Confesercenti, Benny Campobasso riconfermato presidente per i prossimi 4 anni

Digitalizzazione e alta Formazione al centro dell’agenda sindacale 

BARI – ‘Una crisi può aiutare a comprendere le difficoltà ed insegnare ad affrontare il futuro. L’emergenza pandemica che ci ha travolti in una congiuntura economico/finanziaria senza precedenti, ha preparato il terreno allo svecchiamento del nostro Paese che deve diventare più competitivo per riemergere dal pantano in cui si trova da tempo, ormai’. Esordisce così, Benny Campobasso, durante l’assemblea elettiva che lo ha rieletto presidente a guida di Confesercenti Puglia per i prossimi 4 anni.

Si diventa più competitivi cogliendo le opportunità fornite dalle risorse  europee – spiega Campobasso – come quelle della Next Generation EU che rappresentano l’elemento per rilanciare gli investimenti ecosostenibili, le grandi infrastrutture, migliorare la sanità, la pubblica amministrazione, con  l’obiettivo di ridurre il rapporto debito/Pil non con l’austerità, ma con la crescita che si costruisce giorno dopo giorno con un’attenta pianificazione volta a considerare con metodo ed esperienza i bisogni delle imprese che la Confesercenti rappresenta.

L’economia pugliese al 31 dicembre 2020 conta 382.535 imprese registrate (+1.222 rispetto al 2019) e 1.122.456 addetti (-16.405 unità). Aumentano a Lecce, Taranto, Foggia e Brindisi, mentre diminuiscono a Bari e nella Bat. Questo dato dimostra un andamento in controtendenza con il periodo che evidenzia un aumento del numero delle imprese seppure contrassegnato da un calo dell’occupazione e del Pil dell’8%. Boom di aziende con 1 solo addetto oppure 0 addetti (con l’imprenditore a lavorare).

Tale fenomeno si osserva anche in altre regioni del sud mentre più si va verso nord più il dato cala. I numeri però sembrano in qualche modo ‘dopati’ dal calo del 20% delle cessazioni, come se ci fosse una sorta di ‘attesa degli eventi’, minimizzando i costi fissi facendo ricorso agli ammortizzatori sociali per la gestione dei dipendenti.

Tra i bisogni poc’anzi accennati registriamo la necessità di una maggiore competitività che passa attraverso l’improcrastinabile digitalizzazione delle attività, il recupero del gap infrastrutturale con particolare riferimento ai collegamenti, essenziali per lo sviluppo del settore terziario e del turismo (in Puglia è più facile arrivarci che muoversi), l’accesso agevolato ai capitali di rischio in modo da garantire alle pmi maggiori opportunità di investimento, equa tassazione per i gruppi dell’online, la rigenerazione urbana legata a doppio filo al sistema dei Distretti per rendere le città più attrattive.

Le chiusure forzate, la contrazione dei consumi, la difficoltà negli spostamenti, hanno messo a dura prova quasi tutte le imprese che già vivevano tempi difficili.  Infatti, da tempo, erano su un sentiero di lenta decadenza economica, morale e valoriale. La crescita media della produttività economica è stata per diversi anni pari allo 0,1 ovvero nulla. Prima del 2008 l’Italia spendeva il 3% del Pil in investimenti pubblici, nel 2018 è calato fino al 2%.

La lettura di tali numeri dimostra che, oggi più che mai, l’economia si muove in maniera circolare: non si può parlare di turismo senza collegarlo al commercio o alla cultura, o di rigenerazione urbana senza coinvolgere le imprese che su quel territorio operano e investono, oppure di eventi internazionali senza informare per tempo gli stakeholders a qualunque titolo coinvolti.

In Puglia nell’ultimo ventennio abbiamo goduto di una favorevole congiuntura che ci ha portato ai vertici della classifica turistica internazionale come uno dei luoghi più richiesti del Mediterraneo, ma il Covid ci ha riportato ai livelli di oltre vent’anni fa. Risalire la china si può e si deve, ma occorre mettere in campo sinergie pubblico/private che riposizionino la nostra terra tra i luoghi più desiderati dai viaggiatori per recuperare ciò che si è perso nell’ultimo periodo. In quale maniera? Destagionalizzando i flussi turistici. Da noi si può perché siamo aiutati da un clima favorevole che allunga l’estate oltre l’autunno. Ma per raggiungere questi obiettivi occorre elevare la qualità dell’accoglienza che passa attraverso la formazione degli operatori in modo da rendere il servizio altamente qualificato. Il ‘capitale umano’ che sceglie la nostra terra per fini turistici deve diventare una risorsa ‘moltiplicatrice’ che genera altro ‘capitale umano’ che – a sua volta – garantisce costanti flussi turistici, economia in crescita, ed incentiva gli addetti al settore ‘qualificati’ a non cercare opportunità fuori dalla nostra terra. Questo tipo di investimento sulle persone porta a raggiungere i risultati sperati quando c’è l’impegno del ‘pubblico’ che collabora con il ‘privato’.

La Confesercenti è matura per essere al fianco degli Istituti professionali e Università e qualificare l’offerta formativa. Lo slancio propulsivo post-crisi è un potente strumento che può fare da volàno alle buone idee e rendere più fecondo il terreno sul quale si piantano.

C.S. Confesercenti Nazionale

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