Iran: continuano le proteste per Masha Amini

Sono passati ventiquattro giorni dalla morte di Masha Amini, la ragazza di soli 22 anni picchiata dalla polizia morale perché indossava l’hijab in modo scorretto. Una morte che ha spezzato l’Iran in due parti che da giorni combattano l’una contro l’altra, per i propri principi. Da un lato i manifestanti per Masha, dall’altra le forze dell’ordine che cercano di reprimere la rivoluzione. Una manifestazione che si è spostata in tutto il mondo; nelle grandi città sono scesi in piazza per protestare, indossando l’hijab e tagliandosi una ciocca di capelli, il segno distintivo di questa rivoluzione. Fin dall’inizio ci sono stati morti, feriti e vari arresti, ma nonostante ciò il popolo combatte contro la repressione. “Donna, vita, libertà“, sono queste le tre parole che i rivoluzionari gridano da giorni.

Non è la prima volta che le donne iraniane protestano. Tra il gennaio 1978 ed il febbraio 1979  vi fu la Rivoluzione Islamica, una rivolta che trasformò la monarchia in Iran in una Repubblica Islamica Scitta. Da allora la costituzione iraniana si ispirò alla Sharia, che oltre ad avere tante regole, imponeva l’hijab. Le donne potevano lavorare, ma solo indossando il velo, e avevano pochissimi diritti rispetto agli uomini.

L’8 Marzo del 1979, le donne iraniane scesero in piazza a protestare contro la legge della hijab; in tutte furono 100.000, molte di loro andarono senza il velo. La protesta fu fermata dai fedeli della legge della Sharia. Pure in quel periodo, come oggi, vari paesi del mondo, sostennero la protesta delle donne iraniane.

Con la morte di Masha Amini abbiamo visto che ancora oggi le donne islamiche in Iran non godono di nessun diritto, sia in ambito politico che sociale.

Inoltre, ogni straniero che si trova o si troverà in Iran dovrà rispettare le leggi imposte dalla Repubblica Islamica. Questo è ciò che ha detto Nasser Kanaani, il portavoce del Ministro degli Esteri di Teheran, durante una conferenza stampa. ‘‘L’Iran è un Paese sicuro. Chiediamo agli stranieri che lo visitano per turismo o per affari di rispettare le nostre leggi” . 

AO

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