
«Siamo diventati uomini che hanno paura del salto. Restiamo fermi in riva agli abissi dell’avvenire. Bisogna imparare di nuovo il coraggio di saltare, proprio in quei punti ove la prudenza tace o si blocca»

Se n’è andato in punta di piedi, Poupou, lasciando un nipote campione di ciclismo, Mathieu Van Der Poel, ed una grande lezione: si può vivere bene, e si può vincere anche perdendo. In una società che non ammette insuccessi e scarta i perdenti, prevale il concetto della vittoria a tutti i costi, che porta i più a preferire un pareggio, pur di non incappare nell’onta della sconfitta. Si scivola così nell’egoismo, incapaci di un fremito di generosità, disabituati al rischio del credere e dell’amore, del dare e del creare.
Poulidor, l’eterno secondo, è invece l’emblema di un’arte difficile da praticare, quella della dignità della sconfitta, del saperla accettare senza inveire contro la sorte o vestire i panni della vittima, perché anche perdere aiuta a fortificare lo spirito e rende più realistica la visione delle cose, conducendo verso altre strade e mete perché, in fondo, l’importante è non lasciarsi avvolgere nel bozzolo dell’inerzia. È così che si riacquistano dignità e senso della propria esistenza: questo coraggio è la virtù fondamentale di una persona autentica, è il vero eroismo quotidiano, superiore a quello celebrato. Non sarà una medaglia da appuntare sul petto né una coppa da esporre in salotto, ma è come aver imparato la lezione di uno dei maestri più importanti e necessari: la vita.
+ Vincenzo Bertolone
fonte — http://www.calabriaecclesia.org/Pages/NewsDetail/8323/La_riflessione_domenicale_del_Presidente_della_CEC,_Mons_Vincenzo_Bertolone_L%E2%80%99importanza_di_arrivare_secondi