Dal fumetto alla Scultura. Artcanis tre artisti in uno Intervista a Marco Barone

Reduce di “Napoli Expo Art Polis”, presso il PAN e della sesta edizione del premio artistico “Napoli Arte & Rivoluzione” lo vedremo in questi giorni dal 9 al 17 dicembre con una Personale “Esposizioni artistiche in Caffettiera”, curata da Visual Instant Design, presso La Caffetteria di piazza dei Martiri a Napoli

Non è semplice definire con una sola parola chi è Marco Barone, di certo sappiamo che è un illustratore, scultore e pittore che vive e lavora a Napoli. Dopo gli studi artistici si trasferisce a Torino dove frequenta il corso di “Cinema d’animazione in Layout-Artist” presso il CSEA e intraprende la carriera di cartoonist iniziando a collaborare con diverse case di produzione televisiva, tra le più prestigiose The Animation Band s.r.l Milano, per le serie “Lupo Alberto”, “La famiglia McKenzie” e per il lungometraggio “La Gabbianella e il Gatto” di Enzo Dalò; Graphilm s.r.l., Roma, per la serie “Tetti di Venezia” e la sigla “Tanto c’ha ragione chi fa gol”; Rainbow s.r.l. per la serie TV “Tommy & Oscar”; Frame by Frame s.r.l., Roma, per le animazioni del Cd-rom interattivo Quickyland Nestlè.

Nel 2008 viene selezionato dall’Accademia Disney di Milano per il Master in digitalcolor.

Nel 2009 nasce la sua produzione artistica Artcanis, piccole sculture in argilla naturale e polimerica, pezzi unici che riproducono l’immagine reale degli amici a quattro zampe.

Docente in numerosi corsi di disegno e animazione presso le più prestigiose scuole, tra le quali la Scuola italiana di Comix, collabora con diverse case editrici, Mondadori, Giunti, RCS, Allegra publishing di Londra, Eli publishing, Altea, Fabbri, Raffaello e La Spiga.

Cura le copertine di romanzi e fumetti ed è autore di illustrazioni di collane e favole per bambini.

Nel 2017 pubblica la graphic Novel “FaceBorbon” (M.Barone G.Coppola), Alos edizioni.

Da oltre 13 anni, è testimonial al rombante evento triestino “San Nicolò si mette in moto”, per il quale ha realizzato le mascotte impresse sulle t-shirt.

Presente in numerosi eventi espositivi, nel 2018 ha ricevuto la menzione speciale del pubblico all’evento “Arte e rivoluzione”, con il manifesto “Arte e Rivoluzione”; nel 2019, il Primo premio di pittura e la menzione speciale del pubblico al concorso “Una cartolina per PINO”, con l’opera dal titolo “Appocundria”; nel 2019, la menzione speciale al Premio Internazionale Iside, presso la Rocca dei Rettori di Benevento, con il dipinto “Non ricordo il tuo nome” e recentemente è stato selezionato per il Concorso “Arte e benessere”. Costantemente presente nell’ambiente artistico partenopeo, non è difficile incontrare Marco Barone, basta bussare alla porta del suo piccolo laboratorio, da lui definito un semplice “buco”. Appena entri vieni catturato da mille dettagli che parlano di lui e della sua arte. Bozzetti a matita, colori mediterranei, argilla e sabbia del Sahara, oggetti di riciclo, materiali di tutti i tipi e tanti libri. La sua produzione si presenta con uno stile eclettico, come dice lui, quasi preoccupato “senza un filo conduttore”, eppure la sua “libertà artistica” rappresenta pienamente il suo stile, originale, privo di contaminazioni. Per lui i canoni classici sono fonte di alimentazione e mai di imitazione, tantomeno di limitazione.

