Uganda. A Kampala arrivano esperti ONU per rispondere ad Ebola

(DIRE) Roma, 13 Ott. – Si è svolto a Kampala un incontro tra gli esponenti del governo ugandese ed esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), per fare il punto sull’epidemia di ebola proclamata nel Paese lo scorso 20 settembre. Il meeting ha avuto come obiettivo quello di lavorare al coordinamento congiunto di una task-force e misure per contenere la diffusione del virus. Ieri, il ministero della Sanità ha confermato 19 decessi e 600 casi di persone “attivamente monitorate” dalle strutture sanitarie in cinque distretti nel Paese. L’Oms in questi anni ha già fornito sostegno a quei paesi che hanno affrontato l’epidemia di febbre emorragica, come la Repubblica democratica del Congo, dove in anni recenti per la prima volta è stato impiegato un vaccino per frenare l’epidemia. In questo caso, secondo gli esperti, l’Uganda sta facendo i conti con il “ceppo sudanese” e pertanto, stando a quanto riferisce Bbc Africa, si sta valutando la possibilità di testare due vaccini su un piccolo gruppo di persone che sono entrate in contatto con persone malate.

“Auspico che lavorando insieme troveremo soluzioni pratiche per proteggere meglio le nostre comunità e ridurre la diffusione transfrontaliera del virus nello spirito delle ‘soluzioni africane per i problemi africani'”, ha detto la ministra della Salute ugandese, Jane Ruth Aceng. La questione potrebbe aprire un dibattito più ampio nel continente, che al momento fa i conti con ben nove minacce per la salute pubblica, tra cui varie epidemie. Il dato arriva dal Centro africano per il controllo delle malattie (Africa Cdc), che cita il vaiolo delle scimmie, il colera, le inondazioni, l’influenza, la febbre di lassa, il morbillo, la febbre gialla, l’epatite E e la febbre emorragica della Crimea-Congo. “L’Africa deve smettere di cercare assistenza internazionale, perché è da sola durante le pandemie” ha dichiarato il direttore ad interim dell’Africa Cdc, Ahmed Ogwell, anche lui presente al meeting di Kampala di ieri. “Questo- ha proseguito- non è il primo focolaio del ceppo sudanese del virus ebola né in Africa né in Uganda. Come Africa, dobbiamo agire diversamente, considerando il fatto che per la maggior parte del tempo siamo da soli. Una consapevolezza che però deve motivarci in modo che possiamo fare le cose soli ma non da soli”, ha aggiunto. (Alf/ Dire) 10:58 13-10-22

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