Siria. Russia e Turchia: “Bene colloqui”, ma ong accusa Mosca

(DIRE) Roma, 5 Gen. – Nel colloquio telefonico odierno, i presidenti Vladimir Putin e Racep Tayyip Erdogan hanno toccato anche il tema della guerra in Siria, che prosegue dal 2011 e dove entrambi i paesi sono impegnati con i propri eserciti. Da parte dei due presidenti è stato “valutato positivamente l’incontro a Mosca dei ministri della Difesa di Russia, Turchia e Siria” di mercoledì 28 dicembre, auspicando che “lo sviluppo di contatti in questa forma contribuisca a migliorare la situazione nella Repubblica Araba”. Su entrambi i Paesi sono state mosse accuse di bombardamenti diretti sulla popolazione civile e le infrastrutture. Proprio dopo la ministeriale mediata da Mosca, volta anche a ricucire i rapporti tra Ankara e Damasco, il governo turco avrebbe “accettato di ritirare tutte le proprie truppe dai territori occupati nella Siria settentrionale”, come riferiva la stampa araba rilanciando la testata filogovernativa siriana Al-Watan, che a sua volta cita “fonti di Damasco”.

Dopo alcuni giorni, da Ankara avrebbero inviato la smentita. La Turchia è intervenuta nel conflitto siriano nel 2019 per eliminare i gruppi armati curdi. La Russia invece è intervenuta quasi subito dopo l’inizio della guerra civile per sostenere il governo del presidente Bashar Al-Assad. La guerra civile, preceduta da mesi di partecipate mobilitazioni popolari per chiedere riforme democratiche e le dimissioni della famiglia Assad, al potere dal 1970, si è poi evoluta in guerra generalizzata, con la presenza di eserciti stranieri, milizie estremiste e gruppi armati di autodifesa. Un’instabilità che si protrae tutt’ora e che, secondo l’Unicef, determina “una delle crisi umanitarie più complesse al mondo”.

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