Marziale: “La situazione alla ASP di Reggio Calabria non può più continuare a rimanere così”

“La situazione alla ASP di Reggio Calabria non può più continuare a rimanere così. In riferimento a svariati contesti di cura, cui i minori hanno diritto, si continuano a registrare disservizi ex novo o che, datati, quando sembrano essere risolti in realtà si perpetuano. La situazione si è fatta davvero pesante”. A lanciare l’allarme, è il sociologo Antonio Marziale, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria, che così continua: “Oltre alle segnalazioni scritte, mi sono recato all’ASP più volte per tentare di trovare una soluzione alle problematiche dei bambini, sempre ricevuto dai commissari, più frequentemente dal prefetto Meloni, ho ricevuto rassicurazioni, ma le situazioni rimangono tali e quali, se non addirittura aggravate dal tempo”.

“Penso – afferma il Garante – all’erogazione dei presidi sanitari per minori diabetici e alla motivazione che mi viene fornita ad ogni puntuale ritardo nella consegna, ossia la mancanza di Tizio o Caio dall’ufficio, per ferie o per malattie, e il consequenziale blocco dell’iter. I genitori, prima di rivolgersi a me, sono costretti a telefonare incessantemente all’Asp per richiedere le forniture con scarsi risultati. Come quel padre che, recatosi a ritirare i presidi alla Asp per il proprio bambino, si è sentito dire da una infermiera che in realtà sono stati consegnati ad un altro. E questo non è che un esempio tra molteplici, anche sul piano delle cure per bambini autistici, come Matteo, che nonostante leggi e un’ordinanza del Tribunale Civile di Reggio Calabria, continua a non vedersi riconosciuto il proprio diritto ad una cura specifica”.

“La cosa che più desta in me ulteriore disagio – dice Marziale – è che, rivolgendomi al Ministero della Salute, mi è stato detto che i commissari relazionano al Ministero dell’Interno, essendo loro da quest’ultimo nominati. Allora, mi sono relazionato con il Ministero dell’Interno e oltre ad una convocazione del prefetto Massimo Mariani, con il quale mi rapporto comunque spesso trovando un interlocutore sensibile e attento, non ho ottenuto nient’altro. Sono sinceramente stanco di giocare al cane che si morde la coda, perché mentre qui si gioca – conclude il Garante – troppi bambini rischiano di non potersi curare ed aggravarsi, tenendo sempre presente che molte delle famiglie coinvolte sono indigenti”.

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