Lido Comunale: “la ferita civica”

“La ferita civica, che brucia e non rimargina, rappresentata dalla mancata consegna ai villeggianti della struttura del Lido comunale di Rada Giunchi nella tradizionale data del 29 Giugno, rappresenta la definitiva lacerazione del dovere di comprensione delle difficoltà municipali e conclama l’offesa di questa maggioranza politica verso uno dei simboli della regginità.” Lo afferma il Presidente dell’Associazione “Reggionamenti”, Augusto Borbotti, che aggiunge: “Il Lido, realizzato nella sua attuale grandezza grazie al lascito della famiglia Genoese Zerbi, è uno dei simulacri della regginità; è caro ai cittadini e rappresenta, quasi quanto un bene artistico ed archeologico, il testimone storico della vitalità e dell’evoluzione della Città, dei suoi modi, degli usi e dei costumi. Non solo una struttura vacanziera e turistica, ma anche un veicolo di mnemonica civica diffusa e “familiare”, per cui la mancata apertura nel “canonico” 29 giugno (in condizioni di agibilità) delinea una sorta di sprezzante noncuranza verso questo bene in cui tutti i reggini si identificano, facendone proprio il rispetto, l’aspettativa di volano turistico, la memoria dei fasti pubblici, il ricordo di momenti domestici e spensierati, di stagioni della vita e di passioni sentimentali. Nel fluire di quasi un secolo il Lido di Reggio è stato testimone per intere generazioni della gradevolezza dell’estate reggina, rappresentando un tutt’uno col contesto urbano del centro storico e con l’offerta paesaggistica del lungomare. I fasti degli anni ’50 e ’60, le miss Italia degli anni ’70 per giungere via via ai giorni nostri, hanno sempre trovato un Lido Comunale – seppur mediocre nell’offerta strutturale – sempre presente ed aperto alle “stagioni” della Città, tant’è che si tenne aperto anche quasi cinquant’anni addietro, quando i tumulti della Rivolta di Reggio indussero qualche isolato provocatore a tentare d’incendiare le storiche cabine di legno. Parafrasando Ciccio Errigo si potrebbe dire che “cu tirrimoti, cu guerri e cu paci, stu Lidu fu apertu e fu sempri vivaci”. Oggi, unico esempio in quasi 100 anni d’esistenza del sito balneare, una Amministrazione che, chiusa nella sua torre d’avorio, non riconosce, non rispetta, non comprende lo spirito e la ragione di popolo che lega in maniera indissolubile i reggini al loro Lido, esaltando lo stesso quale simbolo della regginità, ha avuto l’ardire, la sfrontatezza, di non consegnarlo alla Città nei tempi e nella efficienza strutturale che un minimo di decenza impone, per cui non può essere assolta dalle sue responsabilità. Lo diciamo credendo di rappresentare l’opinione diffusa e denunciamo – aldilà delle passioni politiche – una Amministrazione che sembra quasi abbia preso a modello del suo agire l’aria di sufficienza, il pressappochismo borioso che è amalgama non solo d’incapacità ma anche di vanità di governo; una Giunta ed un assessorato che non sono riusciti a verificare ed a risolvere per tempo l’opera demolitrice attuata nelle stagioni rigide da farabutti impuniti e non identificati. Ormai l’onta è stata consumata ai danni di Reggio ed ora, se politici e staff di Palazzo san Giorgio smettessero le giacchette di complemento mettendosi a “guardare” alla Città dalla prospettiva e dall’aspettativa del popolo “scamiciato”; comprenderebbero che questa ferita civica di Rada Giunchi non si rimarginerà perché è stato leso ed offeso l’orgoglio, il vincolo d’appartenenza e la memoria dei Reggini.”

Augusto Borbotti

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