L’impatto del Covid sul mercato alimentare: scenari attuali e futuri

La pandemia del Covid 19 che ha stravolto il mondo nel 2020 ha avuto degli impatti fortissimi sulle abitudini e sull’economia di praticamente tutte le nazioni del globo. L’Europa, assieme a Stati Uniti e Cina, è stata uno dei continenti più colpiti non solo dal punto di vista sanitario ma anche economico. L’Italia purtroppo è in testa alle nazioni europee per gli effetti negativi provocati dalla pandemia, essendo anche il primo Stato ad aver dovuto affrontare una situazione che non si verificava dai primi anni del ‘900.

Il mercato alimentare è stato uno dei settori che ha sofferto dal punto di vista economico, anche se alcuni comparti sono riusciti a superare il periodo del lockdown meglio di altri. Grazie anche alla possibilità di fare acquisti presso discount e grandi supermercati, la spesa alimentare si è mantenuta abbastanza costante. 

Come indicato dal portale Kimbino.it, un collettore indipendente di flyer della GDO, il volantino Eurospin è stato uno dei più cliccati durante i mesi del 2020: le varie offerte che solo la distribuzione su vasta scala sa offrire, hanno dimostrato di essere estremamente convenienti per molti italiani, già duramente colpiti dalla crisi Covid. 

Non tutti i settori alimentari però sono rimasti quasi indenni dalla pandemia: un comparto importante come quello della ristorazione ha subìto un forte calo dei guadagni. Due le motivazioni principali: oltre a quella più immediata, derivante dalla chiusura totale che è stata imposta durante la primavera, c’è stata anche la limitazione dei pasti consumati dai lavoratori nella pausa pranzo o, più semplicemente, la pausa caffè. La chiusura protratta di diverse attività anche a seguito del lockdown e la modalità in smart-working, sempre più diffusa, ha tolto una fetta di clientela importante a bar e ristoranti, già fortemente penalizzati dalla pandemia.

Un futuro incerto

Se finora il mercato alimentare ha retto meglio di altri la crisi provocata dal Covid, gli scenari per il futuro potrebbero essere un po’ meno positivi. La seconda ondata di pandemia che si è innescata in autunno rischia infatti di aver effetti ancora più dirompenti rispetto alla prima, a causa della già fragile situazione lasciata dalla precedente ondata del virus. Anche in questo caso però occorre distinguere tra comparti, in base a quelli che sono stati i comportamenti dei consumatori nei mesi di lockdown.

La spesa alimentare delle famiglie ha visto un aumento del 18%, conseguenza del fatto che praticamente tutti i pasti venivano consumati in casa, o comunque preparati in casa per i lavoratori che si recavano presso le sedi lavorative. Le festività pasquali hanno inciso ulteriormente sul budget di spesa che, come tradizione, è più generoso nei periodi di festa. Ma è stato anche lo stile di vita imposto dalla chiusura generalizzata a spingere i consumi alimentari: bene o male, i generi alimentari hanno rappresentato la valvola di sfogo di lunghe giornate trascorse in casa, interrotte solo dall’uscita al supermercato o della preparazione di qualche pietanza.

Un vero e proprio boom è stato registrato dal servizio di delivery, che ha supplito – in parte – all’impossibilità di recarsi nei ristoranti e alla paura di uscire: l’aumento delle richieste di consegna a domicilio è stato del 160%, diviso tra spesa alimentare e pasti consegnati a casa. Le previsioni per gli ultimi mesi del 2020 non sono comunque rosee nemmeno per questo settore. Gran parte del delivery sta già registrando una contrazione nelle richieste, e la spesa alimentare sembra subire un leggero calo.

Inutile indicare le probabili cause: il periodo estivo è stato troppo breve per dare un respiro sufficiente alla ripresa dell’economia, anche solo domestica. La cassa integrazione per i dipendenti e la contrazione della domanda per le aziende sono due realtà già sperimentate, e che non hanno lasciato un buon ricordo.

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