2023: Cosa accadrà nel Mondo?

Il 2023 appena iniziato non  consente di fare previsioni certe, ma alcuni eventi politici  internazionali già calendarizzati o dei quali non si conoscono gli esiti suscitano – e non poco – la nostra attenzione.

Forum economico globale 2023 a Davos

Tra il 16 e il 20 gennaio, il tradizionale appuntamento di Davos,  ospiterà molti tra i principali leader mondiali. L’evento svizzero vedrà presenti  esponenti di primo piano della politica e dell’economia internazionale affiancati da intellettuali e giornalisti selezionati, per discutere delle questioni più urgenti che il mondo si trova ad affrontare  anche in tema di salute e ambiente.

L’incoronazione di Carlo III 

È sabato 6 Maggio la data cerchiata su ogni calendario britannico, che vedrà l’attesissima incoronazione di Carlo e della Regina consorte Camilla. I piani dell’operazione denominata (“sfera d’oro”) restano in gran parte segreti, ma ci sarà la possibilità di seguire  in diretta i sei step che portano all’incoronazione: ricognizione, giuramento, unzione, investitura, intronizzazione e l’omaggio finale. Oltre alla scontata presenza di tutti i membri della Royal Family, del Premier Rishi Sunak e della sua squadra di ministri, c’è curiosità riguardo agli ospiti internazionali, soprattutto tra i capi di Stato, che faranno parte dei circa 2.000 invitati.
Il G7 di Hiroshima contro l’atomica
Gerd Altmann da Pixabay

Tra gli appuntamenti più attesi dell’anno in programma dal 19 al 21 Maggio ad Hiroshima  in programma il G7 , in una città  simbolo ancora segnata dalle conseguenze dell’attacco statunitense che nel 1945 causò circa 60.175 morti, saliti poi a circa 100.000 nei mesi immediatamente successivi a causa delle conseguenze radioattive. Non è quindi casuale che il sito scelto dal premier nipponico Fumio Kishida, per chiedere ufficialmente l’abbandono delle armi nucleari, sia proprio in prossimità del Parco memoriale per la Pace, incastonato tra le rovine del Genbaku Dome, uno dei pochi edifici sopravvissuti all’atomica. Il tema potrebbe rimanere prevalentemente simbolico e di difficile soluzione nell’immediato,  considerando che tre membri del G7 (Stati Uniti, Regno Unito e Francia) dispongono di un arsenale atomico e non sembrano intenzionati a rinunciarvi.

L’Egitto e la nuova Capitale

Lungo la strada che collega Il Cairo a Suez, si appresta a sorgere la nuova avveniristica capitale egiziana, coronando un progetto  predisposto nel 2015 e costato oltre 40 miliardi di dollari. Nata con lo scopo di alleggerire il traffico  insostenibile della sovrappopolata Cairo, la nuova capitale, ancora senza nome , dal momento dell’inaugurazione a maggio sarà pronta ad ospitare più di 6,5 milioni di persone, oltre a tutti gli edifici governativi e istituzionali del Paese e la torre più alta di sempre sul continente africano (circa 385 metri).
Le presidenziali turche
Ankara al voto il 18 Giugno 2023, o forse prima. Nonostante le rassicurazioni del Partito della giustizia e dello sviluppo (AK) dell’attuale presidente, in molti in Turchia sospettano che Erdoğan possa sorprendere le opposizioni e indire elezioni generali anticipate, per sfruttare il suo vantaggio nella campagna elettorale e mettere a tacere i dubbi sulla legittimità della sua candidatura.

La Spagna verso il voto

Il 2023 sarà anno elettorale per la Spagna, chiamata due volte alle urne per decidere il futuro della quarta economia dell’Unione europea. Le elezioni amministrative e regionali del 28 maggio faranno da preludio alle generali che si terranno invece in autunno, dove verrà eletto il nuovo Parlamento e stabilita la direzione del prossimo governo. Per l’attuale governo di centro-sinistra presidiato dal socialista Pedro Sanchez (Psoe), la conferma sarà molto difficile, e già da mesi i sondaggi danno in netto vantaggio le coalizioni di destra del Partito Popolare (Pp).

