Gioia Tauro (RC). Operazione “Married”. 3 fratelli in arresto

Eseguita l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Palmi a carico di 3 fratelli S. di Gioia Tauro, in esito ad investigazioni condotte dal Commissariato di Pubblica Sicurezza di Gioia Tauro, con il coordinamento della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palmi.

All’alba odierna – in esito ad investigazioni avviate lo scorso giugno dalla Sezione Investigativa del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Gioia Tauro, con il coordinamento della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palmi, diretta dal Procuratore Dott. Ottavio Sferlazza, e del Sost. Proc. della Repubblica Dott. Giorgio Panucci – gli Agenti della Polizia di Stato hanno tratto in arresto i fratelli S. C. cl.96, S. R. cl.96 e S. P. cl.89. Per i gemelli S. C. e Rocco, il GIP di Palmi ha disposto la custodia in carcere, mentre per la sorella P., sono stati disposti gli arresti domiciliari.

Ai tre fratelli S. (che hanno ispirato il nome in codice dell’operazione di P.G. odierna: “married“, in inglese, “sposato“, appunto), si legge sull’OCC, vengono contestati i seguenti titoli di reato.

  • Concorso in danneggiamento aggravato, per avere, S.P., quale mandante ed istigatrice, ed i gemelli S.R. e C., quali esecutori materiali, con l’uso di un fucile a canne mozze di aumentata lesività e con le canne segate “a lupara”, danneggiato, a Rosarno, l’autovettura di proprietà di C.S. (fratello del marito di S.P., C.N.), esplodendo un colpo di fucile e rendendo inservibile la parte posteriore del veicolo.
  • Concorso nel reato di spari in luogo pubblico, in relazione al danneggiamento aggravato appena sopra descritto.
  • Concorso nel reato di detenzione illecita delle cartucce cal. 12 per il fucile a canne mozze utilizzato per danneggiamento aggravato appena sopra descritto.
  • Concorso nel reato di calunnia, per avere, in concorso morale tra di loro, S.R., quale istigatore, S. P., quale esecutrice materiale – al fine di procurare ai gemelli S.R. e S.C. l’impunità in relazione al danneggiamento a colpi d’arma da fuoco sopra descritto – falsamente incolpato di esso, pur sapendolo innocente, un altro loro fratello, S.V., risultato totalmente estraneo ai fatti da cui sono scaturiti gli arresti odierni. Più precisamente, su direttiva di S.R., nel corso dell’assunzione a sommarie informazioni ex art. 350 c.p.p., con l’assistenza del proprio difensore, S.P., oltre ad autoaccusarsi del descritto danneggiamento, affermava falsamente di esser stata affiancata e supportata nell’esecuzione di esso, dall’altro fratello, S.V., circostanza, questa, non vera, trattandosi come detto, di persona totalmente estranea ai fatti per i quali si è proceduto.

I fatti contestati nella misura cautelare sono stati commessi, a Rosarno, all’alba del 10 Giugno scorso. Lo scorso 9 Giugno 2020 si presentava presso il Commissariato di Pubblica Sicurezza di Gioia Tauro S. P-, che denunciava una lunga serie di maltrattamenti, consistenti in minacce, percosse e lesioni, subìte, negli anni, dal marito C.N. nel corso della convivenza matrimoniale. Nel corso della “sofferta” denuncia presentata ai Poliziotti del Commissariato, la donna affermava di essere vittima di comportamenti violenti del marito oramai da anni (in particolare, dall’inizio della tossicodipendenza di quest’ultimo).

La tossicodipendenza l’aveva trasformato in soggetto violento e manesco nei confronti della moglie, mentre ai cinque figli nati dalla loro unione, a detta della donna, non era stato comunque, rivolto alcun comportamento lesivo o aggressivo. Le percosse subìte dalla S.  sovente le avevano provocato lesioni ed ecchimosi tanto che, in varie occasioni, la donna, dichiarava nella denuncia, di essersi recata presso il pronto soccorso degli ospedali di Gioia Tauro e Polistena, ricorrendo alle cure dei sanitari ai quali, tuttavia, non aveva mai raccontato la vera causa delle lesioni, giustificandole, di volta in volta, come incidenti domestici.

