CSM. Ok a nuova circolare su organizzazione procure: più trasparenza

(DIRE) Roma, 16 Dic. – Il Plenum del Csm ha approvato a maggioranza, con la sola astensione del laico Alessio Lanzi, la delibera di VII Commissione sulla nuova circolare sull’organizzazione delle procure con l’obiettivo di una maggiore trasparenza interna anche nella designazione degli incarichi degli uffici. Per la Presidente della VII Commissione, Ilaria Pepe, con le modifiche alla circolare del 2017 si punta “con interventi di normazione secondaria ad interpretare la norma primaria e le attribuzioni del ruolo del Procuratore, improntandoli al principio di responsabilita’ e valorizzando la centralita’ del progetto organizzativo”. Per il consigliere togato Sebastiano Ardita occorre “dare un segnale chiaro, e cioe’ che il Csm non vuole una gestione burocratica della procura, ma incoraggia quei procuratori che ricercano le grandi collusioni tra mafia e istituzioni; le deviazioni della politica e dei soggetti istituzionali; i fenomeni di corruzione. Ossia, occorre privilegiare quei reati che creano altri reati; che determinano un moltiplicatore del disagio sociale che conduce poi alla creazione di ulteriori reati. Il nuovo ordinamento giudiziario- continua Ardita- ha tentato invece di burocratizzare la funzione delle procure. Il Csm negli anni non ha saputo dare una risposta adeguata per evitare che cio’ accadesse. Nella scelta dei magistrati da assegnare ai gruppi o in Dda il procuratore deve potere scegliere chi per cultura, indipendenza e coraggio e’ capace di attuare e garantire questo impegno di alto profilo. Oggi vorremmo migliorare i rapporti tra Procuratore e sostituiti, ridando dignita’ al ruolo dei sostituti, perche’ va premiato chi svolge le grandi indagini sulle collusioni tra mafia e istituzioni, sulla corruzione”. Il Consigliere togato indipendente Nino Di Matteo, dopo aver espresso condivisione per le parole del collega Sebastiano Ardita, ha sottolineato che “serve una maggiore garanzia della trasparenza delle scelte del procuratore e pari dignita’ all’interno dell’Ufficio”, perche’ c’e’ sempre il rischio in agguato, con la riforma del 2006 tuttora vigente, che “l’autonomia e l’indipendenza dei pm venga sottoposta ad attacchi interni” “attacchi che sono ben piu’ subdoli di quelli esterni”. L’imperativo, continua Di Matteo, e’ quello “di non imbrigliare con lacci i procuratori, continuando a combattere contro la deriva di gerarchizzazione delle Procure che abbiamo accettato supinamente nel 2007, evitando derive burocratizie”. Il consigliere togato ha anche ricordato che quando entro’ in magistratura nel ’91 “lo spirito dei giovani pm era diverso: si viveva un clima dove il Procuratore era considerato un primus inter pares e ciascuno si sentiva libero di poter esercitare le proprie indagini in piena autonomia. Oggi e’ cambiato il Dna del pubblico ministero, in termini di acquisizione di benevolenza e noi questa deriva dobbiamo combatterla. Dobbiamo incoraggiare, invece, i giovani magistrati a valorizzare autonomia ed indipendenza delle scelte. Il nostro punto di vista irrinunciabile deve essere sempre quello del sostituto procuratore. Dobbiamo mantenere questa visuale perche’ il carrierismo in questo momento e’ il male oscuro della magistratura”. Per quanto riguarda la Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Di Matteo, precisando di non riferirsi solo alla sua vicenda personale, ha spiegato che “certe regole della Circolare del 2017, quali quelle sulla revoca, si fondano su un equivoco, e su questo equivoco si sono consumate pagine tristi; anche con sottrazione di indagini a colleghi che si erano molto esposti, indagando a fondo su mafia e stragi”.  Il togato Antonio D’Amato ha espresso apprezzamento “per lo sforzo e per il metodo seguito dal Csm, a partire dal monitoraggio costante sugli assetti organizzativi delle Procure in questi tre anni di vigenza della Circolare del 2017. Da questa analisi- ha detto durante il plenum- sono emerse delle criticita’ a cui si e’ voluto porre rimedio migliorando il testo precedente: si e’ voluto ancorare il potere del Procuratore a criteri di trasparenza con l’obbligo di motivazioni congrue nelle scelte adottate. Trasparenza e responsabilita’ insieme a controllo e verifica da parte dell’organo di autogoverno; con questa nuova Circolare il Csm ha fatto un grande sforzo per avere un pm che sia valutato per la propria attivita’ giudiziaria e non per la visibilita’ mediatica delle sue inchieste”. Apprezzamento per la nuova circolare e’ stato espresso dai togati di AreaDg (Dal Moro, Cascini, Chinaglia, Suriano e Zaccaro) che hanno sottolineato come “l’analisi dei progetti organizzativi abbia consentito alla Commissione di individuare alcuni punti sui quali appariva necessario rafforzare alcune indicazioni della circolare vigente, sempre nella finalita’ di garantire i principi di trasparenza e responsabilita’ nella direzione dell’Ufficio di Procura, di autonomia, anche interna, dei magistrati dell’Ufficio e il ruolo di controllo e verifica da parte del circuito del governo autonomo”. Per il togato Cascini, si tratta di “un lavoro importante anche dal punto di vista culturale, su cui c’e’ ancora un grosso percorso da fare, perche’ si parte da una legge “sbagliata” quella del D.lgsv 2006/7; cha ha sostituito il principio del potere diffuso per assegnarlo tutto al Procuratore Capo. La storia ci ha insegnato che e’ il governo delle leggi e non degli uomini che garantisce la comunita’. L’autonomia dei magistrati si garantisce garantendo liberta’ nel loro agire”.  L’unico astenuto sulla circolare Procure e’ stato il Consigliere laico Alessio Lanzi che ha spiegato il proprio non voto con “l’estranieta’ a molti degli argomenti trattati: si tratta infatti- ha detto durante il plenum- di tematiche che riguardano sempre e solo l’organizzazione dell’ufficio. Qui non si e’ proprio affrontato il tema del processo penale, la posizione delle parti private, dei cittadini, delle liberta’ personali e patrimoniali; questi temi sono del tutto assenti nella Circolare”.u’ Per il Procuratore Capo, ha aggiunto Lanzi, “e’ poi previsto un visto che si sottolinea essere di sola presa di conoscenza. In realta’ l’esperienza insegna che spesso l’intervento consapevole del Capo dell’Ufficio ha consentito di raddrizzare delle storture su indagini e liberta’ personali e patrimoniali. L’intervento di un Capo della Procura preparato e autorevole e’, infatti, sempre una clausola di garanzia per l’indagine. Soprattutto il laico Lanzi, sottolinea che, mentre viene espressamente prevista l’Interlocuzione tra il Procuratore della Repubblica e il Presidente del Tribunale per la programmazione e l’organizzazione dei dibattimenti, non e’ invece prevista in alcun modo una interlocuzione con le difese che in realta’ rappresentano i diritti dei cittadini”. (Mar/ Dire) 17:17 16-12-20

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