Coronavirus, Protezione Civile: oggi l’Italia paga l’anti-casta

di Peppe Giannetto – L’emergenza del Covid-19 ci mette di fronte ad un dato di fatto certo: stiamo pagando i tanti tagli alle somme destinate all’assistenza sanitaria ed alla protezione civile. Le immagini degli infermieri e dei medici stravolti dalla fatica rende nitidamente l’immagine dell’impegno eroico, di quello che stanno compiendo le persone del servizio sanitario nazionale senza omettere di menzionare il personale della protezione civile e delle forze dell’ordine. Questi sono atti eroici per erigersi a difesa, a della sanità pubblica, a cui ormai da molto tempo non arrivano denari.

Nel numero della rivista “Vita” del  Gennaio 2019, il Presidente della Fondazione GIMBE (specializzata in studi sulla sanità pubblica) Nino Cartabellota disse: “Davanti al lento e progressivo sgretolamento della Sanità, negli ultimi dieci anni nessun Governo ha mai avuto il coraggio di mettere la sanità pubblica all’epicentro della propria agenda politica, sottovalutando che la scomparsa di un servizio sanitario pubblico, oltre a pregiudicare la salute dei singoli ci trascinerà ad un calamità sociale ed economica senza precedenti”.

Nell’Ottobre del 2014, in quel tempo capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli, di fronte ai membri del senato delle commissioni Lavori Pubblici e Ambiente affermò “La Protezione civile è stata gradualmente indebolita dalla politica che, con un “approccio ragionieristico”, ha via via inaridito la struttura di soldi e competenze.” Citò la legge 10 del 2011 che ha imposto un’approvazione preventivo del Ministero dell’Economia sulle spese per le emergenze dicendo “ci avete dato un tir con un motore di una 500”.

Basta esaminare poche cifre per dare ragione a quelle dichiarazioni. Nell’intervallo 2010-2019 a fronte di un aumento del fabbisogno sanitario nazionale di € 8,8 miliardi, sono stati falciati al SSN approssimativamente € 37 miliardi. Contemporaneamente continuando a dirottare risorse pubbliche sui fondi sanitari privati delle regioni del Nord a differenza per le regioni del Sud che tramite il tavolo Massicci sono state massacrate nelle poche strutture private che veramente funzionano, non confermando contratti o tagliando convenzioni, un chiaro segno contro quella sanità che funziona nel meridione e in Calabria. Per non parlare della protezione civile, importo che è stato più che dimezzato. Sono scese le risorse per la protezione civile sia di primo intervento, da 744 a 391 milioni di euro, sia quelle per «sostegno alla ricostruzione» che sono diminuite tra il 2019 e il 2020 da 3,2 miliardi a 700 milioni, ed infine a 380.

In realtà tutto ciò è dovuto all’effetto di quella campagna di persuasione verso l’opinione pubblica che prosegue ormai da decenni. Campagna di pensiero che ha preso il via da una serie di articoli pubblicati sul Corriere della Sera che sono poi divenuti il libro “La casta”. Libro trasformato dal potere in una bibbia. Un libro entrato non solo nella discussione politica, ma anche nell’abitudine, nella cultura letteraria, nel linguaggio comune, e quindi di ragionare di ciascuno di noi.

Libro che ha aiutato all’arrogante affermazione politica nelle varie elezioni del Movimento Cinque Stelle. Grillo immediatamente e furbescamente insieme a Casaleggio montarono i marosi degli scontenti con un’intervista ai due giornalisti sul loro blog e il vocabolo “casta” penetrò violentemente nel linguaggio grillino. “Non siamo un partito, non siamo una casta, siamo cittadini punto e basta”, dichiara l’inno del Movimento 5 Stelle. A metà del 2007 esce il libro ed a Settembre sempre del 2007 si tiene il primo Vaffa Day da quel giorno la fiumana “anticasta” si è mutata in uno tsunami.

Quel libro è stato utilizzato dalla presunta intelligenza neoliberista per “criminalizzare” la spesa pubblica nel suo complesso. Ed ecco spuntare la parola “boiardi di stato”, lo studio e l’enfatizzazione delle coincidenze particolari, facendoli passare per endemici, hanno seminato l’immagine che la politica, di ogni ordinamento e tendenza politica, era ormai del tutto inefficace. Doveva essere surrogata da chi le cose le ‘sa fare ’, cioè gli industriali, i manager, gli specialisti. Ed ecco che quelli che fanno parte della vera casta divengono censori, indimenticabile fu l’annuncio a pagamento sul Corriere di Diego Della Valle: “Politici ora basta”.

Lo tsunami anticasta è stato utilizzato dalla vera casta per far retrocedere la politica, delegittimandola, facendo vincere quello che viene definito il mercato, quel dispositivo per far arricchire a discapito dello Stato i soliti noti. Einaudi ribadiva che il mercato non è mai anonimo, ha sempre nome e cognome e, spesso, anche il soprannome. Ed ecco spiegare dei tagli alla spesa sanitaria e l’avanzare della sanità privata al Nord. Esempio, ma non esclusivo dell’avanzare della speculazione. Così si spiega l’apparente bizzarria:  il Corriere della Sera, giornale del ceto imprenditoriale, il giornale delle banche e della Fiat, il “salotto buono”, che lancia la campagna che diventerà la parola d’ordine del movimento anti-establishment della nazione. Quel Movimento 5 stelle che fino ad allora, con la sua guerra per l’allontanare dal Parlamento i condannati e per modificare la legge elettorale, partita nel 2005, stentava a trovare cinquantamila firme. E che solo pochi mesi dopo l’uscita del libro, con il primo Vaffa Day, ne rastrellerà più di trecentomila. Disgraziata Italia che non vuol capire in che mani siamo.

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