Malacrino. “Scandalo”. Questo il termine scelto per dare forza all’attività condotta, per la quale è stata chiesta un’interrogazione parlamentare sulla vicenda

“Uno scandalo tutto reggino”. Con queste parole ha inizio un comunicato stampa relativo all’incarico di portavoce del direttore del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria.

“Scandalo”. Questo il termine scelto per dare forza all’attività condotta, per la quale è stata chiesta un’interrogazione parlamentare sulla vicenda. Permettetemi, quindi, alcune brevi considerazioni sulla questione. Dal 2016, quando si è avuto il piacere di riaprire il nuovo Museo dopo sette lunghi anni di lavori e continui rinvii, il MArRC ha condotto una politica culturale dinamica e decisamente inclusiva, che non solo ha portato progressivi aumenti in numeri e gradimento dei visitatori, ma ha completamente trasformato il Museo. Alla ricerca scientifica, alla conservazione e all’esposizione delle collezioni, tutte attività proprie dell’istituzione museale, si è affiancata la concreta collaborazione con istituzioni, enti e associazioni volta a promuovere e valorizzare la straordinaria ricchezza di questo magnifico territorio. In pochi anni il Museo è divenuto spazio rappresentativo delle espressioni culturali più vivaci, non solo della città, ma di tutta l’area dello Stretto. Concerti, convegni, conferenze, mostre e degustazioni di prodotti identitari del territorio rendono oggi il Museo un luogo vissuto dalla comunità, nel quale tornare per sempre nuovi appuntamenti. Ma anche uno spazio nel quale i turisti italiani e stranieri possano scoprire e apprezzare la complessità della cultura calabrese, fatta di storie, di lingue, di integrazioni, di sapori e di paesaggi sempre meravigliosamente diversi e unici.

Ma torniamo allo “scandalo”. La nuova connotazione inclusiva ha portato a un aumento degli impegni istituzionali, sia all’interno che all’esterno del Museo, mentre progressivamente è diminuito il personale in servizio, ormai giunto alla metà del previsto. Così, sulla base di procedure già istruite da alcuni colleghi, ho pensato di nominare un portavoce che potesse rappresentarmi in momenti istituzionali ai quali non potevo partecipare e calendarizzati in orari in cui personale idoneo del Museo non era in servizio. Si è trattato di un investimento di soli 5.000 euro lordi per 12 mesi di attività, inferiore di sei volte rispetto a quanto stabilito altrove. Qualche giorno fa ho dovuto annullare in autotutela l’incarico, decidendo in totale autonomia di compensare le casse del Museo di quanto dovuto per il lavoro svolto nelle poche settimane di attività del portavoce. Spiace ora immaginare che, per concomitanti impegni, l’istituzione Museo potrà essere assente in tante manifestazioni, pur avendo svolto un’attività così incisiva sul territorio.

Questo lo “scandalo”. Un “inciampo”, secondo l’etimologia del termine, di cui mi assumo la responsabilità, in attesa delle valutazioni sui precedenti. Ma per i Greci la parola skandalon indicava anche “ostacolo” e di ostacoli, in questi quattro anni, ne abbiamo affrontati tanti. A partire dal 2015, quando al mio insediamento l’edificio si trovava senza manutenzioni, al 2016, quando il Museo, pur non avendo ancora tesoreria finanziaria, si è impegnato senza risorse a costruire una propria voce organizzando nell’anno un centinaio fra eventi, concerti, iniziative didattiche e piccole esposizioni. Senza parlare di come, a volte, si sia dovuto far fronte anche alla mancanza della carta igienica. Oppure basti pensare al 2017, quando l’edificio è passato in consegna al Museo con gran parte degli impianti non funzionanti, tanto da costringermi a invocare una specifica ispezione ministeriale. Da allora si è proceduto alla revisione e alla messa in funzione degli impianti. O anche si può ricordare il 2018, quando un evento alluvionale ha portato all’allagamento di sale e depositi, nonostante i recenti lavori di ristrutturazione. Con grande senso di responsabilità tutto lo staff si è rimboccato le maniche, riaprendo il Museo in meno di 48 ore e procedendo per il restauro delle collezioni coinvolte, oggi accuratamente riordinate in attesa di essere studiate e valorizzate. Si giunge al 2019, anno in cui si resta ancora in attesa, quattro anni dopo l’inizio della direzione, degli elenchi del patrimonio archeologico di competenza, sul quale si è dovuta avviare una nuova inventariazione per “fare la conta” dei reperti presenti.

Il Museo oggi è realmente un “luogo dinamico e inclusivo”, raggiungimento di quell’obiettivo richiesto nella selezione del posto di direttore nel 2015 e che ha portato alla mia nomina. Gli “inciampi”, fatti in buona fede sempre nell’interesse dell’Istituzione museale, possono, anche se non devono, capitare. E se questo segnerà la fine della mia esperienza alla guida del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, me ne assumerò le responsabilità, comunque gratificato dai risultati raggiunti e dal continuo supporto della “squadra Museo”, sempre pronta ad affrontare tutte le difficoltà.

Carmelo Malacrino

Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria

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