L’ultimo episodio, in ordine di tempo, riferito dalla donna ai Poliziotti il 9 giugno scorso, si era verificato due giorni prima: una violenta lite per ragioni economiche legate all’impiego di danaro di famiglia per l’acquisto, da parte del C., di sostanza stupefacente. La lite, secondo il racconto della donna, era gravemente degenerata in un’aggressione violenta a seguito della quale la S. aveva deciso di andare via definitivamente da casa, assieme ai figli, trasferendosi dalla casa coniugale di Rosarno a quella del padre adottivo, a Gioia Tauro.

Sin qui, i fatti contenuti in quella che pareva, inizialmente, una accorata e genuina richiesta di aiuto di una donna indifesa, asseritamente vittima di violenze e soprusi da parte del marito violento e pericoloso. Tuttavia, gli episodi esposti in denuncia e le riferite violenze e maltrattamenti assumevano “connotati del tutto particolari” (per come il Giudice li ha descritti), allorquando, nella nottata il 10 Giugno 2020 (il giorno dopo la denuncia.) a Rosarno, veniva danneggiata con un colpo di fucile cal.12 caricato a palla asciutta, l’autovettura di C.S., fratello di C.N., marito di S.P.. Già nelle prime fasi delle indagini, pareva evidente che il danneggiamento subìto dal fratello di C.N., fosse da ricondursi ad una reazione, una vera e propria ritorsione violenta, messa in atto dai fratelli della S.P., ovvero i gemelli S.R. e S.C., personaggi ben noti a quest’Ufficio, gravitanti negli ambiente della criminalità organizzata di Gioia Tauro ed entrambi con numerosi pregiudizi per rapina ed altri gravi reati.

A seguito di tale evento delittuoso, il Commissariato di Pubblica Sicurezza di Gioia Tauro si attivava al fine di raccogliere indizi utili all’esatta ricostruzione dei due eventi, evidentemente collegati tra loro: denuncia per violenze e maltrattamenti e grave danneggiamento con colpi d’arma da fuoco. L’attività info-investigativa condotta trovava un primo riscontro quando, nella notte dell’11 giugno 2020, Agenti della Polizia di Stato, a San Ferdinando, rinvenivano,occultato tra i cespugli, un fucile cal.12 e 7 cartucce dello stesso calibro caricate a palla asciutta.L’arma risultava essere stata modificata a “lupara” con il taglio delle canne e il manico, al fine di aumentarne la potenzialità e la portabilità. Che il danneggiamento cagionato ai danni della famiglia C., fosse stata opera dalla famiglia S., trovava pieno riscontro in data 13 giugno 2020, quando, presso il Commissariato, si presentava S. P. che intendeva verbalizzare delle dichiarazioni inerenti il danneggiamento perpetrato a Rosarno ai danni dell’autovettura in uso a C. S., fratello di C. N.. In sede di spontanee dichiarazioni e successive sommarie informazioni, la predetta confessava di essere stata l’ideatrice e l’esecutrice del danneggiamento, messo in atto come atto ritorsivo nei confronti di C. N. .La donna riferiva precisi dettagli anche sull’arma utilizzata per il danneggiamento, che risultava perfettamente compatibile con quella rinvenuta e sequestrata da personale di questo Ufficio in data 11 giugno 2020, nel territorio di San Ferdinando.

Per quanto riguarda la descrizione del modus operandi relativo alle fasi del danneggiamento, la S. incorreva in palesi contraddizioni, ammettendo anche di voler realizzare l’omicidio del marito, C. N., e del suocero, come vendetta delle violenze subìte da entrambi, padre e figlio, per anni. Sicchè, la Polizia di Stato, sapientemente coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palmi, avviava mirate attività d’intercettazione che, come sempre, si rivelavano preziose alla fedele ricostruzione della vicenda. Una vicenda dalla quale emergeva che i fratelli S. avessero architettato una vera strategia al fine di sviare le indagini e non consentire al Commissariato di Pubblica Sicurezza di Gioia Tauro di identificare i reali esecutori del grave danneggiamento subìto dalla famiglia C., consentendo, al tempo, stesso, alla donna di creare, a seguito del danneggiamento con quelle modalità particolari, un clima tale da indurre il marito a lasciarla, ad andare via di casa per il timore di altre e più gravi iniziative contro di lui.