Il mezzo espressivo cambia passando dalla “narrazione” bidimensionale a quella tridimensionale, andando oltre nel momento in cui i suoi schizzi, con il loro dinamismo statico, emergono fuori dal foglio e acquistano volume, a volte come leggeri bassorilievi, altre volte uscendone completamente e manifestandosi con le loro forme, quasi come se i personaggi continuassero la “narrazione”. Il Vesuvio per Marco è sempre attivo, probabilmente simbolo di un popolo dinamico, vivace, irrequieto in una città che lui ama raccontare con “timida” riflessione senza mai renderla “elemento di disturbo” nella sobrietà delle sue opere, ma piuttosto rilevandola in un dettaglio che nel contesto dell’opera può apparire secondario di fronte all’attualità dei temi che affronta. Marco Barone narra una realtà sociale ancor più che materiale con simboli che trasmettono emozioni andando oltre ogni apparenza.  Così da quello che lui continua a definire “buco”, il suo piccolo laboratorio, continuano ad esplodere schegge di creatività, chissà forse il Vesuvio da lui illustrato sempre in eruzione non è altro che l’immagine del suo estro in continuo fermento. L’esplosiva creatività sembra quasi entrare in contrasto con la sua semplicità, infatti risponde alle domande quasi riscoprendo sé stesso nei suoi ricordi, non dimenticando nessuno.

Fumettista, scultore e anche pittore. Chi è realmente Marco Barone? In che modo si relazionano queste tre figure? Chi è nato prima?

Prima di tutto esprimo i miei pensieri disegnando. Il disegno è una passione che mi segue da sempre, come in genere si dice, prima ancora di parlare e di scrivere. La consapevolezza arriva con l’inizio delle scuole: ricordo ancora uno dei primi compiti da svolgere a casa, “Disegnare un personaggio della storia” …io scelsi Tarzan. Qui arrivano le prime delusioni, scoprire che Tarzan non è mai esistito e ricevere un pessimo voto per il disegno perché la maestra non credeva fossi io l’autore. Quando mi mise alla prova chiedendomi di rifarlo alla lavagna, la prova fu un successo. Quello è stato il momento in cui ho capito che il disegno era una mia vocazione.  La mia vita è una ricerca continua, motivata da una gran curiosità di raccontare sempre diversamente quello che voglio rappresentare. Certo questo, a volte, non è percepito positivamente, noi abbiamo necessità di etichettare le persone per poterle collocare nella società; non dico che sia necessariamente sbagliato ma la creatività per poter esprimersi, deve essere libera. Dopo più di vent’anni di esperienze mi sento libero di approcciare i nuovi lavori in modalità diverse, ma con una rigorosa progettualità, partendo da studi e ricerche, possibilmente visitando luoghi che possono essere fonte di ispirazione; riportando il tutto poi in gestazione nel mio sketch book.

Quando e soprattutto come ti sei avvicinato all’arte?

Avvicinato? Direi più inseguito l’arte. Il mio percorso è stato lungo e pieni di frustrazioni, per strade intraprese, sicuramente formative ma che non rappresentavano il mio “habitat”. Sono gli incontri quelli giusti che ti avvicinano all’arte.  Iniziando dagli studi con il maestro Gambedotti e R. Mazzalla e durante questo lungo percorso, incontrare le persone che credono in te, permettendoti di convogliare tutta l’esperienza raccolta. Un grande merito lo devo a Daniela Wollmann, curatrice delle collettive al Palazzo delle arti di Napoli e al Maschio angioino.

Quali sono le tue fonti d’ispirazione? I maestri o gli artisti più o meno vicini cui guardi?

Il mio “bagaglio visivo” è molto ampio, contiene le fiabe illustrate da Piero Cattani, le meravigliose immagini animate di Hayao Miyazaki, i tratti di Liu Jiyou, il realismo di N. Rockwell e tanto altro. Nella composizione spesso mi ispiro ai grandi classici del rinascimento

Quanto la tua terra e Napoli ispirano le tue creazioni?

Mi ritengo molto fortunato di essere nato a Napoli, è un enorme caldera creativa. Quando ti dicevo che spesso visito luoghi che possono essere d’ispirazione, in questo Napoli offre tanto, è un porto, come tutto il sud, che ha accolto i popoli e tutte le culture che hanno contribuito alla sua stratificazione. Possiamo immaginarla come un vecchio libro, se ti fermi alla logora copertina non potrai mai scoprire i suoi esoterici racconti che vanno tra il sacro e il profano. Io spero di riuscire a riportare quelle “stratificazioni” andando oltre le icone, sempre care, di Pulcinella, del Vesuvio e di San Gennaro.

Come si è sviluppato negli anni il tuo lavoro? Qual è l’esperienza che ricordi con maggior piacere?

