Giovani. Oltre 20mila gli italiani tra i lavoratori domestici

La maggior parte si trova al Sud

(DIRE) Napoli, 6 Gen. – In Italia la disoccupazione giovanile è tra le più alte a livello europeo ed, in particolare, in alcune aree del Paese raggiunge livelli preoccupanti. Se a livello nazionale il tasso di disoccupazione è pari a 29,7%, in Sicilia il valore arriva al 48,8% ed in Calabria arriva al 47%. In queste aree anche il lavoro domestico diventa un’importante opportunità di lavoro per i giovani. Il IV Rapporto annuale sul lavoro domestico, curato dall’Osservatorio Domina, evidenzia la crescita dei giovani (under 30) nel settore del lavoro domestico.

Si tratta, secondo i dati aggiornati al 2021, di oltre 68 mila lavoratori domestici (regolari), pari al 7,1% del totale. La serie storica evidenzia come il dato sia tornato a crescere dal 2020, dopo anni in cui si registrava una continua diminuzione del peso dei giovani. Questi dati complessivi nascondono due tendenze opposte, che vengono messe in evidenza considerando separatamente i lavoratori italiani da quelli stranieri. Le serie storiche esprimono chiaramente le tendenze in corso negli ultimi dieci anni: nel 2012 i lavoratori domestici italiani “giovani” erano 14mila, negli ultimi dieci anni il numero è cresciuto progressivamente in maniera quasi lineare, arrivando ad oltre 20 mila nel 2021 (+41%). La crescita dei giovani italiani nel mercato del lavoro domestico è inequivocabile e probabilmente rappresenta un nuovo modo per entrare nel mercato del lavoro.

I lavoratori stranieri, invece, hanno registrato dal 2012 al 2019 un trend opposto, di calo costante, invertito solo negli ultimi due anni a seguito delle procedure di emersione attuate per fronteggiare la pandemia. Complessivamente, il numero di lavoratori stranieri è diminuito del 64% nel periodo 2012-2021. Il calo degli stranieri e il contemporaneo aumento degli italiani hanno avuto come conseguenza diretta l’aumento, in percentuale, della componente autoctona, passata dal 9,9% al 29,9% del totale. Vediamo ora, dunque, le principali caratteristiche dei lavoratori domestici con nazionalità italiana. Si tratta di 20.467 giovani lavoratori domestici che nel 2021 avevano meno di 30 anni.

Per quanto riguarda la composizione per genere e per tipologia di rapporto, le donne rappresentano l’83% del totale. Il 55,6% dei domestici italiani è inquadrato come colf, mentre il 44,4% come badante. Mediamente guadagnano 3.600 euro, importo medio che deriva sia dall’orario ridotto (il 56% lavora meno di 19 ore a settimana) sia dalla durata dei contratti per un lavoratore su due non supera i 6 mesi. Solo il 6% supera i 10mila euro di retribuzione annua, del resto solo il 9% lavora almeno 35 ore a settimana. La maggior parte di questi lavoratori si trova nel Sud 46%, dove la disoccupazione giovanile è un fenomeno più radicato.

A livello regionale, il maggior numero di lavoratori domestici di nazionalità italiana si concentra in Sardegna (3,5 mila), addirittura più che in Lombardia (2,4 mila) e Lazio (2 mila). Pur essendo una regione molto meno popolosa rispetto alle altre due, questo dato non deve sorprendere, dal momento in cui, in Sardegna, ben l’81,9% dei lavoratori domestici ha cittadinanza italiana. Se poi andiamo a vedere come cambia l’incidenza di questi lavoratori sul totale lavoratori domestici italiani, vediamo che nelle aree del Sud arriva all’8,5% contro il 6% delle regioni del Nord ed il 6,8% del Centro (media nazionale 7,1%). Le regioni che registrano un primato sono la Calabria (10,8%), la Sardegna (8,9%) e la Sicilia (8,7). Di contro, il fenomeno è molto basso in Veneto (5,1%), Friuli Venezia Giulia (5,5%) ed Emilia Romagna (5,6%).

Situazione diversa per quel che riguarda i giovani lavoratori stranieri, che sono oltre 48 mila nel 2021. Nella maggior parte dei casi si tratta di colf (70%) e l’analisi di genere mette in evidenza la forte presenza maschile (49%). Elementi che evidenziano come i dati siano influenzati dalla recente regolarizzazione, in molti casi il lavoro domestico è la porta d’ingresso per il lavoro regolare, ma una volta acquisiti i documenti i migranti cambiano settore economico.

Rispetto agli italiani guadagnano di più (5.500 €), infatti il 46% lavora dalle 25 alle 29 settimane ed il 64% ha dichiarato nel 2021 almeno 6 medi di lavoro. Diversamente dagli italiani si trovano al Nord (61%), dato in linea con la maggiore presenza straniera nelle regioni del Nord d’Italia. Mentre le regioni con la maggiore incidenza sono Campania (9,4%), Calabria (9,1%) e Lombardia (8,8%). (Com/Elm/Dire) 01:34 06-01-23

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