In una di tali conversazioni telefoniche – intercettate tra SPOSATO Pamela ed un uomo – emergeva, oltre ai gravi dissidi familiari tra la SPOSATO ed il marito,un quadro tutt’altro che chiaro a carico sulla posizione della donna in merito alla vicenda: “… IO VOGLIO STARE LIBERA….PER FARMI I C… MIEI, COME VOGLIO IO, MUOVERMI COME VOGLIO IO E TUTTE COSE…”. Nella stessa conversazione, emergeva un terribile quadro familiare fatto di ipocrisie e conflitti asperrimi. Tali conflitti familiari, dovuti a condotte quantomeno censurabili di entrambi i “coniugi” portavano la S. P. a mettere in atto un vero e proprio piano per “liberarsi” del marito al fine di poter condurre autonomamente la propria vita e, non essendo soddisfatta della denuncia prodotta presso gli Uffici del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Gioia Tauro, metteva in atto azioni tali da indurre un forte stato di paura nel marito, come emerge da altra conversazione intercettata in cui la donna, rivolta ad altro interlocutore uomo riferiva:“….POI TE LO DICO IO SE SONO ANDATA A DENUNCIARLO PER PEDOFILIA, CHIEDIGLI COSA GLI HO FATTO E ADESSO SI STANNO CACANDO ADDOSSO..”.

Nel prosieguo delle investigazioni, poi, emergeva, chiaro, il pieno coinvolgimento, nella vicenda, anche dei gemelli S. R. e S. C. Dalle operazioni di intercettazione, difatti, emergevano le preoccupazioni dell’odierno arrestato S. C. durante le fasi delle spontanee dichiarazioni della sorella. In particolare,in una conversazione telefonica, lo S. C. chiedeva alla madre se avessero “…FATTO ALTRE DOMANDE”, facendo chiaramente intendere se i verbalizzanti della Polizia di Stato avessero creduto alla versione resa da S. P., chiedendo, inoltre, se la sorella avesse fatto qualche nome. La madre rispondeva di non esserne a conoscenza. Tale conversazione cristallizzava, attraverso il timore di essere scoperto, la responsabilità di S. C. nel danneggiamento perpetrato ai danni di .

Dalle attività tecniche d’intercettazione emergeva, quindi, un quadro familiare dei fratelli SPOSATO complesso e sfaccettato, fatto di alleanze tra fratelli – come nel caso del danneggiamento, in cui Pamela, incensurata, non esita a mentire ai Poliziotti nel chiaro intento di coprire i fratelli Rocco e Cosma, entrambi con svariati precedenti per rapina ed altri gravi reati, nonchè reali esecutori della fucilata – ma anche di odi e sentimenti di reciproci rivalsa tra di loro.

Come nella sera del26 giugno 2020, quando i familiari di SPOSATO Pamela venivano a conoscenza della sua relazione extraconiugale. Numerose erano le intercettazioni, riportate anche nell’OCC, dalle quali emergeva la rinnovata aggressività e desiderio di rivalsa della famiglia SPOSATO nei confronti di SPOSATO Pamela e del suo segreto amante. Sentimenti che si concretizzavano in una vera e propria caccia all’uomo messa in atto da SPOSATO Cosma, il quale asseriva, più volte, di voler uccidere l’amante della sorella e, se fosse stato necessario, anche la madre e la sorella di quest’ultimo.Durante una di queste conversazioni, oltre le svariate minacce di morte nei confronti dell’amante di Pamela, lo SPOSATO Cosma asseriva testualmente: “non gli sparerò la macchina ma gli sparerò direttamente la testa .Affermazione, questa, che risultava chiaramente riconducibile al danneggiamento cagionato all’autovettura della famiglia C.

I chiari elementi sin qui emersi a carico di S. P., S. R. e S. C., ascrivibili alle condotte criminose che culminavano con il danneggiamento dell’autovettura dei C. e il piano omicidiario nei confronti dell’amante di Pamela, si cristallizzavano, con maggior chiarezza, con l’evidente pericolo di fuga dei gemelli R. e C. S., emerso dalle risultanze delle attività tecniche. Comportamenti elusivi e guardinghi dell’intero nucleo familiare S., attentamente monitorato grazie alle attività tecniche d’intercettazione. Nucleo familiare che teneva costantemente aggiornati R. e C. S., sui movimenti delle autovetture delle Forze dell’Ordine, al fine di evitare “sorprese”. Sino a stamane, quando sono stati tratti in arresto.

comunicato stampa  – Questura di Reggio Calabria

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