
di Fabrizio Pace – “Mi telefonano da altre parti del mondo per fare i complimenti su come stiamo gestendo l’epidemia del covid-19 e per chiedere consigli”. Sono, per grosse linee, alcune delle parole utilizzate in qualche frase nelle dirette dal premier Conte volte ad informare gli italiani sullo stato di fatto dell’infezione covid-19. Secondo quanto si legge dai dati della Deep Knowledge Ventures, (società che ha sviluppato quadri analitici avanzati di dati forniti da molteplici ed autorevoli fonti, per citarne alcune OMS, CDC, Johns Hopkins University e Worldometers, esposti in maniera grafica con classifiche relative ai comportamenti dei singoli Stati) si evince invece una situazione molto differente! Gli analisti hanno sviluppato un sistema di classificazione incrociando i dati su 200 paesi in tutto il mondo. Le analisi sono basate sui fatti imparziali e sono accessibili gratuitamente. Per analizzare la pandemia da nuovo coronavirus sono molteplici le variabili da tenere in considerazione che riguardano svariati settori: quello della biologia, del comportamento umano, aziende e governi influenzati poi da fattori come lo stato della sanità, dell’economia, il tipo di governance e la geopolitica.

Per capirci, questo genere di analisi ha svelato che ci sono stati alcuni Paesi che hanno avuto una condotta molto efficace contro l’epidemia da nuovo coronavirus ed altri che hanno affrontato la situazione in maniera quasi disastrosa. Tra i virtuosi ci sono coloro che hanno concentrato la loro attenzione sulla prevenzione precoce, implementando le misure di quarantena prima che il numero di casi confermati superasse i 50.000 soggetti e coloro che hanno utilizzato trattamenti efficienti per i pazienti già ricoverati in ospedale. Tra questi i primi per l’analisi della Deep Knowledge Ventures sono la Germania e la Cina che, come riporta un articolo uscito su Forbes, hanno mobilitato rapidamente gli sforzi di emergenza per contenere il virus e hanno aumentato le capacità degli ospedali . Utilizzando tecnologie come l’intelligenza artificiale, la robotica e l’analisi dei big data, in combinazione con le tecniche di trattamento medico e di gestione dell’assistenza sanitaria strutturate in modo sofisticato.

Per quel che riguarda l’analisi sulla sicurezza contro la diffusione del covid-19 questa è stata valutata nei singoli paesi utilizzando 24 parametri specifici, raggruppati in 4 categorie distinte: efficienza di quarantena, efficienza della gestione del governo, monitoraggio e rilevazione e disponibilità al trattamento di emergenza. Le classifiche qui esposte tengono in considerazione: la protezione dall’infezione, la mortalità e gli esiti negativi dei pazienti, le metriche relative alla quarantena ed al monitoraggio, il rilevamento e la gestione della quarantena e delle infezioni.
Emergerebbero dei rischi concatenati (ai quali dovrebbero poi fare eco delle precise responsabilità politiche) nei confronti di quegli Stati che non si sono dimostrati in grado di neutralizzare l’infezione covid-19, in quanto potrebbero favorirne la diffusione soprattutto tra i Paesi limitrofi. L’altra parte della stessa analisi è invece relativa ai rischi di contagio covid-19 tenendo conto di una molteplicità di fattori medici e non, (rischio di infezione, ricovero, morte e condizioni di salute durature) eventuale situazione economica negativa del Paese, di qualità della vita e relazioni geopolitiche. Parametri fatti rientrare in 4 categorie: Rischio di diffusione dell’infezione; Gestione del governo; Efficienza sanitaria; Rischi specifici regionali.

La classifica relativa al trattamento contro il covid-19 e della sua qualità di efficienza tiene conto invece di 24 parametri raggruppati in 4 categorie principali: Monitoraggio delle malattie; Gestione delle malattie Trattamento d’emergenza; Nuovi approcci alla R&S terapeutica. Raffigurando così una realtà locale per monitoraggio e diffusione dell’infezione, gli strumenti e le informazioni offerti ai cittadini per fronteggiare il virus nei casi da curare in casa ed infine lo studio e la ricerca volti a scoprire e testare nuove cure o vaccini.
L’ultimo grafico è dedicato al sostegno (per esempio entrate supplementari, agevolazioni fiscali, sussidi, prestiti di emergenza, ecc.) che i vari Governi hanno emesso per i propri cittadini e le imprese nell’azione contro il nuovo coronavirus, tutto ovviamente proporzionato tenendo conto di variabili quali: le diversità, l’efficienza e l’efficacia degli sforzi rapportati alle diverse situazioni epidemiche ed economiche. Come si evince facilmente dai grafici, l’Italia rientra in due sole classifiche, in una delle quali è tristemente in testa, quella per il rischio covid-19 ed in un’altra è “poderosamente” al 10° posto, quella del sostegno governativo rapportato al livello dell’infezione. Superfluo quindi aggiungere qualunque commento, bastano i numeri a far capire che la risposta fino ad ora è stata inadeguata.

Certo, l’attenuante potrebbe essere quella che l’Italia ha affrontato per prima il problema, ma è solo una mezza verità. Altri paesi del Sud-Est asiatico, si muovevano con buoni risultati già prima dell’Italia, che quindi avrebbe potuto prendere esempio senza andare alla ricerca di un modello costruito a tentoni e con l’aiuto di svariate task-force. Imbarazzante se poi si pensa che gli unici risultati incontrovertibili contro il covid-19 derivano dai “metodi della nonna”, il lockdown (star chiusi dentro casa) che già si applicava in tempi atavici, il distanziamento sociale (distanziamento fisico) anche questo frutto di logica ed esperienza passata e l’utilizzo del plasma che aveva già salvato la gente nelle epidemie più recenti oltre le terapie farmacologiche già note ma non specifiche. Speriamo che questo periodo sotto attacco del covid-19 e l’esperienza accumulata, al netto delle task-force, possa servire nel caso ci fosse una seconda ondata d’infezione, come paventato da numerosi virologi. Ma qualcuno dovrebbe iniziare a dare delle risposte senza cadere nella prassi, tutta italiana, dello “scarica barile”.