‘Ndrangheta: Operazione “Cemetery Boss”

Alle prime ore della mattinata odierna, a conclusione di complesse e articolate indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria diretta dal Procuratore Giovanni BOMBARDIERI, la Squadra Mobile ha dato esecuzione all’ordinanza di applicazione di misure cautelari n. 7424/2012 R.G.N.R. D.D.A., n. 1744/2013 R.G.G.I.P D.D.A. e n. 33/2018 R.O.C.C. D.D.A., emessa – su richiesta della D.D.A. – dal G.I.P. presso il locale Tribunale il 15 Maggio 2020, nei confronti di 10 soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa e concorso esterno in associazione mafiosa.

9 soggetti sono ritenuti responsabili di associazione mafiosa per aver fatto parte, con ruoli diversi, della cosca ROSMINI e ZINDATO operanti nei quartieri Modena, Ciccarello e San Giorgio Extra. Un soggetto indicato è contestato il delitto di concorso esterno in associazione mafiosa.

L’attività di indagine – svolta dalla Sezione “Reati contro il Patrimonio” della Squadra Mobile, sotto le direttive dei Sostituti Procuratori della D.D.A. Stefano MUSOLINO e Sara AMERIO, a seguito della recrudescenza di episodi delittuosi di natura estorsiva verificatisi nella zona sud di Reggio Calabria – permetteva di accertare l’esistenza e l’operatività, all’interno del “locale” delimitato dai quartieri Modena, Ciccarello e San Giorgio Extra, di due distinte e pericolose organizzazioni mafiose, comunemente denominate:

  1. cosca Borghetto – Zindato – Caridi, operante nell’ambito della potente cosca LIBRI;

  2. cosca Rosmini legata alla più affermata consorteria dei SERRAINO.

Esse risultano storicamente connotate quali articolazioni territoriali della ‘ndrangheta che avevano preso parte attiva alla cd. “seconda guerra di mafia” [1985-1991], militando la cosca ROSMINI [unitamente alle famiglie Imerti, Condello, Saraceno, Fontana, Nicolo e Ficara] sul fronte antidestefaniano, avverso il quale si erano coalizzate le famiglie De Stefano, Libri, Tegano, Zito, Zindato, Postorino, Latella e Barreca [cartello destafaniano].

La ripartizione di quella porzione di territorio cittadino – tra le suddette cosche – costituisce un dato acclarato da pregresse attività investigative, svolte anche da questa Squadra Mobile, convenzionalmente denominate “Wood”, “Testamento” e “Alta Tensione”. In particolare nell’ambito di quest’ultima operazione di polizia, eseguita in data 29 ottobre 2010, venivano tratti in arresto esponenti di vertice della cosca ROSMINI, ovvero R. D. 1972, A. N. P. classe 1974 e M. O. 1965. Analogamente, all’esito dell’operazione denominata “Cartaruga” del 19.10.2012, sempre questa Squadra Mobile, traeva in arresto ulteriori affiliati alla stessa consorteria tra cui R.F. classe 1964, C. A. classe 1949 e M. C. classe 1985.

Grazie alle attività tecniche disposte nell’ambito della presente indagine in capo ai fedelissimi di G. F. [storico esponente della cosca ROSMINI], ovvero i germani C. N. e S. C. inteso “Peppe”, C. M. e A. G., inteso Pino, nonché alle dichiarazioni rese principalmente dai collaboratori di giustizia L. G. S. T., G. F. e D. R. E., è stato possibile individuare ulteriori associati che garantivano non solo una fattiva collaborazione ai componenti di vertice della cosca – quali devono essere considerati i predetti R. D., R. F. ed A. N. P. – ma anche linfa vitale e concreto contributo alla vita e all’attività dell’associazione stessa, soprattutto sotto il profilo materiale dell’operatività delittuosa.

Nello specifico, l’attività investigativa ha messo in luce il ruolo apicale ricoperto, in seno alla consorteria ROSMINI, dal carismatico G. F., referente imprenditoriale della cosca tanto per tutti i lavori edili da realizzarsi sul territorio di influenza e in particolare per quelli da eseguirsi nell’ambito del plesso cimiteriale di Modena. Egli è ritenuto infatti il vertice dei ROSMINI nel quartiere Modena. Rilevano in merito le dichiarazioni del collaboratore di giustizia L. G.S.T., soggetto di indubbio spessore criminale [in quanto già appartenente al sodalizio dei ROSMINI] il quale riferiva sull’ascesa criminale di G. F. – che A. G. [altro storico affliato] aveva presentato alla cosca – fino ad assumere il ruolo di referente della consorteria nel quartiere di Modena. Anche il collaboratore di giustizia G. F. lo indicava come uomo di fiducia di R. D. detto “il nano”, il quale lo battezzò presso il proprio domicilio prima del 1991 e attualmente, con il grado della santa, è il capo locale di Modena, nonché dominus indiscusso dei lavori al cimitero. In merito alla posizione del G., medesime argomentazioni provengono dal collaboratore di giustizia E. D. R. il quale lo ha indicato come esponente della cosca SERRAINO nel quartiere di Modena.

