Le Foibe: il giorno del ricordo

“Nel giorno delle Foibe, come in quello dei massacri, giudicare non serve. Il grido era forte e disperato, ma chi agiva con violenza  non aveva cuore per  vedere gli occhi dell’ uomo che muore. Però  anche di indifferenza si muore.
Piangere non serve. Il passato non può essere restituito. E nemmeno il tempo. E gli anni, la speranza, la vita. Bisogna capire, e chiedere, e chiedersi se l’umanità non abbia sbagliato qualcosa. E forse il primo passo, quello più importante, è proprio  non dimenticare.  Può essere un modo per  chiedere scusa. A Maria, Marta, Anna, Giuseppe, Matteo, Giovanni, agli italiani tutti vittime delle Foibe per presentificare con il ricordo l’ assenza . Per troppo tempo assenza di parole e di coscienza”.
Una storia tragica 
Le foibe sono  cavità naturali, profonde anche centinaia di metri, che si trovano nella regione del Carso, a cavallo tra il Friuli Venezia Giulia, la Slovenia e la Croazia. Lì, a partire dal crollo del regime fascista nel 1943, furono compiuti massacri contro la popolazione italiana a opera dei comunisti iugoslavi  capeggiati dal maresciallo Tito, il rivoluzionario filo sovietico che, dalla fine della seconda guerra mondiale fino al 1980,  diventò dittatore della Iugoslavia.
Da quei partigiani, tutti gli italiani  fascisti o contrari al regime comunista, tutti gli italiani non comunisti che vivevano in Istria e in Dalmazia furono trattati come “nemici del popolo”, torturati e poi gettati nelle fosse naturali con  procedure  terrificanti.
I fatti
Dalla fine della Prima Guerra mondiale fino all’armistizio della Seconda Guerra mondiale, gli italiani amministrarono duramente quelle regioni che comprendono   le  attuali Slovenia e Croazia, tentando di italianizzare la popolazione slava con ogni mezzo. Nel 1945, precisamente Il 1° maggio 1945, dopo la fine della seconda guerra  mondiale, Tito prese il potere in Iugoslavia e l’esercito occupò la città di Trieste per riprendersi i territori che, dopo la sconfitta dell’Impero austro-ungarico, avvenuta alla fine della Prima Guerra mondiale, furono sottratti alla Iugoslavia.
In appena due mesi gli italiani che vivevano in Istria, in Dalmazia e nella città di Fiume furono costretti ad abbandonare tutto  ciò  che avevano e a fuggire in Italia. Chi non lo fece in fretta venne ucciso dall’esercito di Tito o gettato brutalmente nelle fosse delle foibe o deportato nei campi di concentramento. Si stima che, alla fine, gli esuli italiani furono almeno 250mila.  Il massacro delle foibe iniziò a cessare solo a partire dal 10 Febbraio 1947, quando la Jugoslavia riottenne le province di Fiume, Zara, Pola e di altri territori grazie al trattato di Parigi. L’Italia riuscì ad assumere pienamente il controllo di Trieste solo nell’ottobre 1954, vedendosi obbligata a lasciare Istria nelle mani della Iugoslavia.
Giorno del ricordo
Secondo le recenti stime, le vittime dell’eccidio delle Foibe sono tra le cinquemila e le diecimila: un dato  molto vago, frutto del silenzio che per circa un cinquantennio avvolse il ricordo di tale massacro. Ad essere uccisi non furono solo fascisti e avversari politici, ma anche e soprattutto civili, donne, bambini, persone anziane e tutti coloro che decisero di opporsi alla violenza dei partigiani titini.  Nelle zone colpite, quelle del Venezia-Giulia e di Istria, ad oggi sono state trovate  circa 1700 foibe. Il 10 febbraio del 2005 il Parlamento italiano ha deciso di istituire la giornata delle vittime delle foibe, denominandola “Giorno del Ricordo”.
Miriam Sgrò

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