sta accadendo non dovrebbe rappresentare una sorpresa. Gli indizi erano plateali, la fine in un certo modo già scritta! L’idea di far avvicendare commissari ad acta affinché si venisse a capo di una situazione debitoria fuori controllo e assolutamente immotivata rispetto i servizi resi al cittadino, può essere compresa solo nel momento in cui si scelgano manager di alto profilo, con comprovata e valida esperienza nel settore. Optare per appartenenti alle forze dell’ordine, i quali ambiscono ad una necessaria e imprescindibile forma di legalità, come accaduto negli ultimi anni, non credo possa rappresentare un cambio di passo deciso nella risoluzione delle gravi questioni che ruotano intorno alla gestione del sistema sanitario. Nulla volendo togliere a chi ha ricoperto, od ancora ricopre, questo delicatissimo ruolo, ritengo che oggi più che mai, bisognerebbe guardare a qualcuno che conosca a fondo i meccanismi, le esigenze, i processi interni del comparto. Qualcuno che sia in grado di operare sia in termini di controllo per ciò che concerne la cura e l’assistenza dei pazienti, capace di affrontare con determinazione i problemi, gestire i budget, l’amministrazione, le risorse dell’azienda, ripartendo. Competenze che, per ovvi motivi e non certo per scarsa volontà, non possono appartenere a chi ha svolto altre professioni. E’ completamente vero, alla luce di ciò che è emerso, che serva una totale legalità all’interno della sanità calabrese dove, più che altrove, incombe la nera nube del malaffare, ma in egual modo è necessario che per squarciare il buio sia necessario non solo il pugno di ferro (che sinora ha prodotto chiusure, blocchi delle assunzioni, scarsi servizi, sentiment negativi, zero crescita e prospettiva), bensì capacità di progettare, di incamerare buone prassi, resettando le cattive pratiche che hanno determinato un buco di bilancio dai contorni ancora incerti, ma cercando di ricostruire non sulle spalle di un’incolpevole ed esasperata cittadinanza, su quelle di lavoratori e di operatori che hanno sino adesso compiuto il loro dovere con abnegazione e professionalità o su quelle dei laboratori convenzionati. Siamo stanchi delle passerelle, delle dichiarazioni di circostanza, di decisioni calate dall’alto come se l’unico modo per intervenire sia quello di militarizzare anche la sanità, senza un confronto serio con il territorio e le sue esigenza. Il tempo delle parole è finito, ci aspettiamo dal Governo azioni decise e costruttive, perché in Italia, nel 2019, non si può mantenere uno status quo quale quello che i reggini vivono ogni giorno quando devono accostarsi ad una realtà ormai allo sfascio!  Questo è il momento in cui è fondamentale ammainare bandiere e raggiungere, uniti e senza colori, un obiettivo la cui importanza è vitale, nel senso più letterale del termine!
Tilde Minasi

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