Peschereccio italiano sequestrato in acque croate: inseguimento notturno a Palagruza

La polizia marittima ha individuato una barca sospetta, l’equipaggio ha tentato la fuga

Condanne blande da parte del Tribunale mandamentale di Spalato nei riguardi dei quattro pescatori italiani sorpresi a pescare martedì scorso nelle acque territoriali croate, poco a sud-est di Palagruza. Il comandante del peschereccio, è stato condannato al pagamento di una multa di 41mila kune (5.700 euro) per avere esercitato la pesca con reti a strascico circa 0,32 miglia all’interno delle acque territoriali croate, senza disporre delle necessaria licenza. Inoltre, così nella sentenza emessa ha commesso altre irregolarità e reati riguardanti il passaggio di confine in un’area non preposta a tale scopo; e non ha nemmeno notificato il pescato, respingendo altresì l’ordine della polizia croata di fermarsi. Il peschereccio è stato individuato dal National Maritime Data Center (NPCPP) a sud-est di Palagruza alle 22.15 di martedì, dopo di che hanno riferito dell’avvistamento alla polizia navale. Quando la polizia è arrivata sul posto, hanno avuto conferma dei sospetti che si trattasse di un attraversamento illegale del confine di stato, dato che il peschereccio non si è fermato nonostante gli ordini della polizia, quindi tre ore dopo è stato bloccato mentre i quattro membri dell’equipaggio sono stati arrestati. Una volta sbarcati, sono stati trasferiti a Vis e oggi sono stati ascoltati e poi multati dal Tribunale mandamentale di Spalato. Gli altri tre componenti dell’equipaggio, dovranno pagare una pena pecuniaria di cinquemila kune (circa 700 euro) a testa. Da aggiungere che il quartetto di pescatori dovrà anche pagare le spese processuali che ammontano a 1.240 kune, ossia 168 euro. In passato, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ci sono stati molti casi in cui gommoni italiani, celandosi dietro la volontà di fare del turismo, pescavano di frodo. Molti si immergevano pure nelle acque territoriali croate per poi vendere in nero il pescato ai ristoratori. Ma che dei professionisti si fossero avvicinati talmente alla costa croata, non lo avevo mai visto.

CS Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”

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