Un mondo diseguale, oggi più che mai

La DAD scopre il vaso di Pandora

Siamo entrati uguali dentro questa emergenza sanitaria: incerti, fragili, impauriti, ma uguali non lo siamo,forse non lo siamo mai stati! Il coronavirus, a cui da tempo cerchiamo di dare una metafora per esorcizzarlo, assimilarlo o comprenderlo, ha avuto sulle nostre vite l’effetto di una formidabile lente di ingrandimento, mettendo in luce sia virtù eccezionali che prima non avevamo notato, quelle degli operatori sanitari, sia miserie e benefici:storie di ricchi e poveri, italiani e stranieri, delinquenti e persone per bene. È una fiaba, come quella con cui ci addormentavano da piccoli : C’era una volta, c’è ancora e ci sarà domani la diseguaglianza sociale! Poche misure, c’è la necessità di una protezione universale adeguata alle reali esigenze familiari per garantire una tutela maggiore. Come è possibile, una situazione sociale che deve riportare equità in una criticità evidente? La sensazione è che mentre il mondo cambierà, a non cambiare sarà invece la sua natura: quella di un sistema fondato sulla moltiplicazione delle disuguaglianze sociali. Sono storie di precarietà lavorativa che si riflettono poi sulla condizione dei figli di chi le vive. Spesso a fare la differenza è la situazione economica fragile dei nuclei familiari: mancano i soldi per avere accesso alla tecnologia e, quando si riesce, c’è da spartirsi i dispositivi. Stanno emergendo le testimonianze di genitori e figli che si contendono l’unico pc di casa tra “smart working” e “didattica a distanza“, o dove gli smartphone a disposizione non sono abbastanza all’avanguardia.

Mentre si esalta la didattica a distanza, si mette in mostra più che mai la violenza del divario tecnologico e, a braccetto, il fatto che l’istruzione resti un privilegio più che un diritto universale. Sono storie di precariato, discriminazioni e barriere che rivelano come una casa sia un presupposto necessario, ma non sufficiente per rendere lo #stateacasa sostenibile. È vero che uno Stato democratico si costruisce intorno all’ inalienabilità del diritto allo studio, ma uno Stato fondato sulla giustizia sociale si costruisce sul diritto all’apprendimento.

Oggi, il diritto allo studio passa attraverso il diritto alla connessione… Siamo davvero in presenza di una scuola rovesciata, dove allievi magari volonterosi, ma carenti di mezzi, che vivono in famiglie disagiate, sono messi nelle condizioni di non poter partecipare alla didattica o di farlo in modo precario. A molti bambini e ragazzi mancano i PC, mancano le connessioni stabili e con un numero di giga sufficienti a garantire l’ascolto di una lezione, manca un’educazione a un uso responsabile della rete, mancano le conoscenze per applicare semplici istruzioni o addirittura mancano degli spazi domestici adeguati in cui sia possibile svolgere le attività scolastiche. Per non parlare degli studenti con disabilità o dei bambini più piccoli che, per poter accedere a piattaforme, caricare e scaricare i materiali didattici, necessitano di una presenza costante di adulti, su cui non tutti i bambini possono contare.Nonostante le criticità evidenti,bisogna però riconoscere che la didattica a distanza ha permesso di portare avanti, seppur tra mille difficoltà, l’anno scolastico e soprattutto ha consentito di mantenere vivo il rapporto tra gli insegnanti e le loro classi; un passo importante, considerando il periodo di solitudine forzata e di malessere generalizzato.

La crisi innescata dal Covid 19 ha dunque ribadito e accentuato le disuguaglianze del sistema scolastico italiano. Si lancia,adesso, una sfida cruciale al tempo in cui è necessaria una democrazia sostanziale e non soltanto formale: quale scuola sta alla base di una società giusta? La strada da intraprendere, come sempre, dipende da noi. Il mito di Pandora narra che, dal vaso, uscì la speranza e la speranza possiamo conservarla come compagna di questa quarantena da covid, proprio perché l’#iorestoacasa è lungo, insicuro e solo nelle intenzioni dipende da noi. Ed è proprio la speranza che, quando ci troviamo in mille difficoltà, ci può far riprendere a vivere e a credere in un presente e in un futuro migliori.

Prof.ssa Raffaella Solano

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