Nel corso dell’indagine è emerso che tutti hanno come punto di riferimento per quel territorio G. F.. Ed invero, le dichiarazioni dei collaboratori sulla centralità della figura di G. F. trovavano riscontro nelle risultanze dell’attività investigativa in quanto era proprio al G. che F. C. ed il suo braccio destro T. G. – esponenti di vertice [il primo] della cosca LIBRI – si rivolgevano per occupare un’immobile da consegnare alla compagna del C.. Il ruolo del G., in altri termini, è da ritenersi paritetico al ruolo del C. in seno alla consorteria mafiosa di appartenenza [LIBRI]. Inoltre due emissari di M. C., storico affiliato alla cosca SERRAINO, cosca quest’ultima federata ai ROSMINI, chiedevano a G. F. di intervenire presso i componenti la comunità rom per ottenere la restituzione di un motorino rubato.

A. G., storico e carismatico affiliato alla cosca ROSMINI, collaborava con le imprese edili di comodo e nella totale disponibilità dei ROSMINI al pari degli altri sodali; egli era punto di riferimento per l’esecuzione dei lavori edili all’interno del cimitero del quartiere Modena, ove la cosca era egemone grazie alla collaborazione del pubblico funzionario M. C..

Durante l’attività investigativa si era riscontrata, anche, la presenza constante – a fianco del cognato G. F. – di C. S. C., inteso “Peppe”, figura poliedrica nell’ambito dell’associazione mafiosa e legato allo stesso da un legame di natura criminale. C. ha dato prova di essere capace di muoversi sul territorio di Modena e di interfacciarsi con gli esponenti della comunità rom per la restituzione delle autovetture rubate. Si è, infatti, accertato come questi, in ragione della sua appartenenza alla locale criminalità organizzata al pari del C. M., sia stato più volte chiamato in causa da amici o parenti che avevano subito il furto di un’ autovettura nel territorio appannaggio della cosca ROSMINI. Il C. era il factotum del G.. Era lui che veniva costantemente chiamato dal cognato per i lavori edili di ogni tipo o per incontrare i clienti presso il cimitero di Modena e si metteva a completa disposizione del capo società. In altri termini C. S. C. era il terminale ultimo delle direttive del G.. Il collaboratore di giustizia L. lo indica come storico appartenente alla cosca R. che aveva fatto la gavetta criminale sin dai tempi in cui militava anche D. R. classe 1959.

In merito alla posizione di C. M. vanno, innanzitutto, richiamate le dichiarazioni accusatorie del collaboratore di giustizia L. che lo indica come affiliato alla cosca ROSMINI, particolarmente vicino al capo società GIORDANO ed in grado di operare per conto della cosca in diversi settori: edilizio, commerciale, nel recupero di autovetture trafugate, ecc. C. M. espletava la funzione di autista di G. F. occupandosi, altresì, della tutela dello stesso.

Tra gli indagati rileva anche la figura di N. C. il quale, da quanto emerso dalle investigazioni, in forza della parentela con il fratello C. S. C., inteso “Peppe” e con il piu carismatico G.F., è un punto di riferimento della cosca ROSMINI tanto da essere contattato da un esponente della cosca PESCE di Rosarno per cercare un posto di lavoro per due ragazze; immediata la messa a disposizione dell’appartenente ai ROSMINI che mandava un’imbasciata e nel giro di pochissimo tempo combinava un appuntamento di lavoro e si impegnava, infine, per garantire vitto ed alloggio, nel pieno rispetto delle logiche di ‘ndrangheta e nel buon nome della comune militanza nei circuiti unitari della criminalita organizzata. Nell’alveo del sodalizio godeva di prestigio criminale in ragione della sua vicinanza al G. ed al fratello, come poteva cogliersi nel corso di una conversazione in cui lo stesso dava atto di vantare un credito nei confronti del genero del boss G. TE., E. E. B., e di non avere timore della pesante parentela.

P. R. [parente di G. F.], associato di lungo corso, disponibile a curare la latitanza di affiliati, provvedeva alle necessita economiche lei congiunti di A. N. P., esponente di vertice della consorteria ROSMINI detenuto.

