Serve un esame di coscienza: una nuova sfida per la magistratura!

C’è chi disonora la divisa e chi, ancor di più, la toga …sentenze con motivazioni e dispositivi spesso frutto di un veloce “copia e incolla”.

La giustizia italiana è affidata tal volta a magistrati degni di grande rispetto, altre volte però a decidere delle sorti di un giudizio vi sono magistrati che farebbero bene a rimettere mano allo studio di manuali, codici di procedura. Una grossa fetta di magistrati,dalla scarsa preparazione o dalla facile corruzione, ormai è sotto gli occhi di tutti ed è anche attestata dal quotidiano ribaltamento di sentenze di merito da parte della Corte di Cassazione, che fin troppo spesso è costretta a intervenire per correggere errori talvolta “imbarazzanti”. E i tempi si allungano… E’ la Costituzione, dunque (alla quale egli ha giurato fedeltà) la tavola dei valori cui il magistrato deve far riferimento nell’esercizio ed ergersi a tutore della legalità violata. Il magistrato italiano è chiamato all’assunzione di forti responsabilità e mai, come in questi momenti, ha il dovere di contraddistinguersi oltre che per equilibrio di giudizio, pacatezza, ragionevolezza, anche per il dovere di farsi parte attiva di proposte concrete e a stringersi intorno a un nucleo di valori fondamentali,che lo renda meritevole di fiducia e apprezzamento all’esterno, ricordandosi che la Giustizia è amministrata in nome del popolo italiano e che costituisce un servizio alle persone in cui il protagonista non è il magistrato, ma il singolo caso trattato e le persone e/o i beni della vita in esso coinvolti.

È la coscienza sociale lo strumento per interpretare la Costituzione e per suggerire le soluzioni ai problemi. E’ attraverso essa che il giudice deve interpretare la Costituzione e la legge e non secondo proprie personali convinzioni o conoscenze! Oggi, il magistrato “tipo” è una persona molto preparata tecnicamente e che lavora con scrupolo e abnegazione, ma che spesso non si rende conto – proprio perché questo dialogo con la società civile spesso manca – che il fine ultimo del suo lavoro deve essere quello di rendere un alto e nobile servizio alla collettività. La crisi della giustizia rende,dunque, evidente la necessità di una rigenerazione interna a partire dalla formazione della coscienza dei giudici!

Prof.ssa Raffaella Solano

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