Anche l’ Argentina alle urne

di Pexels da Pixabay

Tra le poche democrazie ad avere ancora il voto obbligatorio, 45 milioni di argentini saranno chiamati alle urne ad ottobre per decidere il nuovo Presidente, ridisegnare il Congresso Nazionale ed eleggere nuovi governatori per gran parte delle province. Lo scenario politico argentino è al momento dominato da tre principali coalizioni: il “Frente de Todos” al centro-sinistra (di cui fa parte il leader uscente Alberto Fernández), “Juntos por el Cambio” al centro-destra e i populisti di “La Libertad Avanza”.  Ancora presto fare previsioni sui possibili favoriti o  su quali siano gli scenari più probabili, ma non ci sono dubbi che il tema centrale del dibattitto elettorale sarà lo storico livello d’inflazione.

Ucraina: cosa succederà

In moltissimi si chiedono se il 2023 segnerà la fine del conflitto russo-ucraino. La domanda è  soggetta a innumerevoli variabili, ma dalle parole dei leader, Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin, la pace non sembra un tema all’orizzonte. In una delle ultime apparizioni prima del nuovo anno, il presidente ucraino si è detto pronto a continuare sulla strada della resistenza all’ invasore.
ll futuro dell’ Iran dopo le proteste
Il 2023 sarà forse l’anno della verità anche per il futuro della Repubblica Islamica dell’Iran, il cui governo è chiamato ad affrontare una crisi interna per molti aspetti senza precedenti. Tutto è iniziato il 16 settembre, quando la morte della ventiduenne Masha Amini ha scatenato un travolgente moto di proteste su scala nazionale e non solo. L’incidente  si è sommato alla diffusa insoddisfazione verso altri problemi che attanagliano il Paese come economia stagnante, diseguaglianze diffuse e corruzione. Ma il governo non ha aperto la porta ad alcun tipo di compromesso con le piazze, rispondendo alle grida di “Donne, vita, libertà” con repressioni sempre più violente.
I fatti iraniani continuano a suscitare indignazione nella comunità internazionale, ed è prevedibile che una repressione prolungata porterà ad ulteriori sanzioni verso l’Iran a partire dall’Unione europea e dagli Stati Uniti. Nel frattempo, la protesta è riuscita a fermare ogni speranza di ripristino degli accordi sul nucleare del 2015, rafforzando così le ripetute accuse di Teheran verso Usa e Israele, che sarebbero, secondo gli ayatollah, i veri architetti delle proteste in corso.

L’ esito dello scontro Kosovo-Serbia 

Da Luglio  i rapporti tra Pristina e Belgrado sono più tesi che mai. Secondo il presidente serbo Aleksandar Vucic, il Kosovo starebbe preparando un attacco volto ad eliminare la minoranza serba dal Paese, ed ha da poco ordinato lo stato di massima allerta per le forze armate, spostando le truppe vicino al confine.
Per il premier kosovaro Albin Kurti, la Serbia starebbe solo aspettando il momento e il pretesto giusto per creare un incidente che giustifichi un intervento armato. La speranza di Pristina è che il supporto da parte di Putin a favore della Serbia spinga a sua volta Unione europea e Nato a scendere attivamente in campo in difesa del Kosovo.
E mentre la speranza di una normalizzazione delle relazioni continua ad affievolirsi (e quindi anche la possibilità che i due Paesi entrino nell’UE), l’Europa si trova a dover fare i conti con un conflitto che potrebbe scoppiare da un momento all’altro e che coinvolgerebbe sistemi di alleanze molto allargati: l’indipendenza dichiarata dal Kosovo nel 2008 fu sostenuta dagli Stati Uniti e dalla maggioranza dei Paesi Onu, ma non da tutti nell’UE, e nemmeno da Russia e Cina.
Miriam Sgrò

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