Il totalitarismo dei buoni sentimenti e il trionfo del pensiero unico

Stiamo vivendo il tempo come conseguenza di un capitalismo in cui una globalizzazione sfrenata, un piano subdolo sta portando alla distruzione delle sovranità nazionali, delle tradizioni locali, delle diversità che ci sono e nessuno può cancellarle con leggi assurde, dell’ individualismo che è innato in ogni uomo, ma che stanno cercando di appiattire in nome di un’uguaglianza che non può esistere. Il totalitarismo del buoni sentimenti («buoni» solo in apparenza) ha i suoi cani da guardia pronti a riportare all’ovile chiunque dissenta od osi manifestare pubblicamente dei dubbi. Si vuole neutralizzare la coscienza critica e censurare qualunque forma di dissidenza. Chi dissente va censurato, deve arrivare a vergognarsi non solo di quello che ha detto, ma di quello che ha «osato» pensare.

È la morte del pensiero critico. Stanno appiattendo le giovani generazioni, distruggendo i loro sogni. Stanno distruggendo la scuola, quella che insegnava la storia, la filosofia e soprattutto la capacità di ragionare di sviluppare il senso critico, in nome del ” pensiero unico”. È una società che ormai etichetta come omofobo chi semplicemente difende la famiglia naturale, come fascista chi semplicemente difende le ragioni della nazione e come xenofobo colui che tutela la propria identità culturale e che “bolla” come complottista chiunque non rinunzi a porsi domande. Ogni giorno appare più evidente la svolta autoritaria e repressiva in atto. Dicono che lo fanno per proteggerci, intanto ci sequestrano ogni diritto e ogni libertà. La gente ritiene che Fedez, cantante, autore di testi impareggiabili come “Dai cazzo Federico” insieme alla moglie Chiara Ferragni, influencer, fashion blogger, siano i nuovi difensori dei diritti umani e oppositori del regime. Aiuto! Cosa è andato storto in questi ultimi decenni? Che si tratti di una splendida riuscita strategia pubblicitaria?

È come Re Mida: tutto quello che tocca diventa oro. E va bene così, il problema è per chi gli va dietro e crede di aver trovato il nuovo riferimento. Chi esce dal coro, chi non si allinea ai canoni del “pensiero unico”, chi pervicacemente crede che la verità non può essere manipolata a piacimento e che ci sono valori e principi fondanti l’umano, che rendono una società “civile”, oggi viene emarginato e ghettizzato dai “salotti” del potere culturale e mediatico, e domani potranno scattare le manette. Già, perché il pensiero unico tollera solo servi e schiavi della “verità” unica che esso stesso produce. Si tratta di tinte fosche, per nulla rassicuranti, che da tempo colorano l’orizzonte del nostro vivere quotidiano, ma che stanno presentando una pericolosa accelerazione: stiamo passando dalla dittatura del relativismo – certamente dannosa, ma che garantiva, anzi pretendeva, spazi di libertà alle opinioni del singolo – al totalitarismo del pensiero che non ammette repliche, non disdegnando di blindare il proprio potere ricorrendo al codice penale. Lo stiamo vivendo in questi giorni, con la vicenda del ddl Zan sulla cosiddetta “omotransfobia”:

dietro la maschera dell’alto valore di etica pubblica rappresentato dal contrasto ad ogni forma di discriminazione, ci sta la realtà di voler vietare ogni libertà di opinione e di manifestazione del pensiero su temi di enorme portata culturale, sociale, morale e religiosa quali l’affettività, la sessualità, la famiglia e l’educazione delle nuove generazioni.

E’ assurdo che in questo nostro tempo contrassegnato dal trionfo del libero arbitrio e della autodeterminazione senza limiti, si cerchi di imporre una visione della vita relazionale, del “pensiero unico”, opponendosi al quale devono scattare le manette e la rieducazione “mentale”!

Prof. Raffaella Solano

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