Il mio lavoro è stato principalmente su me stesso, per anni ho lavorato per grandi e piccole produzioni, come il lungometraggio “La gabbianella e il gatto”, per serie televisive, lupo Alberto, Tommy e Oscar, La famiglia spaghetti, ma marcando il cartellino tutti i giorni non potevo durare tanto. Poi ho iniziato a rendermi autonomo per liberarmi da questo limite, con grandi conseguenze tra privazioni e rinunce… ma il percorso è ancora molto lungo e spero di perseguirlo tutto in salita I momenti belli, sono tanti, riuscire ad entrare in accademia Disney, pubblicare per grandi case editrici come Giunti, Mondadori e RCS, curare le illustrazioni per la collana “Tom Tom e il Re Scorpione” Edizioni Eli e “La Famiglia Millemiglia” Gruppo Editoriale Raffaello. In particolare quando vedo gli occhi delle persone che ricevono un mio lavoro la gioia che esprimono per me è una sensazione indescrivibile

Chi è Artcanis? Com’è nata l’idea? Perché l’arte dei cani?

Tutto è iniziato quando incominciai a lavorare l’argilla polimerica. Nel 2004 durante la lavorazione di un progetto per un lungometraggio in stop- motion. Venivano utilizzati materiali modellabili per la realizzazione dei pupazzi da animare, il mio ruolo era disegnare gli storyboard, ma certo non potevo non provare a modellare direttamente creando dei miei personaggi. Così come per il disegno i miei soggetti iniziali sono sempre stata la natura e gli animali, e così ho realizzato la prima statuina: un cane. Incontro importante è stato collaborare con la brillante e ironica penna di Valeria Rossi, con la rivista “Ti presento il cane” e curando le illustrazioni del libro “Gli standard segreti delle razze canine” Edizioni Altea. Poi nel 2009 e nato Artcanis, le mie produzione sono stata inviate ovunque in giro per il mondo; partecipando a manifestazioni in America e in tutto Europa. Attualmente collaboro con l’ENPA Brianza per eventi di beneficenza. Fra gli eventi, di cui faccio parte, tengo molto alla manifestazione “San Nicolò si mette in moto”, da 13 anni realizzo la t-shirt sport che viene venduta per la raccolta fondi e nel giorno di San Nicolò inizia una maratona motociclistica che coinvolge tutta Trieste per la consegna dei regali e dei beni di prima necessità per tutti i bambini bisognosi. Ci tengo a ringraziare in particolare a Barbara Blasco che da 23 anni dirige con grande impegno questo evento.

Puoi anticipare qualcosa sulla tua nuova produzione ispirata alle Janare? Quanto di reale, fantastico e contemporaneo alimenta il loro mondo immaginario? Quali sono i temi principali?

Per ora è solo una bozza su tele, le janare / le streghe sono un omaggio alle donne ritratte nell’arte, in una composizione un po’ ispirata a “Les demoiselles d’Avignon”. Io credo che solo le donne abbiano la capacità di stravolgere l’ordine delle cose, per questo in tutte le culture anche distanti tra loro si è sempre tentato di metterle in secondo piano.

Come nascono i titoli delle tue opere?

Il titolo può essere immediato, anticipare l’opera, oppure si rivela dopo aver completato il lavoro. E’ la connessione tra l’opera e l’ispirazione ed è come indicare dove rivolgere il pensiero e l’attenzione.

I tuoi prossimi appuntamenti? Quando? Dove?

Una Personale dal 9 al 13 Dicembre, dal titolo “Esposizioni artistiche in Caffettiera” presso La Caffetteria di piazza dei Martiri a Napoli, evento curato da Visual Instant Design.

I tuoi progetti futuri? Da buon napoletano non mi aspetto che tu risponda, ma…. Ci spero

Per la scaramanzia ho avuto un bellissimo manufatto da una mia amica ceramista Paola Capriotti quindi sono protetto. Ti posso dire che per 2020 sono in ballo diversi progetti, in diversi ambiti espositivi ed editoriali.

E noi aspettiamo con tanto entusiasmo.

Per saperne di più

www.artcanis.it
barone@artcanis.it
http://marcobarone.blogspot.com

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Antonella Postorino

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About the Author: Antonella Postorino

Antonella Postorino è una Giornalista Pubblicista specializzata in architettura e beni culturali che collabora con il Metropolitano.it. Antonella Postorino è anche un architetto, designer e scenografa.