Il sindaco Falcomatà agli stati generali del Sud convocati dalla ministra Mara Carfagna

“Infrastrutture, lotta alle mafie e investimenti sulla ricerca e l’università. Così possiamo fare ripartire il Mezzogiorno”

Il Sindaco metropolitano Giuseppe Falcomatà ha preso parte a “Sud-Progetti per ripartire”, un’iniziativa di ascolto e di confronto promossa dal ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna, in vista dell’elaborazione definitiva del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e della definizione dell’accordo di partenariato. Un «incontro molto importante», lo ha definito il sindaco Falcomatà, per affrontare il quale «non si può non ragionare sul tema dell’attuazione dei Livelli essenziale delle prestazioni» che, per l’inquilino di Palazzo Alvaro, rappresenta «la più netta e decisiva discriminazione di residenza fra Nord e Sud d’Italia».

«Qualche giorno fa – ha detto Falcomatà – sono stati declinati i dieci punti principali che determinano questa differenza: la gestione e la costruzione degli asili nido, la costruzione asili nido, il tempo pieno a scuola, l’erogazione dei servizi sociali, i ristori per i Comuni a causa del Covid, il trasporto pubblico locale, il turnover universitario, i posti letto negli ospedali, il fondo sanitario. Fare fronte comune per risolvere questi gap, credo sia il presupposto per imbastire ogni ragionamento, discussione o programma di crescita Mezzogiorno».

«Accanto a questo – ha aggiunto il sindaco – bisogna risolvere la clausola del 34% quale tetto per l’utilizzo dei fondi per il Sud previsti dal Recovery Fund. Questa percentuale, purtroppo, tiene conto anche di quella che è la programmazione ordinaria dell’Fsc 2021/2027 facendo venir meno l’aspetto di carattere aggiuntivo del piano di finanziamento straordinario deciso dall’Europa. Come ha correttamente osservato la Svimez, invece, per un giusto equilibrio nella ripartizione delle risorse del Recovery fund e del Next Generation Ue, al Meridione spetterebbe il 60% dei fondi, ovvero quasi il doppio degli investimenti fissati da quei parametri».

Quindi, il primo cittadino della Città Metropolitana di Reggio Calabria si è concentrato sulle proposte, partendo dalle politiche infrastrutturali con l’idea che «questo Paese non possa più andare a due velocità». Fra le priorità indicate da Falcomatà ci sono «l’alta velocità a 300 km/h fino alla Sicilia, l’ammodernamento della Strada Statale 106 ed un piano d’investimenti massiccio non soltanto sui porti del Sud, come Gioia Tauro, ma anche sul retroporto con l’avvio, finalmente, delle Zes».

«Queste idee – ha spiegato – sono frutto dei dibattiti con gli altri sindaci delle Città Metropolitane del Sud e con quella che è stata definita la rete dei sindaci del “Recovery Sud” che, nei prossimi giorni, presenterà un proprio dettagliato documento di sviluppo direttamente al primo ministro Mario Draghi».

Il sindaco Giuseppe Falcomatà ha puntato l’attenzione anche sulla gestione dei beni confiscati alle mafie rispetto ai quali «il Governo deve fare un forte investimento rivedendo la legge per l’utilizzo delle risorse derivanti dalla sottrazione dei patrimoni ai mafiosi».

Poi, il tema dei temi: l’occupazione. «Segnalo – ha affermato l’inquilino di Palazzo Alvaro – un progetto straordinario dell’Università “Mediterranea” di Reggio Calabria, già posto all’attenzione del Governo ed inserito all’interno dei Contratti istituzionali di sviluppo, per la realizzazione di un Campus Agapi all’interno dell’ex area dismessa di Saline Joniche».

«Il progetto – ha spiegato Giuseppe Falcomatà – intende realizzare una sorta di San Giovani a Teduccio nel profondo sud ed all’interno di 54 mila metri quadri di terreno. Esiste già un preliminare, che potrebbe diventare un progetto definitivo d’interventi per circa 90 milioni indispensabili alla costruzione di un distretto dell’innovazione».

«L’Università – ha aggiunto – in questi anni ha preso contatti con importanti players internazionali e partner istituzionali per la realizzazione, in quest’area, di laboratori di start-up ed incubatori di imprese utili ad arginare il problema della disoccupazione, soprattutto, giovanile. I giovani neo laureanti, infatti, non hanno la possibilità di tradurre in produttività le conoscenze acquisite all’interno dei nostri atenei. Parliamo di una previsione di circa 400 nuovi posti di lavoro».

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