Promosso l’insegnamento online ma c’è il rimpianto della classe

di Peppe Giannetto – L’istruzione a distanza è anche un tema fondamentale di questa drammatica realtà attuale. L’Italia, si è trovata a vivere una situazione particolarmente complessa, costretta a operare fuori dagli schemi tradizionali, è stata la prima nazione che ha prontamente e senza indugio chiuso le scuole.  Tutti gli studenti, di ogni ordine e grado, si sono trovati a fare i conti con un nuovo metodo di studio. Nuove lezioni e nuovo modo di immaginare la didattica per i docenti e tutto il personale scolastico. Una circostanza che, certamente, rimarrà nel bagaglio formativo di tantissimi studenti. E purtroppo, diciamolo, la tecnologia, innanzitutto per un problema di sprovvedutezza del momento e a quello economico, non è stata presente da subito in tutte le case. Per molti padri e madri e di conseguenza per molti studenti, è stato arduo e difficoltoso poter interagire con la didattica a distanza; «considerando che è un diritto allo studio si è dovuto intervenire con la massima urgenza a fornire in comodato d’uso gratuito le strumentazioni necessarie per consentire gli stessi a un normale apprendimento e alleviare nello stesso tempo il disagio alle famiglie». La didattica online si dice che stia procedendo bene ma i tradizionalisti delle aule scolastiche e sono in tanti, si sono fatti sentire. Se da un lato c’è stata la “gioia” di studiare da casa, non bisogna dimenticare la “tristezza” della mancanza dello scambio formativo e la socializzazione tra gli stessi studenti.

Con il lockdown si sono riscoperti la cultura, i valori e gli affetti. È questo ciò che hanno risposto i giovani secondo gli ultimi sondaggi rivolti a migliaia di liceali tra i 16 e i 19 anni dell’intera popolazione studentesca. Da quanto è emerso dalle risposte sul lockdown, l’insegnamento a distanza è risultato promosso e idoneo: un parziale 36% di studenti valuta positivamente l’esperimento finora provato, da una parte perché è adeguato al progresso nei programmi di studio e alla preparazione (20,6%), dall’altro perché è ritenuto una magnifica ed eccellente opportunità per riscoprire la rilevanza delle tecnologie nella scuola (15,4%). Vi sono poi il 43,2% degl’intervistati che, pur valutando positivamente l’esperienza finora provata, afferma di sentire la mancanza dell’insegnamento in classe.  Sul versante contrastante dei giudizi si pone invece quel complessivo 21% di alunni che chiamano in causa l’impreparazione di scuole ed insegnanti a sostenere un confronto così importante (12,5%) e che sono contrari agl’insegnamenti a distanza (8,3%).  I responsi degli studenti magari riconoscono l’impegno delle scuole e principalmente degl’insegnanti chiamati in queste settimane a sostenere e ad arginare un’emergenza che corre sulla stessa corsia di quella sanitaria. Nondimeno l’insegnamento è uno straordinario ed infinito universo in cui la didattica occupa indubbiamente uno spazio rilevante.

La scuola è anche relazione, socializzazione, emozioni, consuetudini: tutti elementi che contribuiscono alla crescita dei nostri adolescenti. Il richiamo degli studenti tradizionalisti e conservatori alle lezioni in aula rappresenta quindi una sfida nella sfida, che ci costringe ad essere ascoltata e accettata: in considerazione di un aggiornamento alle odierne misure a protezione dell’istruzione, bisogna riflettere convenientemente su pianificazione, regole, tempi e dispositivi elettronici, al fine di ricostituire la conciliazione dell’universo-scuola».

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