A. N., appartenente alla cosca [fratello del piu noto A.N.P., esponente di vertice della consorteria ROSMINI, di cui ha ereditato il ruolo] svolgeva compiti organizzativi partecipando alle decisioni inerenti la vita dell‘associazione ed impartendo le direttive agli associati. Il collaboratore di giustizia LIUZZO lo indica come storico affiliato alla cosca ROSMINI che aveva fatto la gavetta criminale sin dai tempi in cui militava anche D. R. classe 1959, sempre attivo nei settori criminali di interesse dalla cosca.

M. D. e R.R. erano a disposizione della cosca ZINDATO. In particolare, M. su incarico di Z. F., detto “Checco”, si occupava dello spaccio di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, deteneva armi da sparo e provvedeva alla risoluzione in stile mafioso delle controversie che coinvolgevano i sodali ed i terzi. R. era deputato all’attività di spaccio, assieme a M. e a Q. F. F. [ucciso in data 03 marzo 2014 nel Rione Modena]. La loro capacità di agire anche con metodologia violenta, tipica dell’associazione cui appartengono, è un dato che non proviene solo dalle dichiarazioni del collaboratore D. R., ma anche dagli esiti delle captazioni compendiate nella presente indagine come ad esempio quando R. riferiva a C. M. che avrebbe voluto bruciare il bar del C. N..

A lato della ricostruzione associativa, spicca la figura di un pubblico ufficiale, M.C., Dirigente responsabile del servizio cimiteriale del Comune di Reggio Calabria che – pur senza essere affiliato – prestava un costante ed effettivo contributo al perseguimento degli scopi illeciti dell’associazione mafiosa, assurgendo ad uomo chiave nello scacchiere criminale dei R.. Lo stesso vantava un rapporto particolareggiato, esclusivo e confidenziale con il referente imprenditoriale della cosca G. F. e gli altri sodali C. S. C., inteso “Peppe” e C. M.. M., in più occasioni, contattava telefonicamente G. F. e C.S. C., inteso “Peppe”, pianificando con gli stessi incontri de visu e gli stessi dipendenti del M. fungevano da segretari del duo C.-G.. Acconsentiva che gli appartenenti alla cosca ROSMINI, senza essere titolari di alcuna ditta, operassero indisturbati nella realizzazione di ogni lavoro edile all’interno del cimitero di Modena.

Il collaboratore di Giustizia L. ha riassunto in maniera plastica i rapporti economico-criminali tra il prevenuto ed i R. riferendo che, al cimitero di Modena, il monopolio assoluto sui lavori [tumulazioni, estumulazioni, edificazione e ristrutturazione di cappelle funerarie] era in mano a G. F. e A. G. e che tante ditte avevano tentato di “entrare” nei lavori in quel cimitero, ma difficilmente erano riuscite nel loro intento. Dall’attività tecnica emergeva che nei locali dell’ufficio comunale, all’interno del cimitero, era di fatto ubicata la sede amministrativa del G. e del C. dove, in diverse occasioni, i due ricevevano clienti, stipulavano accordi, formalizzavano vendite con i privati cittadini che richiedevano interventi edili all’intermo del cimitero. Il contributo che forniva il M. alla cosca era indispensabile per imporre il monopolio dei lavori edili in favore del G. [e dei suoi sodali], contribuendo alla conservazione ed al rafforzamento dell’associazione, consapevole che senza il suo apporto i ROSMINI non avrebbero mai potuto lavorare all’interno del cimitero. Il funzionario comunale, cosi facendo, aveva consegnato agli uomini dei ROSMINI l’intero plesso cimiteriale, mettendo a disposizione del sodalizio i suoi sottoposti e la sede degli uffici comunali.

L’inchiesta ha dimostrato anche come alcuni soggetti, in ragione della loro appartenenza alle cosche ROSMINI e ZINDATO e della consapevolezza di potere essere destinatari di provvedimenti di custodia cautelare o di misure di prevenzione personale e patrimoniale, consapevolmente abbiano posto in essere un’accurata attività di fittizia attribuzione della titolarità di attività imprenditoriali al fine di eludere i controlli delle forze dell’ordine e le disposizioni di legge in tema di misure di prevenzione.

Ed invero, su richiesta della D.D.A., il G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria ha disposto il sequestro preventivo delle seguenti imprese [nelle more divenute non operative] che è stato notificato dalla Squadra Mobile contestualmente agli arresti:

  1. Impresa individuale N. R. sedente a Reggio Calabria, intestata a N. R., avente ad oggetto la gestione della impresa di pulizie denominata “S.” e quella dell’esercizio commerciale denominato “V. B.” sedente a Reggio Calabria;

  1. Impresa individuale “S.V. di M. P. C.”, sedente a Reggio Calabria, di fatto di proprietà di C. N.

comunicato stampa – Questura di Reggio Calabria 

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