Riceviamo e Pubblichiamo
Suscita distensione e maggiore serenità lo spegnimento della triste polemica innescata da Libera nei confronti dell’Arcidiocesi di Reggio-Bova all’indomani della vicenda del trigesimo di Giovanni Tegano. È proprio il caso di dirlo, il dietrofront dell’Associazione fondata da don Luigi Ciotti nel 1995, è un atto di merito doveroso e giusto. Giova ricordare, difatti, come Libera, attraverso un comunicato stampa, avesse chiesto chiarimenti all’Arcidiocesi presieduta da monsignor Fortunato Morrone sull’opportunità «di celebrare la messa del trigesimo di un boss in Cattedrale, anziché farlo in un’altra chiesa» e sul perché si sarebbe voluto «solennizzare la celebrazione». E di talune domande che sono rimaste senza risposta: perché non è stato chiesto conto al Comune della affissione dei manifesti? Perché non è stato chiesto conto alla Questura dell’allontanamento di Davi?
Si è avuta come l’impressione che la nota di Libera fosse un “attacco” alla Chiesa, che ha suscitato perplessità e smarrimento tra i fedeli della Diocesi reggina.
Sono stati questi scivoloni, tuttavia, a costringere l’Azione Cattolica e la stessa arcidiocesi a una antipatica e, peraltro, immotivata presa di posizione su un tema delicato onde evitare rischiose letture «alterate» che avrebbero potuto suggerire un’accondiscendenza da parte della Chiesa reggina. Niente di tutto questo, invece: nessuna accondiscendenza e nessuna solennizzazione di un uomo che non è stato neanche menzionato dal sacerdote che ha celebrato la Messa. Ma soltanto il diritto di pregare per i propri defunti che non può essere precluso a nessuno. La Chiesa reggina non avrebbe dovuto giustificarsi di nulla, perché nulla c’era da giustificare ma, responsabilmente, ha fornito tutti i chiarimenti necessari.
È da accogliere, quindi, con favore il comunicato chiarificatore e riappacificante di Libera, a firma di don Ennio Stamile, che ha ammesso come la nota «frettolosa» abbia «contribuito ancor di più a sollevare il polverone che si poteva evitare se non fosse stato per quell’“accanimento mediatico” che non salva neanche un momento di preghiera». Riflessione molto condivisibile, questa, che, del resto, vale sempre e comunque per ogni evento della vita e, a maggior ragione, se riguarda la fede e il contrasto al fenomeno mafioso e alle varie forme inaccettabili e riprovevoli di strumentalizzazione del sacro.
Luigi Iacopino