CEC, Mons. Vincenzo Bertolone. “La rivoluzione culturale mancata”

«Cultura è presa di possesso della propria personalità, è conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere il proprio valore storico, la propria funzione nella vita, i propri doveri»
La chiave di lettura dei fatti e dei misfatti che da qualche settimana a questa parte tormentano la già bistrattata Calabria è nelle parole di Antonio Gramsci. Negli ultimi giorni, con foga crescente, quasi in una gara a creare confusioni nuove per cancellare quelle vecchie, peraltro ogni volta con puntuale colpo di spugna su responsabilità che pure, oggettivamente, sono diffuse e non di singoli o di una parte sola, divisioni e rancori hanno prevalso sulla scena. Risultato? Problemi infilati sotto il tappeto come polvere, risposte poche, soluzioni ancor meno. Nell’ansia di dimostrare la propria estraneità a tali fatti e misfatti, si dimentica che la politica – intesa nel suo significato etimologico di tecnica del governo – non è soltanto gestione di questo o quell’ufficio o potere specifico, ma anche prospettiva e visione, confronto ed elaborazione. Soprattutto, ci si dimentica che essa, nella sua accezione più ampia, non è appannaggio di pochi, ma esercizio (quotidiano) di tutti e di ciascun cittadino. L’errore più grave è delegare tutto ad uno, o a qualcuno, sperando che questo basti per cambiare. E poi sempre ricominciare, scordando la coerenza rispetto ad un presente che noi stessi abbiamo contribuito a creare, spesso senza coscienza del passato e del suo ripresentarsi. «Nella vita abbiamo solo due o tre occasioni per dimostrarci eroi; ma ad ogni istante abbiamo quella di non essere vili», scrive il romanziere francese René Bazin. Che vuol dire? Che è ben gravosa, più d’ogni altra cosa, la fedeltà quotidiana ai propri impegni. È ammirevole chi in un impeto si getta in acqua per salvare, al costo della propria vita, chi sta per annegare. Ma almeno allo stesso modo va ammirata una madre che sacrifica ogni istante della propria esistenza per un figlio, un cristiano che non si discosta dalla fede pagandone il prezzo, la persona che si consacra alla sua missione ogni giorno senza suonare la tromba davanti a sé. Ecco: tutti costoro testimoniano la grandezza della loro anima e incarnano un eroismo quotidiano, fatto di piccole cose. In un tempo in cui impera ciò che fa notizia sensazionale, sottrarsi a una responsabilità, magari modesta ma continua, è tentazione forte che si trasforma a volte in viltà, perché a venir meno non è l’indignazione o la spinta all’atto eroico, solenne e unico, ma al coraggio del giorno dopo giorno. Vince, insomma, il desiderio di cavarsela col minore sforzo possibile, a tutela di una vita quieta. E senza coscienza, senza comprensione della propria personalità e dei propri doveri, viene meno la cultura, si schiude la via alla subalternità. E la Calabria, un po’ alla volta, inesorabilmente muore.
P. Vincenzo Bertolone S.d.P.
Arcivescovo di Catanzaro – Squillace

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