Terra mia, coltura/cultura

La guerra, la violenza, il lavoro, il bisogno di verità: c’ è tutto questo nel discorso di Luigi Ciotti per la XXVII Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie e gli alunni del Liceo “N. Pizi” di Palmi, in particolare le classi IVB e VC del liceo scientifico ordinamento, coordinati dalla prof.ssa Raffaella Solano, loro docente di Filosofia e Storia, ricordano in collegamento con piazza Plebiscito di Napoli, dove si è celebrata la giornata, le vittime innocenti delle mafie e celebrano il momento di ricordo tra i banchi di scuola, in una realtà sociale, in un grande percorso di cambiamento, nonché di rinnovamento del territorio, nel segno di Libera.

“Abbiamo tutti la responsabilità delle parole, una responsabilità che non si misura con l’abilità oratoria ma con la credibilità etica, cioè col legame tra la parola e la vita, tra i discorsi e i comportamenti.”

I ragazzi di questa credibilità sono i custodi, perché le loro testimonianze sono incise sulla pelle, scritte nel cuore e nelle coscienze.

Il ruolo dei giovani è legato alla possibilità di “costruire mondi” aperti, capaci di proiettarsi in un futuro diverso, pensarlo, desiderarlo e realizzarlo concretamente. In ogni atto educativo è contenuto un progetto di umanità, che conduce alla costruzione di una precisa idea di donna, di uomo e di società nella giustizia, uguaglianza, dignità e libertà delle persone. “Liberi di pensare” è il motto che accompagna le loro lezioni.

Oggi, i ragazzi della IV B, pensano un ex alunno del Pizi, il dottore Ioculano, vittima di mafia, un uomo legato alla sua terra, che amava la verità. Gli alunni del quinto anno ricordano con un video e alcuni slogan, Rossella Casini, vittima di mafia per aver amato. E ancora pronunciano le rimbombanti parole:

“Noi siamo la memoria che abbiamo e la responsabilità che ci assumiamo. Senza memoria non esistiamo. Senza responsabilità forse non meritiamo di esistere”.

Questa frase costituisce il riferimento per i loro pensieri e le loro azioni.

Quante persone non riescono a mettersi in movimento perché oppresse dal bisogno o dal giogo delle mafie. Non si può giudicare, ma impegnarsi per costruire le condizioni attraverso le quali tutti possano vivere pienamente.

La memoria, perché la memoria? È un’esperienza che si nutre del dolore e che si apre alla speranza, nel tentativo di costruirla. Perché desideri e attese di cambiamento non si alimentano solo di futuro, ma anche del passato, delle cose che sono state e delle cose che non sono ancora. Un passato che è qui fortemente rappresentato nel presente, nell’oggi; un passato che altrimenti finirebbe perso per sempre, attorno al quale generare un lavoro di costruzione di senso e di trasformazione.

Vittime delle mafie non sono solo le persone uccise dalla violenza criminale, ma anche coloro che spaventati dalle circostanze decidono di ripiegare su un atteggiamento omertoso. Per questo, è importante tutelare la memoria di chi non c’è più e, nel contempo, camminare al fianco dei loro familiari, con momenti di confronto e formazione, sostenendo la loro ricerca di giustizia e la tutela dei diritti di chi continua a vivere nel dolore. La testimonianza più significativa è quella spontanea, che non è solo ricostruzione razionale, ma che fa parlare i sentimenti. E’ quella che comunica autenticità, senza troppi filtri concettuali e teorizzazioni. E’ estremamente importante riuscire a continuare a rimanere autentici. L’autenticità è il veicolo comunicativo più dirompente, che sblocca tutte le possibili resistenze in chi ascolta ed è venuto ad ascoltare.

Per testimoniare bisogna essere e sentirsi pronti. La testimonianza non può essere una forzatura; ha bisogno di rispettare i propri tempi di maturazione, così come non può essere per sempre: ed è per questo che bisogna sapersi dosare.

Il coraggio è una via di mezzo tra la paura di testimoniare e la temerarietà. E’ il coraggio di vincere la paura per uscire dall’isolamento, perché la testimonianza non può e non deve essere un’avventura solitaria.

Ma che cosa può avere in comune la vostra storia, di familiari di vittime di mafia con quella di ragazzi adolescenti che potete incontrare in una scuola? Dobbiamo allora chiederci: quali sono le domande che si fa un adolescente e che possano in qualche modo incontrare la vostra storia?

“Le nuove generazioni, insomma, sono alla ricerca non tanto di un padre eroico, quanto di un padre testimone. Di un padre cioè capace di mostrare, nella propria esperienza vissuta, la possibilità concreta di tenere saldi Legge e Desiderio”.

I ragazzi chiedono che qualcuno racconti loro delle storie che ha senso ascoltare, perché sono cariche di significato, perché sono storie degne da raccontare, degne di essere vissute. Si vede bene nella scuola, quando un insegnante trova una storia degna di essere raccontata i ragazzi sono attenti e coinvolti, come se trovassero un vero e proprio nutrimento.

La specificità delle testimonianze dei familiari delle vittime di mafia può trovare una collocazione privilegiata all’interno di questo schema.

Perché i ragazzi hanno bisogno e chiedono queste testimonianze? Perché nella testimonianza c’è un livello di fiducia nell’avvenire, ogni volta che un ragazzo incontra una testimonianza si apre una finestra sul suo futuro.

I ragazzi ringraziano l’associazione Libera, presidio di Palmi per aver dato questa opportunità e in particolare la Dirigente Maria Domenica Mallamaci, che per un contesto inclusivo ha permesso agli alunni del Pizi di confrontarsi e accrescere attraverso il dialogo, il libero pensiero, la conoscenza e la consapevolezza che soltanto dando il meglio di sé è possibile diventare insieme i cittadini di domani.

Prof.ssa Raffaella Solano

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