Etiopia. Tigray, Msf: Milioni senza accesso a cure, tanti in fuga

Roma, 19 Gen. – Nella regione etiope del Tigray “decine di migliaia di sfollati” sono fuggiti nelle montagne o in zone rurali o “vivono in edifici abbandonati o in cantieri in costruzione” nei pressi di alcune delle maggiori citta’, in una condizione di “accesso limitato a cibo, acqua pulita, riparo e cure mediche”. Milioni invece sono le persone che “non hanno accesso alle cure mediche di base” nella zona centrale della regione. A riferire la situazione e’ il team della ong Medici senza frontiere (Msf), attivo nella regione dell’Etiopia settentrionale dal mese scorso per prestare soccorso alle migliaia di persone fuggite dal conflitto che a novembre ha visto contrapporsi governo federale e truppe leali all’esecutivo ribelle tigrino. Msf rende noto che “circa 58.000 si sono rifugiati in Sudan” dove l’ong offre cure e assistenza al confine, mentre “molte altre persone sono sfollate in citta’ o aree remote dell’Etiopia, a volte intrappolate in zone di conflitto”. Nelle aree del Tigray accessibili alle equipe di Msf, si legge in un comunicato, “decine di migliaia di sfollati vivono in edifici abbandonati o in cantieri in costruzione a ovest e nord-ovest delle citta’ di Shire, Dansha e Humera o nelle aree orientali e meridionali della regione”. Al personale della ong e’ stato inoltre riferito che molti “si sono nascosti sulle montagne e in aree rurali della regione”. Msf rende noto che “in alcuni luoghi non c’e’ elettricita’, acqua corrente, rete telefonica e le banche sono chiuse. Molte persone hanno paura di ritornare a casa per motivi di sicurezza e spesso non hanno modo di contattare i parenti o di acquistare beni essenziali per la famiglia. Alcuni ospitano parenti sfollati provenienti da altre aree della regione, nonostante comporti difficolta’ maggiori”.

Nel comunicato si specifica anche che “il conflitto e’ scoppiato nel periodo del raccolto in una regione in cui la produzione era gia’ stata fortemente danneggiata dalle locuste del deserto, peggiorando ancora di piu’ la situazione”. Prima dell’inizio dei combattimenti, rende infatti noto Msf, “circa un milione di persone gia’ dipendeva dagli aiuti umanitari”. Sebbene quindi le organizzazioni umanitarie e le autorita’ locali stiano distribuendo cibo in alcune aree, la distribuzione “non riesce a raggiungere tutti”, spiega il comunicato. Nel Tigray meridionale, si legge nella nota, le equipe di Msf “gestiscono cliniche mobili e hanno riavviato alcuni servizi nei centri sanitari nelle citta’ di Hiwane e Adi Keyih, insieme al personale del ministero della Salute”. Stando ai numeri diffusi dalla ong, tra il 18 dicembre e il 3 gennaio, “i team di Msd a Hiwane e Adi Keyih hanno fornito 1.498 visite mediche”. Nella zona orientale del Tigray invece, Msf riferisce di supportare l’ospedale di Adigrat, la seconda citta’ della regione. All’arrivo dei team della ong, il 19 dicembre, l’ospedale, che serve una popolazione di oltre un milione di abitanti, si legge nel comunciato, “aveva parzialmente smesso di funzionare”. Data l’urgenza della situazione, Msf ha quindi “inviato bombole di ossigeno e cibo per i pazienti e chi si prende cura di loro da Mekele, 120 chilometri piu’ a sud, e trasferito i pazienti all’ospedale principale della zona di Afder”. Dal 23 dicembre, comunica Msf le e’quipe mediche della ong “gestiscono il pronto soccorso, l’area medica e i reparti di chirurgia, pediatria e maternita’. Il supporto e’ allargato anche alle cure ambulatoriali ai bambini sotto i cinque anni: dal 24 dicembre al 10 gennaio sono stati 760 i pazienti arrivati al pronto soccorso”. Nel Tigray centrale, nell’estremo nord delle citta’ di Adwa, Axum e Shiae, le equipe di Msf rendono noto di fornire ad alcuni degli sfollati “cure mediche di base” e di supportare “le strutture sanitarie che non hanno forniture essenziali come farmaci, ossigeno e cibo per i pazienti”. Msf stima che “tra i tre e i quattro milioni di persone nel Tigray centrale non abbiano accesso a cure mediche di base”. Nelle citta’ nord-occidentali di Mai Kadra e Humera, Msf comunica di aver “fornito supporto ad alcuni centri sanitari e ha aiutato fino a 2.000 sfollati interni fornendo cure mediche, acqua, prodotti igienico-sanitari e costruendo latrine di emergenza”. Prima del conflitto, si legge nella nota “la popolazione nel Tigray era di circa 5,5 milioni di abitanti, inclusi oltre 100.000 sfollati interni e 96.000 rifugiati che erano gia’ dipendenti dagli aiuti umanitari. Oltre alle sue attivita’ nella regione teatro del conflitto, da novembre le equipe di Msf comunicano di “aver fornito cure mediche a migliaia di sfollati al confine della regione dell’Amhara”. I team Msf, si rende noto nel comunicato, “hanno anche supportato diverse strutture sanitarie con forniture mediche ed erogato formazione in ambito nutrizionale e sulla gestione delle emergenze, al personale del ministero della Salute”.

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