Cyberbullismo. Negli USA arrivano le polizze assicurative, ma è sempre meglio prevenire. Alcuni consigli

La startup di tecnologia assicurativa Waffle a maggio ha iniziato a offrire polizze di protezione informatica, sottoscritte da Chubb, che includono cyberbullismo e altri rischi informatici come il furto di identità o l’estorsione. Chubb si presenta come “la più grande compagnia assicurativa di proprietà e infortuni quotata in borsa al mondo”; illustrando il prodotto, premette che “con così tanto tempo trascorso online e sui telefoni cellulari, non c’è da meravigliarsi che i bulli abbiano preso Internet. Oltre la metà di tutti gli adolescenti sono stati vittime di bullismo online e oltre il 25% lo è stato ripetutamente”. Dopo aver fornito una serie di raccomandazioni su come gli adulti devono agire per difendere i ragazzi dal bullismo on line, conclude: “Assicurati di avere la copertura di cui hai bisogno. Se, nonostante tutto ciò che fai, tuo figlio è vittima di un cyberbullo, potrebbe diventare angosciato, ansioso, depresso o peggio. Assicurati di avere  una copertura assicurativa  che possa aiutarti a mettere in atto misure di sicurezza, fornire consulenza a tuo figlio e persino proteggerti se tuo figlio è il bullo”.

Con questa nuova polizza, le compagnie si propongono di aiutare le vittime a recuperare i costi per spese legali, per servizi di salute mentale, per tutoraggio per la scuola persa, o addirittura quelli di trasferimento se il bullismo è così grave da comportare lo spostamento in un’altra scuola della vittima.

Questo tipo di assicurazione non ha ancora preso piede negli USA. Secondo un sondaggio commissionato dall’Istituto per l’informazione assicurativa, solo il 10% circa dei consumatori statunitensi che possiedono dispositivi connessi a Internet ha dichiarato di disporre di una polizza del genere, e il 74% ha affermato di non essere disposto, o di non sapere se è disposto, a pagare per una tutela del genere.

Julie Jargon, del Wall Street Journal, si chiede se sia veramente necessaria. Chubb sostiene che, affinché una polizza possa coprire i danni, devono essere dimostrati quelli specifici da cyberbullismo. Il bullismo deve portare a licenziamento illecito in caso di un adulto, arresto ingiusto, provvedimenti disciplinari frutto di errore a scuola, incapacità di frequentare il lavoro o la scuola a causa di lesioni psicologiche.

Una forma comune di cyberbullismo tra i bambini è l’utilizzo di account sui social media contro qualcuno. Secondo gli esperti di sicurezza digitale e gli adolescenti che la Jargon ha intervistato, i bambini spesso condividono tra loro le password dei social media o dei giochi online, magari pe consentire a un amico di aiutarli a salire di livello o mantenere la loro serie di Snapchat, una serie ininterrotta di scatti inviati avanti e indietro tra amici per giorni consecutivi.

Foto di Elf-Moondance da Pixabay

Un bullo, bambino o adulto che sia, se entra in possesso di una password può pubblicare contenuti offensivi da un account, mettendone nei guai il titolare. Oppure, può creare un account falso a nome di qualcuno che ne subirà le conseguenze.

Lo stesso può accadere nel caso in cui vengano creati deep fake: sulla foto del corpo di un soggetto che sta commettendo un reato viene incollata quella del viso di un adolescente, e il gioco è fatto.

Per tutte queste disavventure devono essere apprestati dei rimedi: annullare il danno reputazionale causato da un’acquisizione di account o da un deep fake può richiedere l’assunzione di un avvocato e di un esperto di informatica forense per dimostrare che non è stata la vittima a pubblicare il contenuto; per gli effetti psicologici del bullismo può essere necessario un trattamento di salute mentale, dato che, in casi estremi, il disagio può sfociare nel suicidio. Ebbene, se un professionista della salute mentale determina che una vittima è a rischio di suicidio e prescrive servizi psichiatrici o di altro tipo, questi sono coperti dalla polizza. Ma la tutela si ferma a questo punto: le spese per il funerale, secondo la compagnia, non sono coperte.

Alcuni esperti di sicurezza digitale sostengono che l’assicurazione contro il cyberbullismo è superflua e potrebbe coprire eventi già oggetto di altri tipi di assicurazione: le spese per i servizi di salute mentale rientrerebbero nell’assicurazione sanitaria (negli USA funziona così, come sappiamo bene) di una famiglia. Quanto costa una polizza di copertura del rischio informatico? I premi sono variabili: con un premio mensile di 5 dollari si ha una copertura fino a 10.000, con 20 fino a 100.000.

Tuttavia, prima di ricorrere alla polizza, esistono diversi modi per salvaguardare gli account dei social media e dei giochi online, per prevenire il furto di identità e l’acquisizione di account, nonché modi per gestire il cyberbullismo prima che diventi un problema serio. Ecco alcuni consigli degli esperti.

1)       insegnare una buona cittadinanza digitale: non appena un ragazzo ha un dispositivo connesso a Internet, è il momento di iniziare a parlare con lui del comportamento online come si trattasse di quello off line, nella vita reale;

2)      i bambini dovrebbero segnalare qualsiasi molestia online a un adulto fidato e raccogliere prove catturando screenshot;

3)      è opportuno che genitori e figli leggano i termini di servizio per qualsiasi app di social media o gioco online che utilizzano, in modo da conoscere quali sono i comportamenti inaccettabili e i meccanismi per segnalarli;

4)      I bambini dovrebbero imparare a smettere di seguire o bloccare le persone che li stanno bullizzando, ma ciò non è sufficiente: questo impedirà solo a un bambino di vedere ciò che il bullo sta pubblicando. È perciò necessaria la segnalazione, per impedire all’autore di continuare la sua opera maligna con altri potenziali vittime;

5)      è consigliabile attivare account secondari per continuare a monitorare i soggetti bloccati in precedenza;

6)      evitare di condividere le password dei propri account, anche con amici fidati, trattandola “come uno spazzolino da denti: non condividerla e cambiala spesso”;

7)      I genitori possono utilizzare un gestore per tenere traccia delle password e accedere agli account dei propri figli, se necessario, e per generarne e gestirne di molto complesse e quindi sicure;

8)      abilitare l’autenticazione a due fattori (2FA) che richiede l’inserimento di un codice aggiuntivo prima di accedere;

9)      Scaricare puntualmente, anche se ciò può apparire snervante, gli aggiornamenti del software, in quanto essi includono importanti patch di sicurezza.

Alla fine, la polizza assicurativa può essere una buona idea, ma serve solo a tentare di riparare un danno che si è già verificato. Molto meglio agire in prevenzione per evitare ai bambini e agli adolescenti, ma anche agli adulti, esperienze in molti casi devastanti.

Nino Mallamaci

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