‘Ndrangheta. Operazione Defender: 8 arresti sulla locride

Nelle scorse ore all’esito di articolate e complesse indagini coordinate dalla Procura della Repubblica- Direzione Distrettuale Antimafia- di Reggio Calabria, personale della Squadra Mobile della locale Questura ha tratto in arresto 8 soggetti dando esecuzione ad una ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Reggio Calabria. Agli indagati vengono contestati, allo stato del procedimento in fase di indagini preliminari, i reati di procurata inosservanza di pena e favoreggiamento personale, aggravati dalla circostanza mafiosa di cui all’art. 416 bis 1 c.p. ed in particolare di aver favorito e coperto la latitanza di P.G., nato a San Luca (RC), inteso Gambazza, catturato il 6 Aprile 2018 a Condofuri dagli investigatori della Squadra Mobile di Reggio Calabria e del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato.

Le persone tratte in arresto sono: B.M., nata a Platì (RC) il 04/04/1967, moglie di P.G.; P.A. nato a Locri (RC) il 04/03/1987, figlio di P.G.; P.F. nato a Locri (RC) il 24/02/1991, figlio di P.G.; P.E. nata a Locri (RC) il 04/03/1987, figlia di P.G.; B.G. nato a Locri (RC) il 12/05/1986, genero di P.G.; P.A. nato a Messina il 19/02/1986, nipote di P.G.; M.G. nato a Condofuri (RC) il 07/04/1961; R.G. nato a Melito di Porto Salvo (RC) il 29/03/1979;

Il provvedimento cautelare restrittivo a loro carico scaturisce dalle risultanze investigative connesse alla ricerca di P.G., ritenuto esponente dell’omonima cosca di ‘Ndrangheta di San Luca (già capeggiata dal defunto padre A.), che nel mese di Aprile 2016 si era sottratto all’esecuzione di un ordine di carcerazione emesso dalla Procura Generale di Reggio Calabria, in virtù del quale doveva scontare una pena residua di anni 2, mesi 5 e giorni 20 di reclusione per associazione mafiosa (operazione “REALE”). In costanza di latitanza lo stesso P. fu destinatario di un decreto di fermo di indiziato di delitto, poi tramutato in ordinanza di custodia cautelare in carcere, per il reato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, nonché per turbata libertà degli incanti ed illecita concorrenza, anch’essi aggravati dal metodo mafioso (operazione “Mandamento Ionico” della Procura di Reggio Calabria- Direzione Distrettuale Antimafia). In relazione a tali ultime vicende P.G., è stato condannato, in primo grado, alla pena di 18 anni e 6 mesi di reclusione. Nel medesimo procedimento risulta coinvolto anche il figlio P.A. (cl. ‘87), anche lui condannato in primo grado alla pena di anni 14 e mesi 8 per il reato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Protetto da una rete di fiancheggiatori prevalentemente a carattere familiare, P.G. venne catturato, dopo due anni di latitanza, in un appartamento di Contrada Pistaria snc del Comune di Condofuri (RC), all’interno di un immobile di proprietà della mamma dell’indagato R.G..

Proprio grazie all’efficiente rete di protezione dei suoi stretti congiunti, P.G., durante il periodo di latitanza aveva potuto incontrare frequentemente la moglie B.M., figlia di B.F. (classe 1927, deceduto in data 01.11.2018), in vita ritenuto il capo dell’omonima ‘ndrina, intesi i “CASTANU”, condannato alla pena dell’ergastolo.

Prima della su cattura a Condofuri, per come emerso dalle indagini, P. aveva trascorso la sua latitanza spostandosi tra San Luca e Platì (RC), in un immobile non lontano da quello della figlia P. E., con la quale era certamente in contatto.

Proprio in occasione di uno di questi spostamenti, a settembre 2016, P.G. era risuscito a sfuggire alla cattura grazie ad un articolato servizio di staffetta organizzato dal genero B.G. e dal nipote P.A. (classe 1986), mentre il latitante si trovava a bordo dell’auto con il figlio P.A. (classe 1987).

Dopo la mancata cattura, i parenti ed i fiancheggiatori di P. adottarono condotte ancora più accorte per eludere le indagini, senza che ciò impedisse a B.M., di incontrarlo periodicamente proprio con l’aiuto dei figli e del genero B.G.. In pratica la donna veniva trasportata in orario notturno, effettuando diverse soste durante il percorso tra le località di Natile, Careri e Bovalino e cambiando, durante il percorso, l’auto a bordo della quale viaggiava.

Grazie ad un articolato sistema di monitoraggio messo in atto dal gruppo investigativo addetto alle ricerche del latitante si riuscì tuttavia ad individuare la località ove lo stesso poteva aver trovato rifugio, ossia l’abitato di Condofuri, ove le attenzioni investigative si concentrarono su R.G. (classe 1979) e sul cognato M.G., residente in Contrada Pistaria di Condofuri, dove attraverso telecamere appositamente posizionate, agli inizi di aprile, si accertò l’effettiva presenza di P.G.. Dallo stesso monitoraggio emerse che il latitante, all’alba di ogni giorno, precauzionalmente abbandonava il covo, passando la giornata all’aperto in contrada “Mazzabarone” di Condofuri dove M.G. e R.G. gestivano una azienda agricola ed un allevamento di bestiame, facendo poi rientro in contrada Pistaria solo in tarda serata, per cenare e trascorrere poche ore di sonno. Anche il trasferimento dal covo alla campagna era sistematicamente preceduto da una preliminare bonifica del percorso, che M.G. effettuava a bordo di una Ford Fiesta, per poi trasportare il latitante a bordo del fuoristrada DEFENDER.

Acquisiti questi preziosi elementi, il 6 Aprile 2018, la Polizia di Stato faceva irruzione nell’appartamento di contrada Pistaria, ponendo fine alla latitanza di P.G.

comunicato stampa Questura di Reggio Calabria 

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