Imprese. Debiti 289 mld con banche, 1 azienda su 3 a rischio ‘infinanziabilità’

Ma valore di crediti inespressi verso clienti per 240 mld

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foto di GNS

(DIRE) Roma, 24 Mar. – La situazione delle imprese italiane mostra non solo ombre ma anche luci. Dall’analisi effettuata dalla società di consulenza finanziaria Hoshin Corporate Finance, sui bilanci di un campione di 28.341 aziende italiane con un fatturato superiore a dieci milioni di euro, emerge che se da un lato una parte ha visto migliorare il proprio profilo finanziario, dall’altro molte aziende si sono trovate ad affrontare importanti cali di marginalità. Le imprese in difficoltà nel 2020, ovvero quelle con un rating negativo e quindi a rischio “infinanziabilità”, rappresentano ben il 33% del totale, un dato in linea con l’anno precedente.

E la quota di quelle maggiormente in affanno, che hanno un Ebitda totalmente negativo, sono aumentate dal 2019 al 2020 del +48%, passando dal 6% al 9% sul totale delle imprese analizzate. Se si guarda al settore, la percentuale più alta di aziende infinanziabili si registra nelle “Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione”, pari al 54% sul totale del comparto. Seguono “l’Agricoltura, silvicoltura e pesca” (47%) e “Sanità e assistenza sociale” (46%). Dal punto di vista quantitativo, invece, il numero più alto di aziende critiche si registra nell’industria manifatturiera (13,1%), seguito dal commercio all’ingrosso e al dettaglio, riparazione di autoveicoli e motocicli (10,3%).

Eppure, le imprese italiane sono veramente in difficoltà? Nonostante i quasi 289,6 mld di debiti accumulati verso il sistema bancario -di cui quasi 153,3 mld a breve termine e quasi 136,3 mld a medio lungo termine-, che rendono difficilmente finanziabile la loro attività, queste imprese vantano un capitale “positivo” importante da poter sfruttare, pari a 240,1 mld di crediti verso i loro clienti. In altre parole, debiti verso le banche e crediti verso clienti quasi si equivalgono, e gli imprenditori, potendo contare sulle risorse dei crediti, avrebbero così nel complesso la soluzione teorica per ridurre consistentemente la propria esposizione con il sistema bancario e migliorare il proprio profilo finanziario.

Come? Attraverso il factoring, uno strumento già storicamente utilizzato dalle grandi aziende più strutturate ma che nel tempo si sta trasferendo anche alle imprese di piccole e medie dimensioni. Una soluzione che permette agli imprenditori di potersi finanziare a costi inferiori e indipendentemente dal loro rating, adatta quindi a tutte le imprese, sia con profili finanziari positivi, dove il factoring è comunque utile, sia negativi, dove invece è necessario.

In cosa consiste? Il factoring permette di ottenere liquidità immediata semplicemente cedendo a una società specializzata i crediti verso i propri clienti. E questo vale non solo per le aziende “virtuose” senza o con pochi debiti (da loro già ampiamente utilizzato) che vogliono ulteriormente migliorare il proprio profilo finanziario, ma anche per le imprese considerate “meno meritevoli”, in quanto si valuta il valore dei crediti dei clienti e non dell’impresa in sé come avviene invece normalmente attraverso il canale bancario con l’anticipo fattura.

In sintesi, la banca guarda il bilancio dell’azienda, le società di factoring, invece, il portafoglio clienti. Ma il factoring ha anche altri vantaggi: spesso ha minori costi, si pagano le commissioni e gli interessi solo se si utilizza la linea di credito e permette di abbassare i debiti con un miglioramento del rating. “L’analisi mostra le tante difficoltà che gli imprenditori italiani sono stati costretti ad affrontare negli ultimi anni- ha dichiarato Massimo Boccoli, Founding Partner di Hoshin Corporate Finance- Eppure, i bilanci non raccontano tutto.

L’entità e la qualità dei crediti detenuti dalle imprese ci dice che il tessuto produttivo del Paese ha comunque grandi potenzialità. Per esprimerle occorrono strumenti finanziari alternativi che permettano di avere accesso alle linee di credito senza pesare sui bilanci, soprattutto in questo momento in cui si registra un aumento sensibile dei costi delle materie prime e dell’energia che impattano sulla continuità aziendale. Proprio come il factoring, strumento che sta iniziando a diffondersi non solo tra le grandi aziende ma anche tra le PMI italiane, sia virtuose sia in difficoltà. Grazie al factoring l’accento si sposta così dagli indicatori finanziari dell’azienda, positivi o negativi che siano, alla qualità dei crediti in essere nei confronti dei clienti.

Liquidità immediata, nessun peso sui bilanci, miglioramento del rating, costi spesso più bassi, possibilità di azzerare l’esposizione verso le banche: con questa soluzione gli imprenditori hanno un’arma in più per migliorare il proprio profilo finanziario ed essere più appetibili sul mercato”. (Red/ Dire) 05:00 24-03-22

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