San Valentino. CIA: prezzi rose alle stelle, per 50% coppie fiori italiani

Agricoltori: occorrerà un +20% nelle vendite per contrastare caro bollette

(DIRE) Roma, 12 Feb. – Un San Valentino con pochi mazzi di rose, il cui prezzo al dettaglio è arrivato fino a 10 euro (+40%) per il fiore a gambo lungo, sopra i 70cm. Il 50% delle coppie innamorate sceglierà, dunque, bouquet misti in cui prevarrà il prodotto tipico Made in Italy, composizioni più economiche costo medio 30 euro), con varie tipologie di fiori: ranuncoli, fresie, anemoni, gerbere, alstroemerie, garofani (tutti da 1,5 a 2 euro a stelo) e al centro una singola rosa rossa.

Il garofano viene anche usato il 14 Febbraio per le classiche composizioni a forma di cuore. A tracciare l’identikit dei regali floreali per il prossimo San Valetino, ormai alle porte, è la Cia-Agricoltori Italiani che, in una nota, ricorda come il settore del fiore reciso italiano sia particolarmente legato (a differenza del Nord Europa) alle ricorrenze particolari, la festa della mamma, quella della donna, San Valentino e il giorno dei defunti, che rappresentano più del 50% degli acquisti annui di fiori. In questo 2022, aggiungono gli agricoltori, il giro d’affari della festa degli innamorati si attesta sugli 80 milioni di euro, in linea con il 2021, con la vendita di circa 30 milioni di fiori.

La crisi del sistema internazionale dei trasporti durante la pandemia, prosegue la nota della Cia, ha dunque diminuito l’import estero delle rose, che vengono per il 90% da Equador (le Freedom e Explorer), Colombia, Kenya (la famosa Red Naomi), Etiopia e Zimbabwe, dove il basso costo della manodopera e il clima caldo, che non necessita serre riscaldate, non rendono più competitiva da molto tempo la produzione europea di questo fiore, ben prima dell’attuale emergenza energetica. La poca produzione italiana, non riscaldata in serra, deve aspettare la bella stagione e non è pronta per la commercializzazione del 14 febbraio. Se il rincaro del fiore simbolo di San Valentino è, quindi, effetto della scarsità di prodotto sul mercato, i floricoltori italiani non ne traggono grande vantaggio andando, sostanzialmente, in pareggio.

La stima di una maggiore vendita di fiori italiani (+20%) dovrà, infatti, compensare i rincari dell’energia elettrica che, contrariamente a quanto sostenuto in questi giorni, non hanno a che vedere col riscaldamento delle serre. La maggior parte del prodotto floricolo italiani nei distretti toscani, campani e del ponente ligure coltiva, infatti, in campo aperto oppure in serra fredda. In queste realtà, il prezzo maggiorato di gas e gasolio (quello agricolo è passato da uno a 1,20 euro e si prevede che salga ancora di 10-15 centesimi) incidono piuttosto sulle irrigazioni di soccorso per fiori, che necessitano di essere preservati dalla prolungata siccità che ha contraddistinto questo inverno; oppure si abbattono su interventi ordinari e necessari come le per l’alimentazione delle celle di conservazione e le lampade per l’infiorescenza.

Cia ricorda, inoltre, l’aumento del 30% di alcune materie prime indispensabili al settore florovivaistico, come il terriccio, gli antiparassitari o gli imballaggi. Il prezzo della plastica è aumentato del 18%, stessa percentuale di incremento anche per il legno, i listini delle torbe sono cresciuti del 10%, quelli dei prodotti fitosanitari del 10%. In Italia il florovivaismo, ricordano in conclusione gli agricoltori, rappresenta il 5% della produzione agricola e conta 27mila aziende e 100mila addetti, di cui 20mila coltivano fiori e piante in vaso e 7mila sono vivai.

Il comparto intero vale 2,5 miliardi di euro, con cinque Regioni che intercettano l’80% della produzione nazionale: la Liguria, che copre il 31% del totale, la Campania con il 16%, la Toscana con il 13%, la Puglia con l’11% e la Sicilia con il 10%. (Arc/ Dire) 15:52 12-02-22

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