Monte Bianco, alpinista aveva trovato nel 2013 un tesoro in pietre preziose, ora la metà saranno sue

L’altra metà andrà al comune di Chamonix. Il mistero del ritrovamento dello scrigno “made in India” è da ricollegare a due disastri aerei della compagnia Air India, nel 1950 e nel 1966. Le indagini non sono state in grado di risalire al proprietario

Quando nel 2013 un’alpinista della Savoia che stava scalando il ghiacciaio di Bossons sul Monte Bianco si è ritrovato davanti una cassettina metallica, di certo non immaginava che poteva contenere gemme preziose, tra cui smeraldi, zaffiri e rubini. Le pietre preziose erano racchiuse in sacchetti marchiati “made in India”. L’uomo aveva poi consegnato il bottino alla gendarmeria di Bourg-Saint-Maurice, nella Savoia, che aveva avviato le indagini per cercare di risalire ai proprietari, rivelatesi però infruttuose. Ora, a distanza di otto anni, le autorità hanno deciso di spartirsi il bottino: metà andrà al comune di Chamonix mentre l’altra metà allo scalatore che nonostante il pubblico encomio per la prova d’onestà ha preferito mantenere l’anonimato.

Le pietre preziose sono state nel frattempo valutate a circa 300’000 euro e divise equamente. Dal ritrovamento sono emersi alcuni indizi che facevano pensare ad un’origine indiana. Di qui, la deduzione: è un nuovo ritrovamento da ricollegare a due disastri aerei della compagnia Air India, nel 1954 e nel 1966. Il volo Air India 245, un Lockheed L-049 Constellation chiamato emblematicamente “Malabar Princess”, sulla rotta Bombay-Londra, si schiantò contro il Rocher de la Tournette, una spalla rocciosa del versante francese del Monte Bianco, il 3 novembre del 1954 a causa di un “white out”, l’improvvisa perdita di visibilità causata dalla neve, aggravata dalla perdita del contatto radar. Persero la vita 58 persone. L’altro disastro aereo si verificò il 24 gennaio del 1966, quando sullo stesso ghiacciaio impattò il volo Air India 101, un Boeing 707 battezzato “Kangchenjunga”, diretto da Bombay a New York, durante la manovra di avvicinamento all’aeroporto di Ginevra, dove era atteso per uno scalo.

Alle prese con un’avaria alla strumentazione e male interpretando le indicazioni del controllore di volo, i piloti iniziarono la discesa credendo di aver superato il Monte Bianco, scontrandosi con il ghiacciaio all’altitudine di 4750 metri. Nessuna delle 117 persone a bordo si salvò. Da allora, nel corso degli anni gli alpinisti hanno scoperto e recuperato rottami di carlinga, valigie, resti umani. Nel 1975, la guida alpina Christian Mollier individuò il carrello del “Malabar Princess”. Nell’agosto del 2012, due giovani scalatori di Chamonix riportarono alla luce una valigia appartenente a un membro del corpo diplomatico indiano, restituita con il suo contenuto a Nuova Delhi. Le indagini si sono sempre concentrate sul volo del 1966, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” partito da Mumbai e diretto a New York, senza però trovare mai il proprietario.

c.s. – Giovanni D’Agata

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